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Oziofobia, perché abbiamo paura di staccare e di non far nulla

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Non è una vera e propria malattia, ma un disagio che può manifestarsi con sintomi fisici, ansia ma anche attacchi di panico. Succede quando cominciano le vacanze e ci troviamo improvvisamente a fare i conti con il tempo libero. “E’ stato lo psicologo spagnolo Rafael Santandreu il primo a coniare la definizione di oziofobia per definire la paura del tempo libero – spiega Cinzia Frontoni, psicologa e psicoterapeuta – anche se di questo tema si parla da sempre, lo menzionava anche il filosofo Pascal”. Oggi però il problema si è acuito, “perché cerchiamo di essere produttivi ed efficienti a ogni costo, badiamo alla quantità più che alla qualità – spiega la psicologa. – E i social non aiutano, perché spesso nelle pause ci immergiamo nello smartphone, ma così il cervello lavora lo stesso, e noi non stacchiamo”.

La paura delle vacanze

A disorientarci è proprio lo stop improvviso quando cominciano le vacanze: “È un cambiamento di ritmo, come è stato per molti il lockdown: c’è chi ne ha approfittato per stare in famiglia o investire su se stesso e chi ha vissuto con difficoltà la perdita dei ritmi abituali, degli appuntamenti fissi”, ricorda la psicologa. E quando cominciano le vacanze a qualcuno può succedere la stessa cosa. Anche per questo, forse, c’è chi ama i villaggi vacanze o le crociere, le situazioni in cui c’è comunque uno schema da seguire, oppure punta sui compagni di vacanza: “Soprattutto per le persone molto incentrate sulle esigenze altrui, seguire programmi decisi da altri dà la sensazione di aver svolto correttamente il compito affidato, e fa sentire in qualche modo a posto”, osserva Frontoni. “Senza dimenticare che così si delega la riuscita della vacanza in modo da non avere troppe responsabilità al riguardo”.

La solitudine

 A far paura è soprattutto la vacanza in solitaria o comunque i momenti in cui siamo soli con noi stessi: “E’ sempre più diffusa la tendenza a programmare anche il tempo libero, per non uscire dalla nostra zona comfort, facendo magari attenzione a scattare un selfie al momento giusto per essere presenti sui social”, prosegue la psicologa. “Invece, anche se ci fanno paura, dovremmo accettare i momenti di vuoto, perché ci mettono in contatto con noi stessi, con le nostre emozioni”. Un po’ come avveniva durante le villeggiature di una volta, in cui i momenti di noia erano inevitabili. Non dimentichiamo che la noia attiva l’emisfero destro del nostro cervello, che è quello delle intuizioni, dei suggerimenti, della creatività”, spiega Frontoni. “E’ come se stare senza far niente ci liberasse dalle tossine accumulate in mesi di impegni e stress: possiamo dire che il tempo libero ci libera dalle catene del tempo”.

Cambia il ritmo della giornata

Intendiamoci, qualunque cambiamento nei ritmi quotidiani, come l’inizio delle vacanze, porta con sé un po’ d’ansia: andrà tutto bene? Mi divertirò, avrò fatto la scelta giusta? “Il problema è quando l’ansia cresce in modo abnorme, proprio all’inizio delle vacanze, per la perdita dei propri punti di riferimento, si tratti del letto, di determinati cibi o dei ritmi consueti”, sottolinea la psicologa, ” Non dimentichiamo che per molti l’idea di ripartire da se stessi, che è quello che si dovrebbe fare in questi momenti, è molto difficile e spesso ha poco senso”. Ed ecco che scatta l’ansia, si dorme male, in qualche caso la difficoltà di abbandonare la propria zona comfort può scatenare veri e propri attacchi di panico.

I ‘maniaci’ della performance

I più vulnerabili sono i maniaci della performance, “quelli cresciuti con la regola del più, per cui qualunque risultato non è mai abbastanza –  spiega Frontoni. – E spesso anche le donne che abbinano al lavoro ufficiale le mansioni casalinghe: per mollare tutto e mettere al primo posto le esigenze personali bisogna superare un senso del dovere che per alcune fa parte della loro identità femminile”. Sono in difficoltà anche quelli per cui il lavoro è una vera e propria dipendenza, e gli allergici all’introspezione. Eppure stare un po’ da soli ci permette di riflettere, di farsi domande importanti: “Spesso viviamo così velocemente che non ci rendiamo conto di situazioni, anche dolorose, su cui è utile ragionare”, nota la psicologa, “e le vacanze possono essere l’occasione giusta” .

Staccare in modo ‘graduale’

Per sfruttarla al meglio può essere utile evitare stacchi troppo bruschi: “Non passare di colpo dal lavoro frenetico all’ozio, e viceversa –  consiglia Frontoni – concedersi un paio di giorni prima di iniziare le vacanze vere e proprie e cercare se possibile di rientrare gradualmente al lavoro senza trovarsi l’agenda piena dal primo giorno”. Vale anche per i giovanissimi, “soprattutto ora che molti ragazzi hanno un’agenda densa di impegni: anche in spiaggia si vedono sempre meno bambini che giocano con la sabbia come avveniva una volta, troppo spesso li vediamo sul lettino, co in mano il cellulare che spegne la creatività”, ricorda la psicologa, “Anche per loro l’ozio può essere un’occasione per riconoscere e valorizzare le proprie risorse e i propri bisogni”. Per tutti, la sfida è recuperare il piacere di apprezzare cose semplici, “gli uccellini che cinguettano o un tramonto”, conclude Frontoni, “e soprattutto, imparare a non considerare perso il tempo in cui non facciamo niente”.



www.repubblica.it 2022-07-29 05:19:39

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