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Melanoma precoce: l’immunoterapia riduce il rischio di metastasi

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Nei pazienti operati per un melanoma in stadio precoce, l’immunoterapia dopo la chemioterapia può ridurre il rischio di metastasi del 36%. Il dato emerge dallo studio KEYNOTE-716, che ha indagato i benefici di pembrolizumab come terapia adiuvante (cioè per la prevenzione delle recidive) per un anno.

 

I nuovi dati

La nuova analisi, presentata al congresso della Società americana di oncologia clinica (Asco) riguarda pazienti con melanoma resecato in stadio IIB e IIC: a un follow-up (mediano) di 27,4 mesi, pembrolizumab ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo e clinicamente rilevante nella sopravvivenza libera da metastasi a distanza rispetto al placebo. Confermata, inoltre, la riduzione generale del rischio di recidiva: l’81,2% dei pazienti è risultato libero da recidive a due anni dal trattamento, rispetto al 72,8% nel gruppo di controllo. La qualità di vita è risultata simile nei due bracci dello studio.

Come cambia la cura

Il melanoma è il più aggressivo tumore della pelle. Il melanoma metastatico (IV stadio) è stata la prima neoplasia in cui si è dimostrata l’importanza dell’immunoterapia. Negli ultimi anni si è dimostrato che l’immunoterapia può essere efficace anche come terapia adiuvante nel melanoma localmente avanzato ad alto rischio di ricaduta (stadio III completamente resecato). Come già mostrato in precedenza, lo studio KEYNOTE-716 indica che l’immunoterapia è efficace anche prima, negli stadi più precoci. “I pazienti con melanoma in stadio IIB e IIC presentano una sopravvivenza simile a quella che si osserva nei pazienti in stadio IIIB, ma a differenza di questi ultimi, non hanno opzioni di trattamento sistemiche disponibili e l’unica possibilità finora è stata rappresentata dall’osservazione”, spiega Paolo Ascierto, Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del ‘Pascale’ di Napoli. I tassi di recidiva del melanoma resecato nei pazienti con malattia allo stadio IIB e IIC, infatti, sono stimati intorno al 32-46% e del 39-74% nei pazienti in stadio III. I tassi di sopravvivenza a 5 anni (secondo il sistema American Joint Committee on Cancer – ottava edizione) sono stimati dell’87% nello stadio IIB, dell’82% nello stadio IIC, del 93% nello stadio IIIA, dell’83% nello stadio IIIB, del 69% nello stadio IIIC e 3del 2% nello stadio IIID.

Pembrolizumab per gli stadi precoci

“Con lo studio KEYNOTE-716 – continua Ascierto – si è raggiunto un importante traguardo perché è stato dimostrato che l’immunoterapia adiuvante con pembrolizumab per un anno è in grado di migliorare anche la sopravvivenza libera da metastasi a distanza, parametro surrogato della sopravvivenza globale”. L’obiettivo delle terapie negli stadi così precoci è infatti quello di aumentare i tassi di guarigione. Per il melanoma precoce, pembrolizumab è attualmente approvato negli Usa per pazienti (di età pari o superiore ai 12 anni) con melanoma in stadio IIB, IIC e III completamente resecato. Per quanto riguarda l’Europa, proprio lo scorso maggio il CHMP (Committee for Medicinal Products for Human Use) dell’Agenzia Europea del Farmaco ha emesso un parere positivo per l’immissione in commercio, basandosi sui risultati dello studio KEYNOTE-716. I dati saranno ora condivisi con altre autorità sanitarie a livello globale.

“Questi nuovi dati sono incoraggianti per la comunità del melanoma e si aggiungono ai risultati positivi di altri studi su pembrolizumab in stadi precoci di malattia”, conclude Scot Ebbinghaus, Vice President, global clinical development, Merck Research Laboratories: “nel carcinoma polmonare non a piccole cellule nello stadio IB e IIIA, nel melanoma in stadio III, nel carcinoma a cellule renali, nel carcinoma mammario triplo negativo e nel carcinoma della vescica non muscolo invasivo ad alto rischio”.



www.repubblica.it 2022-06-07 14:02:22

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