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Disfunzione erettile, in pandemia il 40% in più di richieste d’aiuto

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“Da quando è scoppiata la pandemia siamo stati sommersi di richieste d’aiuto da parte di uomini con problemi di disfunzione erettile”. A parlare è Fabio Castiglione, 37 anni, andrologo e urologo di origini siciliane. Oggi lavora all’University College Of London Hospitals (UCLH) e di recente è stato premiato con l’Award of Excellence 2022 dell’European Society for Sexual Medicine. Castiglione segnala un aumento di “almeno il 40%” delle richieste di aiuto negli ultimi due anni, proprio in coincidenza con l’emergenza Covid-19. Le richieste arrivano da tutto il mondo, anche da uomini molto giovani. Si cerca il meglio, cioè cure rapide, efficaci e durature. Come quelle che promesse da nuovi approcci terapeutici, come la PRP, le onde d’urto e le staminali.

L'andrologo Fabio Castiglione

L’andrologo Fabio Castiglione 

Perché con la pandemia le richieste di aiuto sono aumentate?
“Sostanzialmente per due motivi. Il primo ha a che fare con lo stress di vivere una situazione difficile e complicata: è noto da tempo che disturbi psico-emotivi possono avere un impatto sulla sfera sessuale, causando un disturbo a aggravandone uno già esistente. Il secondo motivo è legato ai lockdown e al maggior tempo trascorso a casa con il partner. E’ possibile che le maggiori occasioni di contatto con il/la partner abbiano portato a galla problemi vecchi, che magari sono stati prima sottovalutati. Ci sarebbe poi in realtà una terza motivazione, ma ancora oggi è solo un’ipotesi oggetto di studio e cioè che l’infezione Covid-19 possa aver causato direttamente o quasi problemi di disfunzione erettile”.

Quali sono i problemi per cui gli uomini chiedono aiuto?
“Di solito sono problemi di disfunzione erettile o in generale a causa dell’aspetto dei propri genitali. La vera domanda che invece dovremmo farci: quanto tempo passa prima che un uomo decida di rivolgersi a uno specialista per affrontare un problema che riguarda la sfera sessuale? Mi dispiace dirlo ma ne passa tanto. Troppo. E nel frattempo si provano a cercare soluzioni dubbie sul web, che è una sorta di far west, in cui si millantano cure che nel migliore dei casi sono inutili e in molti casi sono dannose. Mi capita spesso di dover porre rimedio a questi danni. Non è neanche facile trovare lo specialista giusto, quello che ha le competenze per affrontare determinate problematiche”.

Non basta una laurea e un’abilitazione?
“Purtroppo no. Il nostro lavoro è per certi versi “artigianale”, nel senso che i risultati dipendono molto dall’esperienza e dalla sensibilità del singolo specialista. E poi in questo far west ci sono anche cowboy con nessun titolo e nessuna competenza. E’ così che mi sono ritrovato a visitare pazienti che hanno assunto farmaci per cavalli o che si sono sottoposti a iniezioni di silicone nei genitali. Spesso si ricorre al “fai da te”, altre volte gli errori dipendono da specialisti poco preparati, come urologi con scarsa preparazione andrologica”.

Non ci sono protocolli terapeutici?
“Sì, ci sono nuove terapie, ma al momento non abbiamo raccomandazioni precise e standardizzate perché non si sono fatti abbastanza studi scientifici. A volte il paziente ha bisogno di combinazioni di terapie diverse o potrebbe risolvere i problemi con uno specifico trattamento che lo specialista non esegue o non considera. Per questo si sta lavorando alla creazione di nuove linee guida in grado di indirizzare i medici verso approcci terapeutici più adeguati alle situazioni”.

Oltre ai classici farmaci per la disfunzione erettile, come quelli famosi che si assumono qualche ora prima di un rapporto sessuale, ci sono trattamenti risolutivi o quantomeno duraturi?
“In realtà ci sono anche farmaci che possono essere assunti tutti i giorni come si fa con l”aspirinetta’, per essere sempre pronti. Ma ci sono anche nuove terapie che, sia singolarmente che in combinazione, si stanno rivelando molto efficaci. A volte sono risolutivi, altre volte durano anni e poi necessitano di qualche richiamo”.

Quali sono le principali novità per il trattamento della disfunzione erettile?
“PRP, schockwave e cellule staminali. Possono essere usati singolarmente o, meglio, in combinazione. Il plasma arricchito di piastrine (PRP) è un preparato che si ottiene mediante la centrifugazione del sangue del paziente per rimuovere i globuli rossi. Il plasma ottenuto è ricco di piastrine che contengono vari fattori di crescita. L’iniezione di PRP viene applicata in andrologia per il trattamento della disfunzione erettile dovuta a deficit della vascolarizzazione peniena, con eventuale fibrosi dei corpi cavernosi e per il trattamento del pene curvo (o malattia di La Peyronie). I dati scientifici ad oggi disponibili sono limitati ma promettenti. I risultati scientifici sono invece molto piu solidi per il trattamento con shockwave, onde d’urto a bassa intensità che agiscono sulle arterie determinando principalmente il rilascio di fattori di crescita vascolari e attivando le cellule staminali. In questo modo si riduce la fibrosi e si migliora l’afflusso di sangue al pene. Promettente, ma ancora in fase sperimentale, anche il trattamento a base di cellule staminali: pur non avendo molti dati sull’uomo, gli studi sugli animali mostrano che l’iniezione di queste cellule in un sistema malato contribuisce a ripristinare e rigenerare i tessuti”.

Quale di queste terapie può essere considerata la migliore?
“Non possiamo dire che un trattamento è meglio di un altro in generale. Molto dipende dal singolo paziente e anche dalle competenze dello specialista. Non di rado vengono usati in combinazione, un approccio che stiamo studiando ormai da tempo e che sembra essere molto promettente”.



www.repubblica.it 2022-06-29 05:00:04

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