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Epatite C, un nuovo test per trovare l’infezione in fase precoce

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Nella classifica generale delle azioni più efficaci per vincere la difficile battaglia contro l’epatite C, la diagnosi precoce si posiziona direttamente nella top list come strumento indispensabile per bloccare la progressione e la trasmissione della malattia. Questo spiega perché nell’ultimo periodo – soprattutto dopo l’arrivo degli antivirali altamente efficaci – si siano studiati e realizzati test di screening sempre più sofisticati, con l’obiettivo di far emergere i casi sommersi e portare all’eliminazione a livello globale dell’HCV, il virus responsabile dell’epatite C, entro il 2030, come stabilito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Tra questi, vi è un nuovo test immunologico, l’Elecsys HCV Duo, in grado di identificare da un campione di plasma o siero non solo gli anticorpi ma simultaneamente anche l’antigene del virus, rilevando l’infezione fin dalle fasi iniziali.

Meno prelievi e più interventi tempestivi

Per diagnosticare l’epatite C oggi viene effettuato un esame sierologico che serve a cercare gli anticorpi anti-HCV prodotti in risposta all’infezione. Si tratta di un test utile per stabilire se si è entrati in contatto con il virus, ma non per accertare se si tratti di un’infezione pregressa o ancora in corso. Per verificarlo occorre effettuare un altro esame del sangue (HCV-RNA) e misurare la carica virale, cioè la quantità di particelle virali presente nel sangue attraverso la quantificazione dell’RNA.

Il nuovo test Elecsys HCV Duo, invece, è in grado di fornire entrambe le informazioni con un unico prelievo, rilevando in modo simultaneo e indipendente l’antigene core e gli anticorpi del virus. Proprio l’antigene core è infatti presente fin dall’inizio dell’infezione ed è quindi un marcatore che segnala se sia in corso la replicazione virale. Poiché consente  di individuare la malattia nella sua fase precoce, il test può essere utilizzato anche come screening per prevenire la trasmissione dell’epatite nelle trasfusioni di sangue e nel trapianto di organi e tessuti. E, di conseguenza, di intervenire tempestivamente sui pazienti con le terapie più appropriate, riducendo il numero di prelievi e test aggiuntivi, e i costi per il sistema sanitario. Il test, in Italia da settembre, potrà essere usato con altri esami di laboratorio e dati clinici per la diagnosi dell’infezione.

Come si diffonde il virus

L’epatite C si trasmette attraverso il contatto con sangue infetto, che può avvenire con lo scambio di aghi e siringhe (pratica diffusa tra i tossicodipendenti), l’uso di strumentazioni mediche non correttamente sterilizzate, ferite da aghi in ambito sanitario, tatuaggi o piercing fatti in luoghi o con strumenti non adeguatamente igienizzati, trasfusioni di sangue infetto, trapianti e innesti di organi e tessuti, e in pochi casi per via sessuale o parentale da madre infetta al feto. Oggi, comunque, il rischio di contagio è molto inferiore rispetto al passato, grazie all’implementazione di protocolli per lo screening dei donatori e di migliori pratiche igieniche. Ad essere colpito è innanzitutto il fegato: si scatena una reazione immunitaria che, nel lungo termine, danneggia in maniera irreversibile l’organo, portando a cirrosi e tumore. Ma con il tempo si può andare incontro anche a diabete, insufficienza renale e malattie cardiovascolari.

Perché è importante eliminare il virus

Secondo l’OMS, nel 2019 le nuove infezioni da epatite C sono state 1,5 milioni e i decessi 290.000, più di quelli dovuti ad HIV o malaria. Il problema più grosso per le autorità sanitarie è quello che riguarda il sommerso, perché chi è affetto dal virus spesso per lungo tempo non ha sintomi. Su 58 milioni di persone portatrici croniche di HCV, la maggior parte di queste non sa infatti di avere contratto il virus. In Italia si stima che siano in quasi 300 mila a non essere consapevoli dell’infezione. La diagnosi precoce è quindi quanto mai importante. Oggi con le terapie disponibili è possibile eliminare il virus dall’organismo in oltre il 90% dei casi e neutralizzare così la possibilità di trasmetterlo ad altre persone.



www.repubblica.it 2022-07-21 13:33:39

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