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Introvabili, sottopagati e con poca carriera: emergenza infermieri, ne mancano 70mila

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Sono cruciali non sono negli ospedali dove già ne mancano come si è scoperto con il Covid ma sono insostituibili anche per le cure sul territorio, quelle su cui il Pnnr investe 7 miliardi che vedranno proprio gli infermieri protagonisti dentro e fuori le nuove strutture, come le case e gli ospedali di comunità. Peccato che siano introvabili a fronte di una carenza di almeno 70mila operatori. Ad allontanare molti giovani da questa cruciale professione sanitaria che tiene in piedi la Sanità italiana sono gli stipendi bassi: con 1700 euro al mese gli infermieri italiani sono al 25° posto tra i Paesi Ocse. Senza contare la mancanza di progressione di carriera e i rischi di violenza in corsia che colpisce un infermieri su tre. Da qui l’appello alla politica della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche alla vigilia del voto del 25 settembre a battere un colpo, perché «senza infermieri non c’è salute».

L’appello alla politica

Gli oltre 460mila infermieri iscritti all’Albo in Italia, rappresentati dalla Fnopi, chiedono ora in un documento inviato alla politica scelte precise, assicurando un cambio di passo indispensabile: «Gli infermieri sono pochi rispetto al fabbisogno e la professione è sempre meno attrattiva», è l’allarme degli Ordini delle professioni infermieristiche che identificano tre priorità inderogabili, inviate alle forze in corsa per le elezioni: incremento della base contrattuale e riconoscimento economico dell’esclusività delle professioni infermieristiche; riconoscimento delle competenze specialistiche; evoluzione del percorso formativo universitario. «La politica – conclude la Fnopi – deve porsi obiettivi precisi: senza infermieri non c’è salute, l’Italia deve dimostrare di essere una nazione che investe sull’infermieristica, i cittadini non possono più aspettare».

L’emergenza in ospedale e sul territorio

Oggi in Italia, secondo le stime della Fnopi, mancano circa 70mila infermieri, il 45% al Nord, il 20% al Centro e il 35% al Sud. Rispetto alla situazione internazionale, il rapporto infermieri- abitanti in Italia è di 5,5-5,6 infermieri ogni mille abitanti, «uno dei più bassi d’Europa secondo l’Ocse dove la media raggiunge gli 8,8», spiega la Fnopi. Quello infermieri-medici, che dovrebbe essere secondo standard internazionali 1 a 3, è secondo l’Ocse di 1 a 1,5 (la media Ocse è 2,8: il Regno Unito è nella media Ocse, la Germania raggiunge i 3,2, la Francia i 3,3, la Svizzera i 4,1). La pandemia, fa notare la Fnopi, attraverso l’iniezione di organici nel 2020 per far fronte all’emergenza, ha permesso agli infermieri (con circa 8.800 unità in più) di recuperare tutte le perdite subite tra il 2009-2019. Tuttavia, precisa la Fnopi, si tratta di numeri che «non alleggeriscono la carenza o il fabbisogno legato ai nuovi standard del territorio, ma recuperano solo le perdite subite per i tagli legati alle razionalizzazioni di spesa». Gli infermieri tuttavia, evidenzia ancora la Fnopi, continuano ad essere troppo pochi anche per far fronte ai nuovi standard fissati dal Pnrr per la nuova sanità territoriale. «I soli infermieri di famiglia e comunità necessari secondo i nuovi standard sono oltre 20mila (1 ogni 3.000 abitanti)».

Stipendi in Italia troppo bassi

Un infermiere italiano guadagna in media secondo il Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato 2020 (appena pubblicato) 34.711 euro l’anno lordi, cioè circa 22.600 euro netti che su tredici mensilità sono circa 1.700 euro al mese. Lo stipendio è praticamente fermo da circa 8-10 anni, dal contratto 2009, tranne per le indennità di vacanza contrattuali. La media Ocse è di 48.100 euro lordi l’anno. Ma ad esempio in Svizzera (dove molti infermieri italiani vanno a lavorare) si sfiorano i 56mila euro, in Spagna i 55mila, in Germania i 59mila fino al top in Lussemburgo dove nel 2019 un infermiere guadagnava in media poco più di 100mila euro l’anno lordi.

Le proposte al prossimo Parlamento

Tre i blocchi di proposte di intervento proposte dalla Fnopi alla politica. Il primo deve prevedere la valorizzazione della voce contrattuale definita come indennità di specificità infermieristica (voce stipendiale istituita dalla legge di Bilancio 2021 e già individuata contrattualmente), da incrementare di almeno il 30%: oggi gli infermieri italiani sono al 25° posto come media annuale tra i paesi Ocse (seguita solo da altri otto Paesi). Essenziale è anche il riconoscimento economico dell’esclusività per gli infermieri che lavorano in ambito clinico e con ruolo di dirigenza manageriale nei servizi organizzativi nelle strutture pubbliche e private convenzionate. Il secondo blocco deve prevedere l’inserimento all’interno dei Lea (livelli essenziali di assistenza) della branca specialistica assistenziale per dare uniformità di prestazioni a livello regionale e nazionale, con l’istituzione delle competenze specialistiche che già oggi esistono di fatto, ma che non sono ufficialmente riconosciute agli infermieri. Il terzo blocco riguarda la valorizzazione della formazione infermieristica negli Atenei, con l’istituzione di lauree magistrali a indirizzo clinico e scuole di specializzazione.



www.ilsole24ore.com 2022-08-31 12:55:10

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