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Approvato il primo farmaco per una malattia rara del fegato

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C’è una malattia rara del fegato che colpisce i bambini fin dal primo anno di vita, provocando sintomi che rendono la vita di pazienti e familiari molto complicata, come prurito intenso in tutto il corpo, perdita di sonno e crescita ritardata. Parliamo della colestasi intraepatica familiare progressiva (PFIC): chi ne soffre è destinato al trapianto di fegato o a interventi di diversione biliare.

Oggi, però, per i pazienti di età pari o superiore a sei mesi, è disponibile anche un’opzione terapeutica innovativa non chirurgica: l’Agenzia italiana del Farmaco (Aifa) ha infatti dato il via libera alla rimborsabilità di odevixibat, il primo farmaco per il trattamento di tutti i tipi di PFIC. La terapia ha dimostrato sia di poter ridurre il prurito e gli acidi biliari sierici (gli acidi riassorbiti dal fegato al termine del processo digestivo), sia di migliorare la crescita, il sonno e la funzione epatica.

Gli effetti sui sintomi invalidanti 

La PFIC è una patologia rara, potenzialmente letale, che compromette il normale processo di formazione della bile, il liquido che viene prodotto dal fegato per favorire la digestione dei grassi e lo smaltimento delle tossine. Ha un’incidenza stimata che oscilla tra 1/50.000 e 1/100.000 nascite e ha tre varianti: la PCIF1 e la PCIF2 di solito compaiono nei primi mesi di vita, mentre la PCIF3 può fare il suo esordio nella prima infanzia o durante l’adolescenza. La conseguenza più importante è la colestasi, ossia la riduzione o l’arresto del flusso della bile, che si riversa all’interno del fegato causando un progressivo deterioramento dell’organo, l’aumento degli acidi biliari e sintomi fortemente invalidanti.

Proprio su questi ultimi, l’efficacia di odevixibat, che si assume una volta al giorno e agisce localmente nell’intestino tenue, è stata dimostrata dai più ampi studi di Fase 3 mai condotti sulla PFIC. “È estremamente importante aver ricevuto una decisione positiva da parte dell’AIFA, che consente l’acceso a odevixibat per il trattamento dei bambini affetti da PFIC”, commenta Lorenzo D’Antiga, direttore dell’Unità di Epatologia, Gastroenterologia e Trapianti Pediatrici dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, sottolineando l’importanza di disporre di una terapia non chirurgica in grado di portare benefici clinici significativi ai giovani pazienti e alle loro famiglie.

Un primo grande passo per la comunità PFIC

A risentire infatti del forte impatto della malattia non sono solo i pazienti ma anche chi se ne prende cura: lo studio multinazionale PICTURE sul carico clinico, sociale ed economico di pazienti e caregiver, recentemente pubblicato su Orphanet Journal of Rare Disease, ha infatti dimostrato come la PFIC influisca in modo negativo su salute mentale e fisica, qualità di vita, relazioni personali, finanze e prospettive di carriera di tutta la famiglia.

“Il peso della malattia per bambini e famiglie è devastante. Il prurito è così invalidante da avere un impatto enorme sui pazienti e compromettere le loro attività quotidiane, provocando perdita di sonno, scarsa attenzione e un minore rendimento scolastico. Il prurito intrattabile può, da solo, giustificare il trapianto di fegato”, spiega Giuseppe Maggiore, direttore della Divisione di Epatologia, Gastroenterologia, Endoscopia Digestiva, Nutrizione e Trapianto di Fegato dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma. L’auspicio, sottolinea Maggiore, è che la nuova opzione terapeutica possa migliorare in modo significativo la gestione della malattia e, potenzialmente, modificarne il decorso naturale.

Ed è quello che spera soprattutto la comunità dei pazienti affetti da PFIC. “Conosco in prima persona il carico enorme e le sfide che i pazienti e i caregiver di PFIC devono affrontare – commenta Francesca Lombardozzi, responsabile della rete PFIC Italia e madre di un bambino di 3 anni colpito dalla malattia – L’accesso a questo farmaco fondamentale avrà un enorme impatto sulle nostre vite. Rappresenta un primo grande passo per tutta la comunità, e speriamo che ne seguano altri”.

Lo status di “Innovazione terapeutica piena”

La terapia, in Europa al momento disponibile anche in Germania e Regno Unito, ha ottenuto lo status di “Innovazione terapeutica piena”: una designazione speciale attribuita dall’Aifa a farmaci che rispondono a un forte bisogno terapeutico e che, sulla base della robustezza delle prove scientifiche, possiedono un valore terapeutico aggiunto rispetto agli altri trattamenti disponibili.  Il farmaco, inoltre, è in fase di valutazione nello studio di Fase 3 ASSERT per la sindrome di Alagille (ALGS) e nello studio di Fase 3 BOLD per i pazienti con atresia biliare. I risultati potrebbero essere pronti rispettivamente nell’autunno di quest’anno e del 2024.



www.repubblica.it 2022-09-15 14:44:02

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