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Giovane donna dona rene alla mamma per scongiurare dialisi – Sanità

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(ANSA) – NAPOLI, 19 AGO – Anna (nome di fantasia per
tutelarne la privacy), trentaquattro anni, napoletana, ricorda
bene le lunghe sedute di dialisi a cui spesso accompagnava la
nonna. Da qui la scelta di donare il rene a sua madre che,
affetta da una malattia congenita ed ereditaria, sarebbe andata
incontro allo stesso difficile percorso. Madre e figlia sono
state assistite dall’equipe dell’Azienda Ospedaliera
Universitaria Federico II di Napoli dedicata ai trapianti di
rene e guidata dal prof. Roberto Troisi (direttore del Programma
Trapianti e della UOC di Chirurgia Epatobiliopancreatica
mininvasiva e Robotica e dei trapianti di rene) che, la scorsa
settimana, ha effettuato il trapianto, insieme al prof. Roberto
Montalti, con un’innovativa tecnica robotica. Il prelievo del
rene è avvenuto, infatti, utilizzando la chirurgia mininvasiva
robotica che consente una maggiore precisione chirurgica, una
riduzione del dolore post-operatorio e dei tempi di degenza e
recupero funzionale. L’ottimale definizione chirurgica viene
inoltre ottenuta grazie alle ricostruzioni virtuali
tridimensionali dell’anatomia del rene e delle sue strutture
vascolari che vengono aggiunte allo schermo della piattaforma
robotica. Madre e figlia stanno bene e sono state già dimesse:
solo due giorni di degenza per la donatrice, sei giorni per la
ricevente. Oggi finalmente la madre di Anna può evitare di
doversi sottoporre alle lunghe sedute di dialisi che segnano il
percorso dei pazienti con insufficienza renale cronica.
   
“Grazie all’approccio robotico i rischi per il donatore sono
minimi. Per il prelievo dell’organo vengono praticati solo tre
forellini di 8 millimetri sul fianco e una piccola incisione
nella zona sovra pubica per estrarre l’organo. Il dolore
postoperatorio con l’approccio robotico è veramente lieve ed il
donatore si alimenta la giornata stessa dell’intervento. In
sintesi, la tecnologia robotica permette di eseguire interventi
ad elevata complessità con estrema precisione migliorando
ulteriormente l’impatto fisico. Oggigiorno è sempre più
richiesto l’approccio mininvasivo nella donazione da vivente non
solo per il rene, ma anche per il fegato”, sottolinea il
professor Troisi.
   
Il trapianto di rene è stato gestito, per la parte
anestesiologica, dal dott. Giuseppe De Simone (responsabile
della Uosd di Terapia intensiva postoperatoria e dei trapianti
afferente al Dipartimento diretto dal prof. Giuseppe Servillo).
   
Le pazienti sono state seguite, durante tutto il percorso, dal
team chirurgico, infermieristico e dall’area nefrologica, dalla
dott.ssa Rosa Carrano (responsabile della Uosd Percorso clinico
assistenziale in nefrologia e nel trapianto renale) e dal dott.
   
Fabrizio Salemi. Il programma trapianti si inscrive anche
nell’evoluzione delle discipline chirurgiche riunite sotto un
unico DAI diretto dal Prof. Giovanni Domenico De Palma con lo
scopo di razionalizzare e sviluppare in modo omogeneo i diversi
campi sub specialistici della chirurgia generale.
   
Solo pochi centri in Italia eseguono con tecnica mininvasiva
robotica il trapianto di rene. Presso l’Azienda Ospedaliera
Universitaria Federico II, dall’inizio dell’anno, ne sono stati
eseguiti 6, evitando così a molti pazienti campani, anche nel
prossimo futuro, di doversi recare fuori regione.
   
“Il trapianto di rene da donatore vivente è l’opzione migliore
rispetto al donatore con morte cerebrale, in quanto riduce
sensibilmente i costi sociali, i danni e le sofferenze della
dialisi permettendo al ricevente di avere un organo perfetto,
garantito al 100% con una funzionalità ottimale, sia a breve che
a lungo termine. Da non dimenticare poi che i rischi per i
donatori sono veramente minimi, questo anche grazie al
monitoraggio costante offerto negli anni a venire dal team
trapiantologico e alla maggiore attenzione agli stili di vita
conseguenti alla donazione”, aggiunge Troisi.
   
Attualmente a Napoli sono in valutazione per trapianto da
donatore vivente altre 6 coppie e per alcune si sta valutando la
possibilità del trapianto cross-over. Secondo tale modalità,
diverse coppie per le quali non sia possibile procedere con il
trapianto da vivente per una incompatibilità di gruppo
sanguigno, possono entrare in un circuito al fine di trovare
un’altra coppia idonea, in cui il donatore della prima donerà al
ricevente della seconda, mentre il donatore della seconda coppia
donerà al ricevente della prima coppia. Sia il trapianto da
donatore vivente che quello cross-over sono progetti fortemente
supportati dal Centro Nazionale Trapianti di Roma ed attuati con
l’ausilio del Centro Regionale Trapianti. Uno dei punti di forza
del centro Trapianti di Napoli è inoltre il ridotto tempo di
preparazione della coppia donatore/ricevente che, con
l’implementazione del programma, risulta essere oggi inferiore
ai 40 giorni, fra i tempi più brevi d’Italia.
   
“Insieme al direttore sanitario Anna Borrelli e al direttore
amministrativo Stefano Visani proseguiremo nella valorizzazione
delle attività trapiantologiche, promuovendo la cultura della
donazione e continuando ad investire in termini di risorse e di
innovazione tecnologica”, conclude il direttore generale
dell’Aou Federico II Giuseppe Longo. (ANSA).
   

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