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Tumori, nelle aree più inquinate si muore di più

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Dove l’ambiente è maggiormente inquinato, il rischio di ammalarsi di cancro è più elevato. Una correlazione già nota, ma a cui si aggiunge un’altra cattiva notizia. Dopo aver sviluppato una malattia oncologica, infatti, chi abita in questi luoghi ha anche una maggiore probabilità di morire a causa della stessa. La maglia nera va alla provincia di Lodi, seguita da quelle di Napoli, Bergamo, Pavia, Sondrio, Cremona, Gorizia, Caserta, Brescia e Piacenza. Hanno il rumore sordo di uno schiaffo in faccia, le conclusioni di uno studio italiano pubblicato, anche se non nella sua versione definitiva, sulla rivista Science of Total Environment. Un lavoro che conferma come l’inquinamento ambientale rappresenti una delle principali minacce per l’insorgenza di diverse forme di cancro, ma anche per la loro progressione verso forme a prognosi infausta. “La mortalità per tumore supera la media nazionale nelle province in cui c’è una maggiore concentrazione di fonti inquinanti”, è quanto messo nero su bianco dal team di ricercatori che ha condotto lo studio. Da cui giunge un monito alla politica. “Chiediamo che vengano riviste le priorità della ricerca e delle azioni da mettere in campo in ambito oncologico. Prevenire o ridurre la contaminazione ambientale deve essere una delle prime mosse da compiere contro l’aumento dei casi di tumore”.

Impatto dell’inquinamento maggiore nel Nord Italia

Secondo i ricercatori, la situazione della Pianura Padana e alcune caratteristiche socio-economiche di questo territorio (dal ricorso all’agricoltura e all’allevamento intensivo alla presenza di grandi siti industriali) rendono più pesante l’impatto dei tumori. E ciò nonostante – in media – gli abitanti abbiano stili di vita più sani, maggiori possibilità economiche e di rivolgersi a un numero superiore di centri specializzati rispetto agli stessi dati che si possono rilevare in larga parte del Mezzogiorno. Gli autori, coordinati da Roberto Cazzolla Gatti (associato di biologia della conservazione all’Università di Bologna), hanno suddiviso le Regioni italiane in tre gruppi. Quelle inserite nel primo (Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino Alto Adige, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Abruzzo e Puglia) e nel terzo (Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Toscana e Marche) sono accomunate da un maggiore impatto delle malattie oncologiche, sebbene presentino differenze significative (tra loro) nei numeri dei fumatori e delle persone in sovrappeso o obese. Al secondo gruppo appartengono invece quelle caratterizzate da bassi tassi di industrializzazione e densità abitativa (Umbria, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna) e che mostrano un ridotto impatto dell’inquinamento e dei tumori.

Più a rischio anche chi ha uno stile di vita salutare

Il lavoro dei ricercatori è consistito nell’andare a fondo del collegamento esistente tra inquinamento di varia origine e a carico di diverse matrici – aria, suolo, acqua – e mortalità determinata dalle malattie oncologiche. Un aspetto finora meno considerato, rispetto a quello riguardante l’incidenza. I risultati, che hanno confermato il legame ipotizzato dagli autori, sembrano essere indipendenti dagli stili di vita. È il caso del fumo di sigaretta, della sedentarietà, del sovrappeso e dell’obesità: oltre che della disponibilità nell’accesso alle cure. Aspetti – considerati nel confronto su base regionale – che concorrono nel determinare o meno una diagnosi di cancro e nel definire le probabilità di buon esito delle cure, ma che non sembrano incidere abbastanza sul dato complessivo di mortalità.

L’inquinamento, fattore di rischio non soltanto per il tumore del polmone

Le conseguenze – in termini di aumento del rischio di incidenza e di mortalità per 16 diverse forme di cancro – risultano legate anche alle diverse fonti inquinanti a cui si è esposti. Il lavoro conferma, per esempio, come i tumori che possono colpire l’apparato gastrointestinale (bocca, esofago, stomaco, colon-retto, fegato e pancreas) risultino più frequenti nelle aree caratterizzate da un massiccio ricorso all’agricoltura intensiva e nelle aree urbane in cui sono presenti grandi siti industriali. Caratteristiche che concorrono a peggiorare la qualità di aria, acqua e terra in conseguenza dell’utilizzo di pesticidi, dell’esposizione a più allergeni e dell’immissione nell’aria di sostanze cancerogene per gli umani (diossine e idrocarburi policiclici aromatici). L’estensione di una città è risultata correlata anche a un impatto maggiore dei tumori a carico dell’apparato respiratorio (trachea, bronchi polmoni).

La presenza di siti contaminati in attesa di bonifica è risultata invece un fattore di rischio per l’insorgenza delle neoplasie della cute e del sistema nervoso centrale. Mentre sarebbe la vicinanza di un’acciaieria a minare la salute dei reni, della vescica e della prostata: organi la cui salute è intaccata pure dalla vicinanza delle discariche, dalla combustione e dallo smaltimento illegale dei rifiuti. Quanto ai tumori femminili (seno, utero, ovaio), secondo i ricercatori “non sarebbero collegati a una causa [ambientale] specifica, bensì a una combinazione di fattori presenti nel luogo in cui si vive”, come la scarsa qualità dell’aria, un’elevata estensione urbana e densità veicolare, il ricorso a un’agricoltura intensiva, la presenza di siti contaminati, acciaierie o industrie chimiche.

Twitter @fabioditodaro



www.repubblica.it 2022-09-21 14:33:00

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