Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Degenerazione maculare senile, gli antiossidanti funzionano e rallentano la malattia

28

- Advertisement -


La degenerazione maculare senile è nota per essere la prima causa di cecità e ipovisione nel mondo occidentale. In Italia colpisce circa un milione di persone, 2-300mila in forma avanzata, in cui la vista inizia inesorabilmente a compromettersi. L’incidenza aumenta con l’età, e per la forma secca, più diffusa, non esistono al momento terapie farmacologiche. Si può agire però sui fattori di rischio, e ricorrere ad integratori con alte dosi di antiossidanti, capaci di rallentare la progressione della malattia per una frazione contenuta, ma comunque rilevante, dei pazienti. Una strategia terapeutica confermata a livello scientifico dai nuovi risultati a lungo termine dello studio AREDS2, appena pubblicati sulla rivista Jama Ophthalmology da un consorzio di ricerca coordinato dal National Institute of Health (Nih) americano.

“Si tratta di una strategia conosciuta da decenni a livello oculistico, supportata ormai da anni di pratica clinica”, spiega a Salute Matteo Piovella, presidente della Società Oftalmologica Italiana. “Quelli utilizzati oggi sono due pigmenti con effetti antiossidanti, la luteina e la zeaxantina  – continua Piovella – presenti in modo accentuato nella macula, che infatti ha i loro colori: rosso e giallo. Il loro effetto è quello di proteggere gli occhi dallo stress ossidativo, cioè dall’invecchiamento e dalle patologie legate all’età, come la degenerazione maculare senile”.

Nonostante si tratti di sostanze utilizzate da decenni, e con un ottimo razionale di efficacia, negli ultimi anni era nata qualche perplessità sull’opportunità di consigliarne la supplementazione nei pazienti con degenerazione maculare senile. Per via – spiega Piovella – della scarsità di dati inoppugnabili sulla loro efficacia. E di qualche perplessità riguardo alla sicurezza degli antiossidanti: nella formulazione testata inizialmente dall’Nih negli anni ‘90 al posto di luteina e zeaxantina era infatti presente il beta-carotene, una sostanza generalmente benefica per il nostro organismo, ma che secondo alcune ricerche, emerse negli anni seguenti, in caso di supplementazione potrebbe aumentare il rischio di sviluppare un tumore al polmone, soprattutto in presenza di fattori di rischio come il fumo di sigaretta.

Visto che molti pazienti colpiti da degenerazione maculare senile sono anche fumatori (le sigarette sono un’importante fattore di rischio anche in questo caso), l’utilizzo di beta-carotene è stato quindi considerato pericoloso. E in un secondo studio, AREDS2 avviato nel 2006, è stato sostituito con luteina e zeaxantina. Al termine della sperimentazione, le due sostanze avevano dimostrato di ridurre il rischio di progressione della malattia verso una forma avanzata di circa il 26%, senza aumentare le probabilità di sviluppare tumori. Ma trattandosi di un singolo studio, e con un follow up di appena 5 anni, rimaneva qualche perplessità nella comunità scientifica.

La nuova ricerca

Nella nuova ricerca, 3.883 dei 4.203 arruolati nello studio originale sono stati seguiti per ulteriori 5 anni, arrivando così a coprire un periodo di 10 anni dall’inizio del trattamento. I risultati hanno confermato l’efficacia dei due antiossidanti, con un’ulteriore riduzione del 20% del rischio di progressione della degenerazione maculare nei pazienti che hanno assunto luteina e zeaxantina per l’intero decennio. I nuovi dati hanno riconfermato anche la loro sicurezza, mentre per il beta-carotene (originariamente somministrato a un gruppo di pazienti) indicano invece la presenza di un rischio di tumore al polmone raddoppiato nei fumatori e negli ex fumatori.

“Questi nuovi risultati potranno certamente aiutare a vincere le resistenze nate negli ultimi 10 anni riguardo all’utilizzo degli antiossidanti nella gestione della degenerazione maculare senile”, conclude Piovella. “Noi l’abbiamo sempre ritenuta una strategia importante. Il deterioramento della macula, la parte più nobile della retina, determina una grave disabilità per i pazienti, che arrivano a perdere il 90% della loro capacità visiva. E gli antiossidanti sono l’unica opzione terapeutica disponibile per chi soffre della forma secca del disturbo, cioè circa il 70% dei pazienti”.



www.repubblica.it 2022-07-01 10:26:59

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More