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Tumore ovaio,terapia mirata 2 donne su 3 vive a più di 5anni – Ginecologia

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(ANSA) – PARIGI, 10 SET – La terapia mirata migliora la
sopravvivenza delle pazienti colpite da tumore dell’ovaio in
fase avanzata e due su tre sono vive a più di 5 anni. Lo
dimostrano i dati di due studi presentati al congresso della
Società europea di oncologia medica (Esmo). Ogni anno, in
Italia, sono 5200 le nuove diagnosi. La sopravvivenza a 5 anni è
ancora bassa, pari al 43%, anche perché troppe donne, circa
l’80%, scoprono la malattia in fase avanzata. Inoltre, in questa
patologia, mancano efficaci strumenti di screening.
   
Oggi però vi sono appunto terapie mirate che possono fare la
differenza: in presenza di specifiche mutazioni genetiche,
infatti, questa neoplasia può essere trattata con una terapia
mirata, olaparib, capostipite della classe dei PARP inibitori,
in grado di tenere sotto controllo la malattia e di cambiare la
pratica clinica. I risultati positivi del follow-up a lungo
termine degli studi di Fase III PAOLA-1 e SOLO-1 hanno mostrato
significativi miglioramenti clinici nella sopravvivenza globale
e nella sopravvivenza libera da progressione con olaparib in
combinazione con bevacizumab, un farmaco antiangiogenico, per le
pazienti positive al deficit di ricombinazione omologa (HRD),
rispetto a bevacizumab, e con olaparib in monoterapia, per le
pazienti con mutazioni BRCA, rispetto a placebo. Il follow-up a
5 anni dello studio PAOLA-1 ha mostrato come olaparib più
bevacizumab abbia prolungato significativamente la sopravvivenza
con il 65,5% delle pazienti vivo a 5 anni rispetto al 48,4% con
bevacizumab e placebo. Lo studio SOLO-1 ha dimostrato che il 67%
delle pazienti con carcinoma ovarico avanzato con mutazioni BRCA
trattate con olaparib era vivo a 7 anni rispetto al 47% con
placebo. I risultati dello studio SOLO-1 sono stati pubblicati
sul Journal of Clinical Oncology. Il carcinoma ovarico è uno dei
tumori ginecologici più comuni, con la prognosi peggiore e il
tasso più elevato di mortalità. Una donna su cinque con
carcinoma ovarico avanzato presenta una mutazione BRCA, e circa
la metà è affetta da tumori HRD positivi. “Storicamente il tasso
di sopravvivenza a cinque anni delle pazienti con nuova diagnosi
di carcinoma ovarico avanzato è del 10-40% – afferma Saverio
Cinieri, Presidente AIOM (Associazione Italiana di Oncologia
Medica) -. Ottenere la sopravvivenza a lungo termine in queste
donne è cruciale. I risultati dei due studi sottolineano inoltre
l’importanza, al momento della diagnosi, del test HRD, che
consente di individuare anche le mutazioni BRCA, per tutte le
pazienti con carcinoma ovarico avanzato. Ci auguriamo che sia
rimborsato quanto prima nel nostro Paese, perché è fondamentale
per la selezione delle pazienti che possano beneficiare del
trattamento di prima linea personalizzato con la terapia
mirata”. (ANSA).
   

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