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Mal di pancia, un sintomo con tante cause: ma la dieta può aiutare

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Esistono tanti tipi di mal di pancia. Talvolta è passeggero, e si risolve con un antidolorifico, altre volte persiste, tormenta e proprio non si capisce perché. Persino i gastroenterologi, che con la pancia hanno a che fare tutti i giorni, non hanno una risposta immediata e per capirne l’esatta natura necessitano di più informazioni.

“È un disturbo piuttosto frequente, ma altrettanto complesso da incasellare” conferma Silvio Danese, direttore dell’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e professore ordinario di Gastroenterologia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele. “Intensità, durata, frequenza e localizzazione sono dettagli preziosi per individuare l’organo da cui proviene il malessere e fornire suggerimenti utili”.

Un sintomo, tante cause possibili

Se si ha mal di pancia dopo mangiato, ad esempio, potrebbe essere semplicemente colpa di un prodotto poco fresco, scaduto, oppure di una cottura sbagliata. “In questi casi è spesso un dolore che si auto risolve, ma se si ripresenta in modo costante è il caso di farsi vedere da un medico, che prescriverà degli esami del sangue, delle feci o un’ecografia” suggerisce Danese, che ai vari tipi di dolore addominale ha dedicato un capitolo del suo ultimo libro, In pace con la pancia (Sonzogno editore). Poi ci sono malesseri che dipendono dalla testa, cioè dalla sfera emotiva, in particolare dallo stress.

“Il mal di pancia è emotivo soprattutto se scompare di notte. In questo caso, significa che è condizionato da ciò che accade di giorno, quindi da pensieri e vicende stressanti, che aumentano la produzione nell’organismo di cortisolo, un ormone che va a braccetto con batteri in grado di rallentare i naturali movimenti dello stomaco, aprendo la strada a una digestione più lenta, difficile e dolorosa. Durante il sonno, invece, si verifica un abbassamento della tensione e quindi anche della produzione di cortisolo, così la sofferenza addominale si riduce”.

Analogamente, anche i dolori intestinali, se trascurati, possono influire sul benessere mentale. “Quando sta bene, la nostra pancia dispensa allegria, nel senso che produce ormoni, come la serotonina, che condizionano positivamente il cervello. Quando sta male, invece, è fonte di molecole che alimentano ansia e stress a livello del sistema nervoso centrale”.

L’importanza dell’alimentazione

In tutti questi casi, un’alimentazione ricca di frutta e verdura, cereali e legumi, lasciando da parte per un po’ cibi pronti e molto lavorati, può aiutare a ripristinare l’equilibrio intestinale e allontanare il dolore. “Sembra un consiglio banale, ma il cibo è una delle medicine più potenti che abbiamo” sottolinea Danese. “Ci sono studi che hanno analizzato la flora intestinale di popolazioni rurali, con una dieta composta prevalentemente da frutta e verdura, e hanno rilevato che la composizione batterica del loro intestino è del tutto antinfiammatoria. Un’alimentazione affollata di cibi processati, al contrario, popola il microbiota di microrganismi pro infiammatori”.

Le principali patologie intestinali

Quando dieta sbilanciata e stress diventano in qualche modo strutturali nella vita di una persona, possono essere fonte di un malessere che non si placa, potenziale campanello d’allarme di patologie intestinali. “Se il dolore migliora dopo essere andati in bagno, ed è associato a diarrea o stipsi, oppure all’alternanza di entrambe, potrebbe essere sintomo di IBS, ossia della sindrome del colon irritabile. Altrimenti, se la sofferenza si manifesta con i crampi, può essere spia di una patologia infiammatoria cronica, come il morbo di Crohn o la rettocolite ulcerosa. Infine non dimentichiamoci dell’Helicobacter pylori, un batterio che provoca bruciori di stomaco, dolori addominali, vomito, nausea e scarso appetito” specifica il gastroenterologo.

La IBS, sindrome del colon irritabile

In questo ventaglio di possibilità, l’IBS, i cui sintomi sono legati a un’alterata motilità intestinale e una modifica della flora batterica, rimane una delle condizioni più frequenti. “Ne soffre circa il 15 per cento della popolazione mondiale, ma è un fenomeno in continuo aumento. Il perché non è del tutto chiaro: si tratta di una malattia multifattoriale su cui pesa il nostro stile di vita e il modo in cui mangiamo, ma anche la genetica, quindi ad oggi non è stato individuato un singolo fattore scatenante”.

Farmaci e dieta Fodmap, uno studio

Le opzioni per trattarla vanno dai medicinali a una dieta specifica, la Fodmap, su cui si è concentrato, con buone notizie, uno studio pubblicato ad aprile su Gut, la rivista della British Society of Gastroenterology. In Europa l’IBS è trattata in prima linea con farmaci spasmolitici; la dieta Fodmap viene prescritta solo successivamente, e raramente dai medici di base. L’esperimento, che ha coinvolto 459 pazienti per circa due mesi, ha confrontato gli effetti dei medicinali con quelli del regime alimentare, seguito come cura primaria.

Alimentazione più efficace dei farmaci per ridurre i sintomi

“La novità è che, nonostante sia ben noto che la Fodmap rappresenti una valida scelta terapeutica, non era mai stato fatto un confronto sul suo impiego in prima linea. Il che significa andare dal medico di base e, anziché ottenere la prescrizione di antispastici, ricevere una dieta Fodmap, realizzata tramite un’app per smartphone” spiega Danese. “Dai risultati, è emerso che l’alimentazione è più efficace nel ridurre i sintomi di IBS rispetto al trattamento con medicinali. Questo cambia totalmente la gestione della patologia e la prima raccomandazione diventa: mangia bene e il colon irritabile migliorerà”.

Che cos’è la dieta Fodmap

Avvalorato l’effetto sul breve periodo, gli esperti ancora non conoscono al meglio gli effetti sul lungo termine, perché la Fodmap è abbastanza complessa da seguire e non è semplice trovare pazienti che la riescano a mandare avanti correttamente per tanto tempo. Per un periodo che può variare dalle due settimane ai due mesi, infatti, si aboliscono pasta, pane e legumi, moltissima frutta (tranne agrumi, uva, melone, zucchine, lattuga, pomodori, fragoline e carote), latticini, miele, alcuni insaporitori contenenti aglio e cipolla, e i dolcificanti artificiali delle gomme da masticare. Non permessi anche birra, vodka, whisky e in generale gli alcolici. Perché? Perché contengono tutti zuccheri che nei pazienti con colon irritabile possono essere assorbiti con difficoltà nel tratto intestinale e fermentano, causando gonfiori, flatulenza e dolore. Dopo il periodo di sospensione, questi alimenti vengono reinseriti gradualmente e il medico valuta la situazione.



www.repubblica.it 2022-07-22 05:22:37

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