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Vuoi salvare il tuo fegato? Sali sul furgone e fatti un’ecografia

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Che ci fa un grosso furgone con le ruote mimetizzate da foto di boccali di birra nell’area espositiva dell’Easl, il più grande congresso europeo dedicato alle malattie del fegato? La risposta è semplice: gli instancabili volontari del British Liver Trust vogliono raccontare ai medici di tutto il mondo (circa 7000) la loro storia e il loro progetto. Sali sul furgone, truck forse è più elegante, compili un modulo e ti metti in fila. Nel frattempo esamini i poster appesi alla parete del truck e scopri che il bicchiere di vino bevuto la sera prima a cena, ma preceduto ahimé da un aperitivo, è ben oltre quanto ti potevi permettere per non correre rischi di danneggiare il tuo fegato.

E allora l’attesa si tinge di un pizzico di ansia. Chissà che cosa mi diranno del mio fegato e dei miei chili di troppo. Quando il mio nome viene chiamato entro in una delle mini-mini-stanzette dove una corpulenta infermiera britannica è pronta per farmi un’ecografia al fegato. Prima mette la mascherina, intimidita dalla mia (sì, nessuno la indossa, al più grande congresso degli specialisti epatologi, come dappertutto a Londra) e poi mi chiede che lavoro faccio: le servirà per adeguare il livello di informazioni che mi darà. “Sa – premette – qui arrivano superspecialisti del fegato, non posso mica dire che l’esame non è invasivo e non fa male, cosa che invece mi chiedono tutti i pazienti quando andiamo in giro col truck”.

Passano i minuti, Dorothy indugia, riprova, continua a girare e rigirare la sonda, non riesce a inquadrare bene il mio fegato, continua a sbuffare e comincio a preoccuparmi che qualcosa non vada per il verso giusto. Glielo chiedo con un filo di ansia ma lei sorride: “Capita a uno su dieci – racconta – le costole sono stroppo strette tra di loro e il fegato non si vede bene. Ma io insisto”. Alla fine riesce: “Il suo fegato sta bene, non ha fibrosi né cirrosi. Ma mi raccomando, mangi bene, non beva troppi alcolici e faccia attività fisica”. E forse sarà il caso anche di limitare gli aperitivi estivi, in effetti.

La Fiera di Londra è solo una tappa del truck, neanche la più utile dal loro punto di vista perché statisticamente i medici epatologi saranno molto più che ben controllati. “Sì, ma noi viaggiamo moltissimo – spiega una delle volontarie – soprattutto nelle zone con minore istruzione e maggiore quantità di alcol consumato. Ci fermiamo davanti ai centri commerciali, nelle vie principali e facciamo ecografie su ecografie. Spieghiamo che non facciamo diagnosi, ma quando troviamo situazioni allarmanti – e capitano perché le malattie del fegato restano silenti per molti anni – consigliamo di rivolgersi al medico”.

Oltre duemila ecografie nel 2021 e in questo semestre del 2002, in giro per Inghilterra, Galles e Scozia. Il 19% delle persone che è salito su quel track aveva già un danno al fegato e ha ricevuto una lettera per il medico di famiglia. Gli altri un Ok a voce, come quello dato a me.

I fattori di rischio, questi sconosciuti

La cosa più sconcertante? “E’ la mancanza di consapevolezza – ammette un’altra volontaria del truck – la maggior parte della gente che incontriamo non sa quali siano i principali fattori di rischio delle malattie del fegato, ovvero alcol, dieta scorretta e obesità, e le epatiti virali. Per questo è importante andare in giro e fare in modo che la gente sappia quello che sta facendo, prima che i danni siano evidenti: oggi tre quarti dei pazienti con cirrosi vengono diagnosticati tardi, quando c’è poco spazio per un trattamento”.



www.repubblica.it 2022-06-27 09:45:32

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