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Mal d’orecchio dopo il bagno? Può essere otite estiva

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Che sia dopo un bagno in mare o in piscina, oppure dopo una lunga e rinfrescante doccia a casa, può capitare di avvertire la sensazione di orecchie tappate o anche di un dolore fastidioso. Succede soprattutto ai bambini che non sempre segnalano il problema ai genitori, con il rischio che i sintomi peggiorino e si manifestino poi con una vera e propria forma di otite definita esterna.

Per otite esterna (nota anche come otite da piscina) si intende un’infiammazione acuta della pelle del condotto uditivo esterno che non coinvolge in genere la membrana del timpano se non per il suo rivestimento più superficiale esterno. Può colpire sia adulti che bambini, con un’incidenza massima tra i 5 e i 14 anni. “La causa è spesso infettiva – spiega Pasquale Marsella, responsabile di Audiologia e Otochirurgia dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma -. La maggior parte dei casi è sostenuta da batteri e, più raramente, da funghi presenti in ambienti umidi, soprattutto le acque di mare e piscina”.

Perché il pericolo arriva dall’acqua

Attenzione, però, a non concludere che la causa risieda nell’acqua sporca o inquinata. “L’acqua di mare e quella della piscina – prosegue Marsella – contengono sostanze come il sale e il cloro che irritano la pelle e creano una iniziale dermatite con un’esfoliazione che a sua volta crea una permeabilizzazione della pelle, la quale, invece, in genere è impermeabile. Questo fa sì che i germi eventualmente presenti nell’acqua e che in genere sono innocui penetrino nella parte sottostante creando una vera e propria infezione della pelle o anche una otite esterna”. I batteri in questione possono essere lo Pseudomonas aeruginosa, che può proliferare in piscine che non sono adeguatamente pulite e disinfettate, e lo Staphylococcus aureus, che vive anche in acque marine.

I sintomi

L’otite esterna si verifica tipicamente nei mesi estivi, dopo il bagno al mare o in piscina. Inizialmente compare prurito e sensazione di ovattamento dei suoni, cui segue intenso dolore all’orecchio tanto che non si può toccare e non si riesce neanche ad appoggiare la testa sul cuscino per dormire. “Il segno più caratteristico – prosegue Marsella – è rappresentato dalla forte sensazione di dolore che il bambino prova al solo toccare il padiglione auricolare. In alcuni casi può verificarsi fuoriuscita di liquido più o meno denso dall’orecchio, sanguinamento, tumefazione e arrossamento della cute dietro l’orecchio e spostamento in avanti del padiglione auricolare, che dà all’orecchio un aspetto a sventola”. Solo in pochi casi c’è anche la febbre.

Come si cura

L’infiammazione dura in genere meno di tre settimane e la terapia raccomandata consiste nell’applicazione locale, direttamente nell’orecchio, per almeno una settimana di gocce contenenti cortisone e di un antibiotico efficace contro i batteri che di solito causano questa infezione. “Può essere utile – spiega Marsella – detergere con soluzioni disinfettanti locali sia la cute che il condotto uditivo, utilizzando un prodotto a base di acido borico al 3% che crea un ambiente sfavorevole ai batteri”.

Quando serve l’antibiotico

“Se c’è anche la febbre o un interessamento dei tessuti molli vicini al condotto uditivo esterno (ad esempio gonfiore del padiglione auricolare) – suggerisce l’otorino del Bambino Gesù – è opportuno aggiungere alla cura locale una terapia antibiotica e cortisonica per bocca. In presenza di secrezioni molto dense nel condotto uditivo esterno, può essere utile il ricorso all’otomicroscopia che consente di osservare il condotto uditivo ad alto ingrandimento e di aspirare con precisione secrezioni e pus. Se il quadro non regredisce dopo 7-10 giorni di terapia è consigliabile un tampone auricolare per identificare il microrganismo responsabile ed eventualmente modificare la terapia antibiotica”.

Come prevenire il disturbo

Seguendo alcune piccole precauzioni è possibile evitare questo fastidio estivo. “Dopo il bagno a mare o in piscina – suggerisce l’esperto – è fondamentale pulire, oltre alla pelle del corpo, anche per il condotto uditivo esterno per eliminare bene il sale o il cloro con l’acqua dolce e preservare il ph normale della pelle per far sì che conservi la sua permeabilità. Non strofinare l’orecchio, per non lesionarlo, no anche a strumenti per asciugare, basta tamponare con un asciugamano fin dove arriva il dito oppure con il phon”.

Se le orecchie si tappano dopo il bagno

Ma anche senza arrivare a soffrire di otite esterna, è molto frequente che dopo il bagno si esca dall’acqua del mare o dalla piscina con le orecchie otturate. Perché succede e cosa fare in questi casi? “Perché il cerume che abbiamo nelle orecchie  è idroscopico e si gonfia con l’acqua – risponde Marsella – . Quindi se abbiamo un po’ di cerume nell’orecchio facendo il bagno si crea un tappo. In questi casi, bisogna andare dall’otorino ed evitare il fai da te”.

Diverso è il caso in cui, usciti dall’acqua, si avverte una sensazione di tappo che, però, facendo una leggera pressione sull’orecchio con la testa inclinata di lato passa. Indossare i tappi quando si fa il bagno può essere utile sia per prevenire l’otite che la sensazione di tappo? “Li sconsiglio perché per prevenire l’infezione dovrebbero essere completamente ermetici  – conclude l’otorino -. Vanno poi disinfettati con una certa frequenza e quelli in silicone, nei più piccoli, possono finire nel canale uditivo rendendo difficile estrarli”.



www.repubblica.it 2022-08-08 08:57:48

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