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Medicina digitale, un piano operativo per le cure del futuro

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Medicina digitale, telemedicina, internet che soccorrono chi ha una patologia cronica e necessita di controlli continui, che oggi vengono fatti in ambulatorio (allungando anche le liste d’attesa). La pandemia ci ha insegnato che la rete può essere uno strumento prezioso per non lasciare indietro i malati, soprattutto quelli con malattie croniche, come il diabete per esempio. O quelli che vivono lontani dai centri specialistici.

Predisponendo per esempio percorsi digitali di cura in cui il farmaco sarà solo uno dei protagonisti e il medico potrà connettersi con i malati, promuovere stili di vita salutari, erogare servizi sanitari e clinici, dalla scelta della cura al monitoraggio, fino alla presa in carico successiva. Un cambio di paradigma, reso più veloce dal Covid.  E lo confermano gli ultimi dati macroeconomici mondiali, che prevedono una crescita della digital medicine, dal 2020 al 2025, dell’11,4%, raggiungendo i 3726,6 milioni di dollari entro il 2025, rispetto ai 2420,2 milioni di dollari nel 2019.

Una nuova era della Medicina

Le Istituzioni sanitarie di tutto il mondo stanno lavorando alla programmazione di questa ‘nuova era’ della medicina, ma non esiste una regolamentazione omogenea tra i vari paesi europei. Lo sta facendo anche l’Italia e l’occasione potrebbe derivare dell’applicazione della Missione 6 del PNRR. In questo contesto Fondazione Lilly ha avviato un progetto di ricerca con l’obiettivo sia di fornire una proposta, volta a sistematizzare la materia da un punto di vista regolatorio, che di disegnare innovative procedure di valutazione e nuovi modelli organizzativi di presa in carico di pazienti cronici, che consentano l’accesso alla Digital Medicine.

Contributo strutturato su cinque proposte chiave: 1) un dossier specifico per la valutazione di questi prodotti, 2) un Osservatorio Nazionale, 3) una nuova governance, 4) una regolamentazione nazionale ad hoc attraverso una Legge Quadro e 5) un modello organizzativo per la gestione di pazienti cronici, integrato con queste nuove tecnologie. Il progetto è stato appena presentato a Roma.

Cominciamo dal diabete

“La digital medicine è una grande opportunità, in particolare per i pazienti con patologie croniche – spiega Stefano Nervo, Presidente di Diabete Italia – . Il diabete è una delle malattie per cui gli strumenti di ‘salute digitale’, mi piace chiamarli così, possono fare tantissimo, perché il paziente avrebbe molte più possibilità di essere seguito e curato ottimizzando la qualità assistenziale e il trattamento terapeutico, attraverso l’aumento dell’aderenza del paziente alla terapia grazie al riavvicinamento al territorio e ad un miglioramento della qualità di vita”.

Oggi il regolamento europeo 2017/745 colloca i prodotti di Digital Medicine tra i dispositivi medici e, attraverso il marchio CE, ne assicura la commercializzazione in ambito europeo. Ma non basta.

L’innovazione tecnologica deve essere terapeutica

“È necessario definire gli strumenti regolatori e le strutture ministeriali attraverso cui assicurare la valutazione del valore terapeutico aggiuntivo degli strumenti di Digital Medicine e il prezzo di rimborso nell’ambito del SSN – precisa Nello Martini, presidente Fondazione RES (Ricerca e Salute) – . L’innovazione tecnologica alla base degli strumenti di Digital Medicine non coincide con l’innovazione terapeutica che, in termini di valore aggiuntivo rispetto alle terapie esistenti, deve essere dimostrata da adeguati studi clinici. Ma non solo, la commercializzazione degli strumenti di Digital Medicine, senza le procedure di rimborsabilità e di prezzo, espone tali tecnologie all’acquisto discrezionale da parte delle Regioni e delle ASL, senza assicurare l’unitarietà di accesso per tutti i cittadini”.

Obiettivo: inserimento nei Lea

Da qui l’esigenza, espressa dagli esperti che hanno partecipato a questo progetto di ricerca, di definire a livello nazionale le modalità regolatorie di valutazione di tali prodotti (in termini di definizione dell’innovatività terapeutica), di conduzione delle valutazioni di Health Technology Assessment (HTA) per l’inserimento nei livelli essenziali di assistenza (LEA), magari prendendo spunto da quelle realtà europee che hanno già attivato procedure di rimborsabilità e  dalle quali gli esperti hanno ricavato alcuni aspetti di potenziale trasferibilità al sistema sanitario italiano.

“In ogni caso, affinché i prodotti di Digital Medicine possano trovare una corretta implementazione, non basta risolvere le criticità regolatorie e di rimborsabilità strutturali al nostro sistema sanitario nell’ambito dei dispositivi medici – aggiunge Americo Cicchetti, presidente di ALTEMS Advisory – ma è necessario attuare un forte ripensamento del loro ruolo all’interno del modello di Connected Care. Da qui una proposta di modello organizzativo, partendo dalla gestione della cronicità, in cui gli strumenti di Digital Medicine, oltre che agire come veicoli di innovazione, generano un impatto sull’uniformità e uguaglianza di accesso alle cure sul territorio nazionale”. “L’innovazione tecnologica, la personalizzazione delle cure e la gestione integrata della cronicità saranno elementi cruciali dell’assistenza sanitaria di domani”, commenta Huzur Devletsah, Presidente della Fondazione Lilly Italia.



www.repubblica.it 2022-06-22 09:27:00

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