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La chemioterapia può causare problemi di udito

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Non soltanto la malattia oncologica, con la sequela di problematiche che possono riguardare l’organo colpito dal tumore e trascinarsi nel tempo. Le cure che ne conseguono possono avere diversi effetti collaterali, rilevabili anche in altri distretti corporei. Tra questi, ci sono i problemi dell’udito: dalla sua progressiva perdita alla comparsa dell’acufene. Conseguenze finora prese in esame in maniera adeguata soprattutto tra coloro che si sono ammalati durante l’infanzia. Ma che invece in realtà sono frequenti anche tra gli adulti, con un impatto tutt’altro che trascurabile sulla qualità della vita. A poter determinarle, la tossicità della chemioterapia.

La perdita dell’udito una conseguenza della chemioterapia

L’informazione giunge da uno studio pubblicato sulla rivista “BMJ Supportive & Palliative Care” da un gruppo di otorinolaringoiatri e oncologi statunitensi. Il loro lavoro è consistito nel valutare la prevalenza di questi disturbi – perdita di udito e acufene – in un gruppo di 273 pazienti adulti e anziani colpiti da alcune delle più frequenti forme di cancro. Ovvero: i tumori al seno, al polmone, allo stomaco e al colon-retto. Più quelli della sfera ginecologica: corpo e collo dell’utero, ovaio, vulva e vagina. Di fatto ben oltre la metà di quelli rilevati ogni anno nel nostro Paese. Dopo aver escluso chi già aveva sofferto di questi problemi prima di scoprire di avere un cancro e ricostruito l’anamnesi della loro malattia, dalla diagnosi alle terapie eseguite, gli specialisti hanno sottoposto uomini e donne a una serie di esami volti ad accertare la salute dell’orecchio e del timpano (con video otoscopio e timpanometria) e a una valutazione audiologica completa. I risultati hanno evidenziato un’elevata diffusione di problemi all’orecchio tra questi pazienti, che avevano completato il percorso di cure oncologiche all’incirca cinque anni prima. Oltre 1 su 2 registrava infatti una significativa perdita dell’udito. Oltre 1 su 3 aveva riportato episodi di acufene.

Rischi legati alla tossicità del platino e dei taxani

Segno che “queste problematiche non sono comuni soltanto tra chi ha avuto un tumore da bambino”, per dirla con Steven Cheung, neurotologo dell’Università della California San Francisco e prima firma della pubblicazione. Se simili conseguenze non risultano infatti una novità per coloro che hanno avuto un tumore del testicolo o della testa e del collo, poco si sapeva della loro diffusione tra gli adulti chiamati a fare i conti con alcuni dei tumori più frequenti: come quelli al seno, al colon-retto e al polmone. La causa è da ricercare nella tossicità dei chemioterapici impiegati contro queste malattie: come quelli a base di platino e i taxani. Dallo studio si evince che non sembrerebbero esserci differenze legate al tipo di farmaci utilizzati per la chemio. Il rischio sarebbe pressoché identico, a fronte di quelli che sono tra i principi attivi più utilizzati in questi casi.

L’ipoacusia (negli adulti) è un fattore di rischio per il decadimento cognitivo

L’impatto negativo che l’acufene e la perdita dell’udito hanno su molte attività quotidiane – dal riposo notturno all’ascolto di radio e tv, fino alla difficoltà di conversare con famigliari e amici – è significativo. Motivo per cui la loro rilevazione è un aspetto da non trascurare, per garantire una buona qualità di vita ai pazienti oncologici. “L’ipoacusia nel corso dell’età adulta e della terza età è considerata un fattore di rischio per il decadimento cognitivo – afferma Eleonora Trecca, dirigente medico dell’unità operativa complessa di otorinolaringoiatria e chirurgia maxillo-facciale dell’Irccs ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (Foggia) -. Ecco perché è importante riconoscerla e trattarla, a maggior ragione in pazienti già fragili”. Se non per chi ha superato un tumore pediatrico (più a rischio in ragione dell’esposizione precoce ai chemioterapici), è alle prese o ha superato un tumore del distretto testa-collo (già affidato alle cure dell’otorino), al momento non esistono protocolli standardizzati che prevedano lo screening dell’udito nei malati di cancro. “L’ideale sarebbe monitorare le condizioni dell’udito prima, durante e dopo un percorso di chemioterapia. Ma questo purtroppo non avviene in automatico”.

Ipoacusia nei malati oncologici: come trattarla?

A determinare le problematiche uditive è la tossicità dei farmaci – che cambia in base alla dose e alla durata di esposizione – a livello delle cellule ciliate del giro basale della coclea. La conseguenza è una perdita dell’udito progressiva e bilaterale, che interessa soprattutto le frequenze acute. “Si tratta di un processo irreversibile: per questo la diagnosi precoce è fondamentale – conclude l’esperta -. Le forme lievi di norma non vengono trattate, ma controllate con un follow-up a cadenza annuale. Nei casi più complessi, invece, si ricorre alle protesi acustiche”.



www.repubblica.it 2022-08-22 13:56:28

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