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Profilassi anti-Covid, necessario accelerare la somministrazione

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Aumentano i contagi da Covid-19 e diventa sempre più urgente pensare alla protezione dei più fragili. Parliamo di circa 150 mila le persone in Italia, fra anziani, pazienti che hanno subito trapianti, onco-ematologici o con gravi patologie reumatologiche. Tutti loro potrebbero beneficiare di una profilassi anti-Covid aggiuntiva al vaccino.

In che cosa consiste la profilassi

Si tratta della prima terapia a base di anticorpi monoclonali, tixagevimab e cilgavimab, da somministrare prima che si verifichi l’infezione. Ne possono usufruire “persone fortemente immunodepresse che non possono vaccinarsi o che non sviluppano sufficienti anticorpi anti-Covid nonostante la vaccinazione”, come spiega Roberto Messina, presidente di Senior Italia FederAnziani. Secondo lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine, la somministrazione combinata di questi due anticorpi monoclonali riduce dell’83% il rischio di sviluppare Covid sintomatica.

Una risorsa che rischia di andare sprecata

“Sono disponibili cure efficienti in grado di rafforzare il sistema immunitario e che vanno utilizzate al più presto”, continua Messina: “Molte dosi, però, stanno per scadere ed è importante che chi sa di averne diritto lo faccia presente al proprio medico curante”. Delle circa 20 mila dosi distribuite fino ad ora, infatti, le prime 10 mila scadranno a fine luglio, mentre le altre a dicembre. “I contagi da Covid-19 stanno crescendo nuovamente ad un ritmo sostenuto – conclude Messina – Come FederAnziani stiamo sollecitando tutte le istituzioni sanitarie locali e regionali affinché accelerino la somministrazione degli anticorpi dopo i ritardi iniziali”.

Il buon esempio del Veneto

In base ai dati forniti da AIFA, il Veneto è una delle Regioni virtuose: al momento più di 70 pazienti alla settimana sono trattati con la profilassi, ma ci sono ancora margini di miglioramento. I dati sono emersi durante un incontro virtuale che è parte del tour in 10 Regioni promosso da Senior Italia FederAnziani in collaborazione con AstraZeneca. “Nel primo periodo riuscivamo a trattare solo 15 pazienti la settimana – ha affermato Giovanna Scroccaro, Direttore della Direzione Farmaceutico, protesica, dispositivi medici della Regione Veneto -. La crescita esponenziale è stata in primis merito della decisione dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) di sospendere l’indagine sierologica prima della somministrazione della terapia. Da parte nostra abbiamo invece fortemente sollecitato tutti i Direttori Generali delle Aziende Sanitarie ad attivare un piano di richiamo dei pazienti candidati al trattamento. Abbiamo anche incontrato il Coordinatore della Rete Ematologica Veneta e il Coordinamento Regionale per i Trapianti del Veneto. Sono infatti i pazienti oncoematologici e i trapiantati i pazienti fragili che più possono beneficiare del ricorso agli anticorpi monoclonali in profilassi. Come è stato dimostrato da alcuni studi scientifici questa tipologia di cura assicura ai pazienti immunodepressi un’ulteriore protezione”.

Per sollecitare a livello nazionale l’utilizzo degli anticorpi monoclonali FederAnziani a breve invierà una PEC a tutti i Direttori Generali delle aziende sanitarie e ai rappresentanti delle Reti Ematologiche e dei Centri Trapianti. “L’esempio virtuoso del Veneto può essere a nostro avviso adottato dalle altre Regioni tanto più in questo momento difficile nel quale il Coronavirus sta di nuovo contagiando un numero importante di persone – ha concluso Messina -.  È fondamentale quindi garantire a tutti i pazienti più fragili la maggiore protezione possibile”.

*articolo aggiornato alle 16.20 del 14 luglio 2022



www.repubblica.it 2022-07-14 14:23:14

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