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Colesterolo alto, anche senza altri fattori di rischio è un pericolo per il cuore

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Fattore di rischio? No. O almeno non solo. Sarebbe troppo facile e riduttivo. Il colesterolo alto, come l’ipertensione, è un vero e proprio elemento causale per insorgenza di patologie ischemiche come l’infarto. Per questo occorre controllare i valori di colesterolo LDL, quello cattivo. Bisogna stare sotto i 115 milligrammi per decilitro se si è in buona salute, sotto i 70 se si è ad alto rischio e sotto i 55 se si è ad altissimo rischio. Ma dalla teoria alla pratica, purtroppo la situazione cambia. Perché gli italiani sottovalutano ancora questo nemico del cuore e delle arterie.

Colesterolo LDL, questo sconosciuto

A dirlo è una ricerca condotta da SWG su un campione di oltre 1200 adulti resa nota in occasione della Giornata Mondiale del Cuore del 29 novembre. Cosa emerge? Poco meno di un connazionale su due sottovaluta i rischi legati ad alti livelli di colesterolo, circa uno su tre ritiene che il rischio legato all’ipercolesterolemia debba preoccupare solo chi ha già sofferto di cuore. Ma soprattutto, molti non conoscono il nemico: solo il 43 % del campione sa che è il colesterolo LDL ad essere dannoso per la nostra salute. Insomma, la confusione regna.

Il rischio è sottovalutato

Stando ai risultati dello studio, il 20% non conosce neppure i rischi derivanti da alti livelli di colesterolo, mentre per il 42% il controllo del livello del colesterolo dipende solamente dalla dieta alimentare e dall’attività fisica. Insomma, si fa fatica a considerare l’ipercolesterolemia una vera e propria patologia.

Secondo Emanuela Folco, della Fondazione Italiana Per il Cuore, nonostante in Italia le patologie cardiovascolari siano prima causa di morte sia per gli uomini (31,7%) che per le donne (37,7%) e che la prevalenza delle persone che vivono con invalidità cardiovascolare sia pari al 4,4 per mille, “la percezione generale sia che le patologie cardiovascolari non occupino i primi posti tra le malattie da temere, dato in contrapposizione con quello che vediamo nella vita di tutti i giorni”.

Più attenzione alla prevenzione

Tornando all’indagine, si vede davvero come gli italiani conoscano l’importanza della prevenzione ma poi, all’atto pratico, solo raramente pensino a proteggere la propria salute. Attraverso la prevenzione per il 92% degli intervistati i problemi cardiocircolatori possono essere evitati, ma solo per il 17% del campione è opportuno eseguire periodicamente visite di controllo. E solamente il 31% dei partecipanti si è sottoposto ad una valutazione del rischio cardiovascolare negli ultimi 12 mesi.

Controlli serrati per chi ha già avuto ictus o infarti

A non poter però sottrarsi a controlli regolari sono, più degli altri, i pazienti ad alto rischio cardiovascolare che rappresentano, in base alle linee guida internazionali, la vera e urgente priorità nell’ambito degli interventi preventivi. “La prevenzione diventa cruciale quando si parla di pazienti ad alto rischio cardiovascolare – commenta Ciro Indolfi, presidente della società Italiana di Cardiologia (Sic). Chi è stato colpito da un evento cardiovascolare, infatti, corre un rischio elevato di andare incontro ad un nuovo infarto o Ictus negli anni successivi. Eventi che potrebbero essere sensibilmente ridotti – come ricordano le recenti linee guida della Società Europea di Cardiologia – se venissero sempre più implementate le strategie di prevenzione secondaria. Proprio nella direzione di un trattamento precoce e rapido va l’abbassamento delle soglie di colesterolo LDL per l’accesso ai nuovi farmaci anti-colesterolo PCSK9, recentemente pubblicate in Gazzetta Ufficiale”.

I numeri da ricordare

Insomma: la scienza dice chiaramente che il colesterolo LDL è causa delle patologie cardiovascolari. E non va considerato solo un fattore di rischio. La sua riduzione – pertanto – rappresenta uno degli obiettivi principali per limitare eventi cardiovascolari quali l’infarto miocardico e contrastare la mortalità. “Le linee guida della Società Europea di Cardiologia suggeriscono in prevenzione secondaria livelli di colesterolo LDL inferiori a 55 milligrammi per decilitro e, in alcuni pazienti particolarmente a rischio, livelli di LDL-colesterolo ancora più bassi e inferiori a 40 – fa sapere Indolfi – questi obiettivi così ambiziosi possono essere oggi raggiunti grazie agli inibitori della proteina PCSK9, capaci di ridurre del 60% il livello di colesterolo LDL, dimostrando un chiaro beneficio clinico nei pazienti con elevato rischio cardiovascolare”. Insomma: il paziente ad alto rischio cardiovascolareche  ha subìto uno o più eventi cardiovascolari è un paziente cronico che come tale va trattato. Con terapie su misura.



www.repubblica.it 2022-09-27 15:13:13

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