Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Cani ed esseri umani, nella genetica la spiegazione dell’amicizia

30

- Advertisement -


Chi li ha, giura che siano più affettuosi dei figli (almeno di quelli adolescenti), e più comunicativi dei coniugi (di molti coniugi, a prescindere dall’età). Chi invece i cani non li ha, ritiene che la relazione tra specie canina e umana sia un po’ troppo enfatizzata, come dire … E poi suvvia, dipenderà anche dal singolo cane e dal singolo umano questo rapporto così tanto decantato, no?

No. Il cane è il nostro miglior amico grazie alla genetica. Per l’esattezza, grazie a due mutazioni a carico di MC2R, il gene del recettore della melanocortina 2 coinvolto nella sintesi del cortisolo, il principale ormone glucocorticoide anche noto come ormone dello stress.

Noi e loro

Un gruppo di ricercatori guidati Miho Nagasawa, in forza al dipartimento di scienze veterinarie dell’università di Azabu, in Giappone, hanno realizzato uno studio – i risultati sono su Scientific Reports dal titolo: “Identifcation of genes associated with human?canine communication in canine evolution – sulle interazioni sociali e cognitive di 624 cani domestici sottoponendo gli animali a due prove.

Nel corso della prima, il cane doveva decidere sotto quale ciotola, avendone avanti due, avrebbe trovato del cibo sulla base di segnali (gesti, sguardi, picchiettii…) rilasciati da uno sperimentatore. Il senso del test era in sostanza valutare il livello di comprensione canina della comunicazione umana.

La seconda prova consisteva in un test di problem solving: l’animale doveva tentare di aprire un contenitore per accedere al cibo mentre gli sperimentatori misuravano quante volte e per quanto tempo l’animale rivolgeva lo sguardo verso il suo proprietario. Valutare frequenza e durata degli sguardi che il cane indirizza a un umano è un modo per misurare l’attaccamento sociale dell’animale al suo padrone: un po’ un indicatore, possiamo dire, del legame tra l’animale e noi.

Cani antichi e moderni

I cani sono stati separati in due gruppi: il gruppo ancient, cioè quello delle razze geneticamente più vicine ai lupi come la Akita e la Siberian Husky, e il gruppo general, delle razze geneticamente più distanti dai lupi. Nel corso del test del cibo sotto la ciotola non è emersa nessuna significativa differenza tra cani antichi e cani per così dire più moderni. Nel test di problem solving invece sì: i cani delle rezze ancient, mentre cercavano di aprire il contenitore con il cibo avevano guardato gli uomini meno spesso degli altri, il che starebbe a indicare che gli animali geneticamente più prossimi ai lupi sono meno attaccati agli umani, e ovviamente il contrario: che più recenti sono le razze, più c’è comunicazione interspecifica.

Studi precedenti avevano già dimostrato che anche i cani randagi, quindi orfani di famiglie, ma appartenenti a razze general interagiscono e comunicano con gli umani, una osservazione a favore dell’ipotesi genetica del buon rapporto tra uomini e cani. 

Stress e addomesticamento

Per cercare eventuali differenze tra il DNA degli ancient e il DNA dei general, gli autori hanno messo sotto la lente diversi geni tra quelli che controllano la sintesi di molecole che influenzano il comportamento sociale: il gene del recettore della melanocortina-2 (MC2R), che è coinvolto nella produzione del cortisolo come dicevamo, il gene dell’ossitocina (OT), quello del recettore dell’ossitocina (OTR) e il  WBSCR17, un gene coinvolto nella sindrome di Williams-Beuren. Ebbene, così facendo hanno visto che due variazioni (polimorfismi genetici) a carico di MC2R erano associati sia alla corretta interpretazione della gestualità umana nel test della ciotola, sia alla maggiore frequenza degli sguardi canini diretti agli umani nel corso del test di problem solving.

Un risultato che suggerisce che MC2R in effetti potrebbe aver giocato un ruolo nel lungo processo dell’addomesticamento dei cani, forse favorendo livelli più bassi di stress in presenza degli esseri umani.

“Il cane (Canis familiaris) è stato il primo animale domestico e oggi esistono centinaia di razze canine – hanno scritto i ricercatori-. Nel corso dell’addomesticamento, i cani hanno sperimentato una forte selezione sulla base del temperamento, del comportamento e della capacità cognitiva, ma la base genetica di queste capacità non è ben compresa. Ci siamo concentrati sulle razze canine antiche per studiare le differenze nelle capacità cognitive sociali legate alla razza. In un compito di problem solving, le razze antiche hanno mostrato di avere una minore tendenza a guardare gli esseri umani rispetto ad altre razze europee. Nell’attività in cui era richiesta una scelta a due vie di un oggetto, non hanno invece mostrato differenze nel tasso di risposta corretto o nella capacità di interpretare i gesti comunicativi umani. Abbiamo esaminato i polimorfismi genici nell’ossitocina, nel recettore dell’ossitocina, nel recettore della melanocortina 2 e un gene correlato alla sindrome di Williams-Beuren (WBSCR17), in quanto – hanno aggiunto – geni candidati del processo di addomesticamento. I polimorfismi (…) sul recettore della melanocortina 2 sono risultati correlati a entrambe le prove (…). Il che indica  – sottolineano infine – che le funzioni dei glucocorticoidi sono coinvolte nelle capacità cognitive acquisite durante l’addomesticamento del cane”.



www.repubblica.it 2022-06-10 08:50:02

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More