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Vaiolo delle scimmie, gli esperti: “No alla vaccinazione di massa”

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Mentre nel mondo si registrano più di mille casi di vaiolo delle scimmie nei paesi dove la malattia non era endemica, gli esperti sono scettici sull’opportunità di procedere con politiche di vaccinazione su più ampia scala.

“Le infezioni registrate riguardano principalmente, ma non solo, uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini. Alcuni paesi stanno iniziando a segnalare casi di apparente trasmissione comunitaria, compresi alcuni nelle donne”. A fare il punto è il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Il Dg dell’Oms ha ribadito che “l’improvvisa e inaspettata comparsa del Monkeypox in diversi Paesi dove l’infezione non è endemica suggerisce che la trasmissione potrebbe essere andata avanti per qualche tempo senza essere rilevata. Ma non sappiamo per quanto tempo” la circolazione del virus possa essere rimasta inosservata.

L’Oms: “Vaccinazione di massa sconsigliata”

“L’Organizzazione mondiale della sanità sconsiglia la vaccinazione di massa contro il vaiolo delle scimmie”, ha ribadito il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus. Laddove disponibili, ha spiegato, i pochi vaccini vengono utilizzati per proteggere chi potrebbe essere esposto all’infezione, come gli operatori sanitari e il personale di laboratorio.

“La vaccinazione post-esposizione” al Monkeypox virus, “da somministrare idealmente entro i 4 giorni successivi – ha ricordato il Dg – può essere presa in considerazione da alcuni Paesi per i contatti stretti a più alto rischio, come partner sessuali, familiari e operatori sanitari”.

Per supportare gli Stati che registrano focolai nel contenimento della trasmissione virale, “l’Oms ha pubblicato linee guida sulla sorveglianza e il tracciamento dei contatti, e sui test di laboratorio per la diagnosi. E nei prossimi giorni – preannuncia Tedros – pubblicheremo anche linee guida sull’assistenza clinica, la prevenzione e controllo delle infezioni, e la vaccinazione”.

Contro il vaiolo delle scimmie “esistono antivirali e vaccini approvati, ma questi prodotti sono disponibili in quantità limitate”, ha precisato il Dg. Anche per questo “l’Oms sta mettendo a punto un meccanismo di coordinamento per la distribuzione delle forniture in base alle esigenze di salute pubblica e secondo criteri di equità”.

Le linee guida del Cdc Usa

Negli Stati Uniti i Centers for Disease Control hanno rilasciato delle indicazioni in cui si suggerisce la vaccinazione solo per gli operatori sanitari o il personale di laboratorio a stretto contatto col virus o con persone infette. Sulla stessa linea anche Canada e Regno Unito.

In Italia: cosa dice l’Istituto Superiore di Sanità

Nell’attuale contesto epidemiologico, si legge sul sito dell’Iss nella sezione dedicata al Monkeypox, “non è raccomandata la vaccinazione per la popolazione generale. La vaccinazione post-esposizione (idealmente entro quattro giorni dall’esposizione) può essere presa in considerazione per contatti a rischio più elevato come gli operatori sanitari, compreso il personale di laboratorio, previa attenta valutazione dei rischi e dei benefici”.

In Germania

La Commissione permanente tedesca sulle vaccinazioni (Stiko) dell’Istituto Robert Koch, l’agenzia governativa per il controllo delle malattie, ha raccomandato le vaccinazioni per i soggetti appartenenti a gruppi a rischio o adulti in contatto con persone infette e persone ad accresciuto rischio di infezione. Il parere della Commissione deve ora essere sottoposto a una procedura di feedback con i 16 stati federali tedeschi e con esperti della sanità prima di poter diventare definitiva.



www.repubblica.it 2022-06-09 13:58:36

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