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Terapie per il cancro al seno: come proteggere le ossa a tavola

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Alle ossa servono il calcio e la vitamina D, e questo si sa. Meno noto, invece, è che anche il sale ha un ruolo importante nella prevenzione della fragilità ossea: meno ce n’è e meglio è. Il motivo? Un suo consumo eccessivo contribuisce alla decalcificazione.

Lo ha spiegato Lucilla Titta, nutrizionista e coordinatrice del progetto SmartFood (programma di ricerca in Scienze della nutrizione dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano), durante la presentazione della quarta edizione della campagna Ora POSSO, un’iniziativa dedicata alla protezione a 360 gradi delle ossa di chi è in cura per il cancro al seno, promossa da Europa Donna Italia insieme alla Fondazione Italiana Ricerca sulle Malattie dell’Osso (Firmo) e da Amgen.

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Fragilità ossea, perché chi ha un tumore al seno è più a rischio

Già dopo i 25 anni, lo scheletro femminile va incontro a una progressiva riduzione della densità minerale ossea: sapere come proteggere le proprie ossa è quindi importante per tutte le donne. In particolare, però, lo è per chi ha un tumore al seno e sta seguendo una terapia ormonale, ossia circa il 70% delle pazienti. Infatti alcuni dei farmaci essenziali per ridurre il rischio di recidive, come gli inibitori dell’aromatasi, aumentano il rischio di fragilità ossea e di conseguenza di fratture, anche in seguito a minimi traumi.

Questo accade per l’improvvisa riduzione degli estrogeni che espone le pazienti a un’alterazione della qualità delle ossa e a un riassorbimento osseo. I dati dicono che ben una su 4 fra le donne con tumore al seno subisce le conseguenze della fragilità ossea indotta dalle terapie ormonali.

Come assicurare il giusto apporto di calcio e vitamina D

Per la salute delle ossa, l’alimentazione gioca un ruolo di primo piano. “Le pazienti con tumore al seno hanno un fabbisogno di calcio giornaliero di 1.200 milligrammi”, sottolinea Titta. Pari, quindi, a quello di donne in allattamento o in gravidanza (per confronto, il fabbisogno degli adulti è di 800 milligrammi al giorno).

Come garantirlo? “Quando si pensa al calcio – risponde Titta – la prima cosa che viene in mente sono i latticini: è corretto, perché sono ricchi di questo minerale, ma devono essere inseriti nella dieta senza eccessi. Le dosi raccomandate prevedono 2-3 porzioni al giorno di latte da 250 ml e/o yogurt da 125 ml. Il formaggio, invece, va consumato 2-3 volte la settimana in porzioni da 100-120 grammi, preferendo quello fresco allo stagionato”. Ma latte e derivati non sono l’unica fonte di calcio, che è invece contenuto in abbondanza anche in tanti alimenti vegetali. “Un piatto di cavolo nero – prosegue la nutrizionista – arriva ad assicurarne ben 1.000 mg. Ne sono ricchi anche i semi di sesamo – 3 cucchiai arrivano quasi a 300 mg -, i fagioli di soia  – una porzione da 50 grammi assicura 130 mg – le mandorle e i fichi secchi”.

Per quanto riguarda invece la vitamina D, si sa che i raggi UV B del sole ne sono la fonte principale (sempre “presi” con le dovute precauzioni, ovviamente). Anche la dieta, però, può dare un contributo non trascurabile: “La mossa vincente sta nel consumare dalle 3 alle 5 volte la settimana il pesce, in particolare spigola, sgombro, triglie e alici: una porzione da 10 alici assicura anche 200 mg di calcio”, dice Titta. “Anche le uova ne sono molto ricche: un singolo uovo contiene 1/15 del fabbisogno giornaliero di vitamina D, la stessa quantità che, curiosità, viene assicurata da una manciata di funghi giapponesi Shiitake. Il segreto per una dieta sana ed equilibrata sta poi nel fare ruotare regolarmente gli alimenti.

Come ridurre il sale

Come abbiamo anticipato, poi, il sale influisce sulla decalcificazione ossea. Ma non solo: un suo consumo eccessivo aumenta il rischio cardiovascolare, anch’esso incrementato dalle terapie per il cancro al seno. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di non superare i 5 grammi di sale al giorno. Facile a dirsi ma non a farsi, perché il sale è presente in elevate quantità in molti alimenti.

Quali regole seguire? “Per esempio è bene preferire gli alimenti freschi a quelli conservati, limitare il più possibile il consumo di pizza e prodotti da forno, evitare di salare l’insalata o altri contorni, specie se accompagnano un alimento come il pesce, che è già salato di suo, e prediligere i formaggi freschi a quelli stagionati”, spiega Titta.

Su alcol, integratori e attività fisica

Infine, non si può non ricordare i rischi legati al consumo di alcol. È ben noto che ha un impatto negativo sulla malattia oncologica, ma forse lo è meno il fatto che incida negativamente anche sulla salute delle ossa. “Oltre a una dieta bilanciata – riprende Titta – va considerato anche l’uso di integratori, quando necessari e secondo un piano di supplementazione stabilito da uno specialista. Non bisogna infine dimenticare una moderata ma regolare attività fisica – come camminare a passo veloce – perché rende le ossa più elastiche e quindi più capaci di assorbire gli urti, e i muscoli più forti e resistenti alla fatica.

Alimentazione e cancro: per le pazienti le indicazioni sono troppo vaghe

Per le pazienti con tumore al seno tutte queste sono informazioni importanti, eppure non sempre vengono date dai medici (e non sempre in un centro di senologia è presente la figura del nutrizionista). A evidenziarlo è un’indagine di Europa Donna Italia, che mostra un quadro con diverse zone d’ombra.

Sono state intervistate oltre 300 donne con tumore al seno in terapia ormonale adiuvante di età compresa tra i 18 e oltre i 60 anni. Quasi tutte hanno affermato di essere a conoscenza dell’impatto di questi farmaci sulla salute delle ossa: il 54% ha ricevuto le informazioni dall’oncologo, il 14% dalle campagne informative, il 10% da fonti cercate in autonomia, il 7% dall’endocrinologo, il 6% dalle associazioni pazienti e il 4% dal medico di base. L’87%, inoltre, si è detta consapevole dell’importanza dell’alimentazione per il benessere delle ossa.

Bene, ma le abitudini alimentari sono cambiate dopo la diagnosi? Ni: appena poco più della metà delle intervistate (il 58%) ha cambiato la propria dieta. Il perché è da ricercare proprio nella mancanza di informazioni adeguate su cosa portare a tavola: solo il 33% delle pazienti ha ricevuto indicazioni pratiche dal proprio medico di riferimento, il 36% si è affidato esclusivamente al web per sapere quali cibi prediligere e il 25% ha contattato un nutrizionista per contro proprio. Non a caso, il 77% delle pazienti interpellate indica proprio l’alimentazione tra i temi su cui desidererebbe avere più lumi. Ecco perché quest’anno la campagna Ora pOSSO ha deciso di richiamare l’attenzione sul tema.

Un'immagine della campagna

Un’immagine della campagna 

“Sono dati che meritano una riflessione”, ha commentato Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia: “Tutte le donne devono sapere dell’esistenza di strategie che aiutano a difendere la salute delle ossa nel corso della terapia ormonale adiuvante. In questo, è basilare il ruolo del medico nella prescrizione non solo dei farmaci, ma anche degli interventi a difesa della qualità ossea”.

Cos’altro bisogna sapere

La prevenzione, ovviamente, non si ferma alla tavola e agli stili di vita. “Le pazienti in cura con gli inibitori dell’aromatasi andrebbero sottoposte ad un’analisi molto attenta del metabolismo osseo, per verificare i parametri di rimodellamento osseo, che solitamente in questi casi sono molto elevati”, spiega Maria Luisa Brandi, Presidente dell’Osservatorio Fratture da Fragilità (OFF): “In ogni caso, quando una donna comincia a seguire una terapia ormonale adiuvante che durerà per un lungo periodo – cioè per almeno 5 anni e in alcuni casi anche per 10 – è indispensabile che venga subito impostata anche una terapia antiriassorbitiva in grado di prevenire le fratture. Oggi, però, questi trattamenti spesso non vengono prescritti”. Un dato evidenziato anche dall’indagine di Europa Donna: solo il 55% ha ricevuto trattamenti specifici per prevenire il rischio di fratture da fragilità ossea.

La campagna Ora pOSSO

Per approfondire tutti questi temi, la pagina Facebook @EuropaDonnaItalia ospita dirette con gli specialisti. Sul sito ossafragili.it/oraposso sono inoltre consultabili programmi specifici di attività fisica dedicati alle pazienti, per aiutarle a ‘muoversì e mantenere le ossa in salute. E anche a ‘saper chiedere’, per costruire un dialogo efficace con lo specialista. A settembre, infine, sarà disponibile un booklet con le informazioni pratiche (perché esattamente di questo c’è bisogno) sulla dieta.



www.repubblica.it 2022-06-24 10:10:08

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