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Tumore al seno, servono studi clinici per le pazienti over 70

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C’è un numero che non torna, una percentuale che non combacia. Riguarda le donne over 70 con un tumore al seno: nel “mondo reale” sono molte di più di quelle rappresentate negli studi clinici. Una discrepanza che continua a rendere difficili i progressi per queste pazienti, come sottolinea Etienne Brain, Professore di Oncologia medica all’Institut Curie di Saint-Cloud, in Francia. Che proprio per il suo lavoro in questo campo sarà premiato quest’anno al congresso dell’Asco (che si apre domani, 3 giugno, a Chicago) con il B.J. Kennedy Geriatric Oncology Award, il riconoscimento dedicato ai ricercatori che nella loro carriera hanno contribuito in modo significativo al miglioramento della cura dei pazienti anziani. 

Solo una paziente su 10 negli studi clinici è anziana

All’Institut Curie, uno dei più grandi centri in Europa specializzato nel trattamento e nella ricerca sul tumore al seno, le pazienti con più di 70 anni sono il 30% dei circa 3.500 nuovi casi l’anno. “In generale, però – spiega Brain sull’Asco Daily News – nel migliore dei casi solo il 10-15% delle pazienti arruolate negli studi clinici è over 70”. Dal punto di vista clinico, la sua ricerca si è concentrata – e si concentra – nell’aggiustamento del dosaggio dei protocolli e nel migliorare sempre più il trattamento adiuvante per i tumori mammari in fase iniziale, sulla delle comorbidità delle pazienti anziane. Aumentare la consapevolezza della sottorappresentazione nella ricerca, però è sempre stato uno dei principali interessi di Brain. “Sebbene la situazione non sia cambiata molto in questi due decenni – dice – c’è molta più consapevolezza del fatto che la popolazione anziana malata di cancro sta crescendo. E si guarda sempre più a come aiutarla. Non ci sono ancora risultati concreti e si dovranno fare molti progressi prima di poterci dire soddisfatti”.

Il problema del sovrattatamento

Con questo obiettivo in mente, Brain sta cercando di migliorare il coinvolgimento di gruppi di pazienti nei processi che guidano l’arruolamento negli studi clinici. Il punto è evitare sia sotto-trattamenti sia sovra-trattamenti. Molte delle decisioni che vengono prese per le pazienti anziane, infatti, si basano su estrapolazioni dei dati da studi su donne molto più giovani, con il rischio di effettuare trattamenti inappropriati. “C’è un dibattito sul sovratrattamento e sul sottotrattamento negli anziani. Sicuramente si verificano entrambi, ma penso che il sovratrattamento sia più frequente, perché il mondo dell’oncologia è molto determinato ad accelerare il processo di implementazione delle innovazioni. I pazienti più anziani richiedono aggiustamenti costanti e considerazioni specifiche. Hanno bisogno di rallentare il ritmo e di più tempo per comprendere e prendere la decisione giusta”. Inoltre, è difficile valutare obiettivamente la fragilità dei pazienti anziani, perché non esistono criteri diagnostici chiari. Eppure è fondamentale, perché può avere un impatto significativo sull’esito del trattamento. “Dobbiamo imparare ad essere più cauti”, continua Brain: “È del tutto inadeguato continuare a sviluppare le strategie per i pazienti più anziani nello stesso modo con cui si sviluppano per i più giovani”.

Dallo studio Aster 70s alle raccomandazioni per i giovani medici

Tra pochi giorni Brain presenterà la sua lecture di premiazione, in cui riporterà i dati di uno dei più grandi studi clinici condotti su donne con carcinoma mammario di età superiore ai 70 anni con tumore al seno positivo agli estrogeni dopo l’intervento, ASTER 70s. Sulla base di informazioni genomiche, alle pazienti è stata somministrata ormonoterapia e chemioterapia oppure ormonoterapia da sola. 

Non potrà mancare il messaggio rivolto ai giovani oncologi: di continuare a formarsi nell’oncologia geriatrica. Proprio per questo è stato istituito un corso avanzato SIOG a Treviso, organizzato dalla Società Internazionale di Oncologia Geriatrica e dall’Università Cattolica del Sacro Cuore. Dal 2014, l’incontro si tiene ogni anno e offre un’opportunità unica per geriatri e oncologi di tutto il mondo di riunirsi, imparare gli uni dagli altri e creare collaborazioni. “Il premio ASCO significa molto per me”, ha detto Brain: “È un grande onore e sono felice di entrare a far parte di un gruppo di persone che hanno contato nel mondo dell’oncologia geriatrica, che mi hanno fatto da mentore e che hanno ispirato il mio impegno. Questo è un riconoscimento meraviglioso anche per la mia famiglia, per il tempo che ho speso nella ricerca”.



www.repubblica.it 2022-06-02 14:22:02

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