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Leucemia mieloide acuta, la terapia target triplica la sopravvivenza globale

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La medicina di precisione entra sempre più nella cura della leucemia mieloide acuta. Per i pazienti con mutazione IDH1, la terapia target (o di precisione) con ivosidenib in combinazione con azacitidina ha dimostrato di migliorare in modo significativo la sopravvivenza libera da eventi e la sopravvivenza globale. E su questi dati, provenienti dallo studio clinico di fase 3 Agile, l’ente regolatorio statunitense Fda ha approvato la terapia in prima linea per i pazienti con nuova diagnosi over 75 o con comorbidità che precludono l’uso della chemioterapia intensiva.

 

Leucemia mieloide acuta

La leucemia mieloide acuta è un tumore del sangue e del midollo osseo difficile da trattare e rappresenta il tipo di leucemia più comune negli adulti (l’età media è di 68 anni), con circa 43 mila casi in Europa ogni anno. La stragrande maggioranza dei pazienti non risponde alla chemioterapia e presenta recidive della malattia, tanto che il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 29,5%. Insomma, le persone con una leucemia mieloide acuta, in particolare i pazienti di nuova diagnosi che non possono ricevere la chemioterapia intensiva, finora hanno avuto poche opzioni di trattamento. Per questo motivo il successo di terapie sperimentali e la loro successiva approvazione rappresentano davvero una speranza per i pazienti. “La leucemia mieloide acuta può progredire rapidamente e ha spesso una prognosi sfavorevole, soprattutto nei pazienti anziani”, dice Adriano Venditti, responsabile del Working Party Leucemie Acute del Gimema – Gruppo Italiano Malattie EMatologiche dell’Adulto. “Questo genera preoccupazione non solo nel paziente ma anche nel contesto familiare, con un grande impatto sulla qualità della vita. L’approvazione da parte di FDA di ivosidenib in combinazione con azacitidina rappresenta quindi una buona notizia per i pazienti affetti da leucemia mieloide acuta con mutazione di IDH1, che presto potranno beneficiare di un nuovo trattamento in grado di prolungare la sopravvivenza libera da eventi e quella globale. Da sottolineare che questa nuova terapia rappresenta un’opportunità per pazienti non candidabili alla chemioterapia intensiva a causa dell’età o per la presenza di comorbidità”.

 

La nuova terapia a bersaglio molecolare

Ivosidenib è una terapia target, una molecola che agisce contro un preciso bersaglio molecolare, che corrisponde all’enzima IDH1 mutato. Approvato in tempi recenti come prima e unica terapia mirata per i pazienti affetti da colangiocarcinoma con mutazione di IDH1 già trattato in precedenza, ivosidenib si sta dimostrando promettente anche nel trattamento di altri tumori. Tra questi c’è anche la leucemia mieloide acuta: nel 6-10% dei casi, l’enzima IDH1 mutato blocca la normale differenziazione delle cellule staminali del sangue, contribuendo alla genesi della malattia.

 

Lo studio Agile

Nello studio Agile la combinazione ivosidenib e azacitidina ha dimostrato un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da eventi e della sopravvivenza globale. In particolare la sopravvivenza globale mediana con la terapia target in prima linea si è triplicata rispetto alla somministrazione di placebo e azacitidina (24 mesi contro 7,9 mesi). Durante la sperimentazione, la combinazione ha dimostrato un profilo di sicurezza coerente con quanto era già emerso in precedenza. Tra le reazioni avverse più comuni (>10%) si annoverano nausea, vomito, artralgia, alterazioni dell’elettrocardiogramma, dispnea, insonnia, emicrania. Le anomalie di laboratorio osservate (>10%) sono relative a variazioni nei valori di leucociti, piastrine, linfociti, neutrofili, glucosio, fosfato, aspartato aminotransferasi, magnesio, fosfatasi alcalina e potassio.

 



www.repubblica.it 2022-06-10 15:59:24

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