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“Cerchiamo attrici anoressiche”. Gli esperti: “La magrezza estrema proposta sui socia…

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“Per una nota trasmissione tv cerchiamo ragazze tra i 20 e i 25 anni che soffrano di disturbi alimentari”. Così recitava l’annuncio di un casting, con tanto di indirizzo e-mail a cui si poteva scrivere per essere selezionate. E poi accettate o scartate, in base a chissà quali perversi parametri.

Un annuncio che dopo le proteste di centinaia di persone, sui social e sui giornali, è stato ritirato. A denunciare l’episodio sul suo profilo Instagram lla regista Maruska Albertazzi. Ma quanti altri di questo tenore girano sul web e passano inosservati? Messaggi fuorvianti che possono nuocere a tanti giovani, sempre più ostaggio di un’immagine stereotipata.

“Queste forme di spettacolarizzazione non rendono giustizia alle 3.000 persone che ogni anno in Italia muoiono per Disturbi del comportamento alimentare (Dca) – spiega Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, direttore della Rete disturbi comportamento alimentare Usl Umbria 1 e docente al Campus Biomedico di Roma – .L’annuncio citato è solo un segnale del ritardo culturale che stiamo vivendo, invece di essere visti come patologie psichiatriche gravi, i disturbi alimentari sono spesso considerati solo una ricerca della magrezza. Si pensa ancora che si muoia per fare le modelle”.

I pericoli di una comunicazione sbagliata

“Chi è ammalato spesso non è consapevole di avere un problema perché la comunicazione, in generale, tende a normalizzare la magrezza estrema, che diventa un modello diffuso e vincente, accettato, appunto, come normale e che purtroppo è il parametro in base al quale i ragazzini vengono giudicati”, commenta ancora Dalla Ragione.

Body positivity

Per fortuna negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Il movimento della body positivity sta crescendo, c’è sensibilità estrema sui temi del body shaming e dell’accettazione di corpi diversi. “Però non basta – ammette la psichiatra – Il modello del fisico perfetto è troppo radicato nella nostra cultura. Le bambine crescono con le Barbie e sappiamo che il loro senso estetico si forma nei primi sette anni di vita. Per fortuna si è diffusa una coscienza critica. Quella che fa sollevare i social contro chi critica Vanessa Incontrada, e quella che ha fatto protestare così tante persone per questo casting scioccante”.

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Ecco come parlarne

Spesso si oscilla tra due atteggiamenti opposti: “O ci si rifiuta di discutere di problemi alimentari perché ci sentiamo tutti responsabili dei disagi degli adolescenti, o rischiamo di banalizzare la complessità di queste malattie – riflette Leonardo Mendolicchio, psichiatra responsabile UOC Riabilitazione disturbi della nutrizione e dell’alimentazione dell’Istituto Auxologico Piancavallo – . Non ci si può improvvisare esperti in tv perché diventa pericoloso. Un buon esempio è la docu-serie Fame d’amore in cui i ragazzi raccontano il loro vissuto ma in un ambiente protetto, mentre si curano e sono circondati dai terapeuti che li seguono”.

Nell’anamnesi entrano i social

I social media sono grandi imputati perché fattori di diffusione e amplificazione dei Dca. “Soprattutto Instagram, TikTok e alcuni gruppi WhatsApp – sottolinea Dalla Ragione – Qui si trovano consigli su qualsiasi metodo per dimagrire, dal vomito all’iperattività fino alle challenge, sfide folli che spingono all’emulazione. Questi contenuti sono visti dai più piccoli, bambini dai 10 ai 13 anni. Quando facciamo l’anamnesi ai pazienti ormai chiediamo subito quali siti e social frequentino, quali influencer e gruppi seguano. In questo modo capiamo il loro livello di coinvolgimento”.

Eliminare i social media è impossibile ma si possono mitigare i loro effetti. “Le piattaforme sono lo specchio di ciò che cerchiamo e comunichiamo, dobbiamo educare i ragazzi a usarli, esseri vigili e se hanno delle ossessioni (cibo, esercizio) sarebbe consigliabile stare alla larga da questi argomenti sui social – conclude Mendolicchio – .Parliamo ai ragazzi, ma senza giudicare. Proviamo a essere disciplinati e coraggiosi e dedicare loro le nostre risorse emotive per sostenerli. Potrebbe anche essere necessario un intervento legislativo per permettere alle istituzioni di monitorare e in caso censurare certi contenuti nocivi, ma questo non risolverebbe il problema. Famiglia e scuola devono essere in prima linea per prevenire i Dca”.

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www.repubblica.it 2022-06-23 14:04:51

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