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Tumori, le differenze tra donne e uomini

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E’ un tema nuovo, soprattutto quando si parla di oncologia. Perché se in altri settori le differenze tra uomini e donne nell’incidenza, nella sintomatologia o nella risposta ai trattamenti di alcune malattie (per esempio quelle dell’apparato cardiovascolare) raccolgono sempre maggiori evidenze, quando si parla di tumori la strada da fare è ancora tanta. “A lungo la medicina di genere in ambito oncologico è rimasta confinata solo all’aspetto riproduttivo”, commenta per esempio Rossana Berardi, Ordinaria di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice della Clinica Oncologica dell’Azienda Ospedaliero Universitaria delle Marche e membro del Direttivo Nazionale AIOM. “Oggi invece – continua Berardi – abbiamo a disposizione evidenze scientifiche crescenti, anche epidemiologiche, che aiutano a comprendere come vi siano importanti differenze biologiche in base al sesso nella risposta ai trattamenti”. E anche negli effetti collaterali delle terapie oncologiche, che per le donne sono spesso più importanti. “Individuare le basi fisiopatologiche responsabili delle differenze biologiche, cioè legate al sesso, e socio-culturali, cioè legate al genere, rappresenta un passo indispensabile per coniugare una maggiore efficacia terapeutica a minori effetti tossici”, sottolinea Alessandra Carè, del Centro di riferimento per la medicina del genere all’Istituto Superiore di Sanità.

 

Serve un’oncologia di genere

Alla medicina di genere, e in particolare alle sue possibili applicazioni in campo oncologico, è stata dedicata una parte del convegno di AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) sulle “Giornate dell’etica in oncologia”. Con un occhio, oltre che alla ricerca e alla clinica, anche all’economia: uno sguardo di genere, commenta infatti Francesco Saverio Mennini, che insegna Economia Sanitaria e Economia Politica all’Università di Roma “Tor Vergata”, può generare anche una la riduzione dei costi – perché l’utilizzo di terapie mirate garantisce un miglior utilizzo delle risorse – e risparmi, generati da una migliore aderenza alle terapie che evitino errori nelle prescrizioni, una maggiore sicurezza dei trattamenti e l’appropriatezza terapeutica. “Selezionando anticipatamente i pazienti che possono rispondere alle terapie – dice Mennini – si possono evitare spese inutili, destinando le risorse risparmiate alla cura di altre importanti patologie”. Ecco allora le principali evidenze in oncologia sulle differenze di sesso e genere.

Nel carcinoma del colon-retto

Il cancro del colon-retto è il secondo tumore più comune tra le donne (dopo quello alla mammella) e il terzo per gli uomini (dopo quello al polmone e alla prostata), ed è la terza causa di morte per cancro in ambedue le popolazioni. I due sessi differiscono anche per quanto riguarda la localizzazione del tumore. Un recente studio retrospettivo su 186 mila pazienti (46,1 per cento donne e 53,9 uomini) diagnosticati in Germania tra il 2000 e il 2016 ha mostrato nelle donne una localizzazione preferenziale nel tratto destro ascendente (45% donne e 36,7% uomini), e una forma più aggressiva di questa neoplasia. Infatti a seconda del sito di sviluppo – spiega Erika Martinelli, del Dipartimento di Medicina di precisione dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli – il tumore è associato a caratteristiche molecolari e patologiche differenti che ne determinano l’aggressività. Nelle donne è stata osservata una migliore sopravvivenza, inclusa sopravvivenza libera da malattia, sebbene rispetto agli uomini avessero un’età più avanzata al momento della diagnosi e avessero ricevuto meno trattamenti chemioterapici. Da considerare che la maggiore distanza dalla parte terminale dell’intestino potrebbe rendere meno valido lo screening per la ricerca del sangue occulto nelle feci, con una maggiore probabilità di falsi negativi.

Nel carcinoma della vescica

Ogni anno in Italia si ammalano di questo tumore più di 20 mila uomini e circa 5 mila donne. Nel mondo questo tumore è il quarto più comune negli uomini e il diciassettesimo nelle donne. Questo significa che gli uomini hanno un rischio 3 volte superiore alle donne di sviluppare questa neoplasia. Tuttavia oggi l’incidenza di questa malattia è in riduzione negli uomini, mentre nelle donne risulta in sensibile aumento. Tra le principali cause di questa riduzione del gap è il fumo di sigaretta: i fumatori hanno infatti un rischio di sviluppare la malattia che è quasi cinque volte superiore rispetto ai non fumatori. L’aumento di donne fumatrici – aggiunge Giuseppe Procopio, oncologo all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – può spiegare l’aumento dei casi. Primo segno di questo tumore può essere la comparsa di sangue nelle urine. Poiché le donne hanno con maggiore frequenza degli uomini infezioni delle vie urinarie, vengono in genere sottoposte a più cicli di antibiotici prima di una diagnosi. Questo ritardo (85 giorni in media rispetto ai 73 dell’uomo) può avere conseguenze sulla prognosi e sulla qualità di vita. Il 15 per cento delle donne ha un ritardo di oltre 6 mesi, il 25 per cento di oltre 9 mesi, con una qualità di vita peggiore.

Nei tumori testa collo

Sono tra i tumori in cui si registra il maggior squilibrio di sesso-genere. Il rapporto tra maschi e femmine è di 4 a 1. Ma l’incidenza è in aumento tra le donne. Nei due sessi c’è una diversa distribuzione dei siti di tumore: per esempio quelli dell’orofaringe correlati all’HPV sono più frequenti negli uomini, quelli del cavo orale sono più frequenti nelle donne. Anche le abitudini di vita (fumo e alcol) influenzano la distribuzione, ma le donne hanno una prognosi migliore, anche se rispetto agli uomini ricevono meno di frequente un trattamento intensivo o radicale. Inoltre meno frequentemente degli uomini le pazienti donne hanno un caregiver cui affidarsi, che è invece un fattore fondamentale che porta benefici anche in termini di sopravvivenza, come spiega Laura Locati, del dipartimento di medicina interna e terapia medica Università di Pavia, IRCCS ICS Maugeri. Non solo: le donne hanno anche una maggiore difficoltà nel ritorno alla vita attiva dopo la chirurgia. Se c’è asportazione di parte della mandibola, per esempio, le donne si sentono più mutilate dal punto di vista estetico, più spesso degli uomini evitano di mangiare in pubblico rinunciando così a una parte importante della vita sociale, e hanno anche maggiori difficoltà nella riabilitazione della laringe se questa è compromessa, con alterazioni della voce e conseguente grande impatto sulle relazioni.

Nel tumore del polmone

In Italia, così come in generale nei paesi industrializzati, le neoplasie polmonari rappresentano la prima causa di morte per patologia oncologica nella popolazione maschile e la seconda nelle donne, dopo il tumore al seno. Ma a partire dagli anni Cinquanta, l’incidenza di questa neoplasia nel sesso femminile è notevolmente aumentata, così come anche il tasso di mortalità, che negli ultimi anni tra le donne è salito del 5 per cento. Le ragioni di questa crescita vanno certamente rintracciate nella diffusione del consumo di tabacco nella popolazione femminile (su 12 milioni di fumatori in Italia, 5,5 milioni sono donne). E a parità di sigarette, le donne hanno una maggiore probabilità rispetto agli uomini di sviluppare un tumore al polmone. A contribuire a questa crescita – dice Fabiana Cecere, dell’Istituto Nazionale dei Tumori Regina Elena di Roma – sono però anche altri fattori: l’esposizione al fumo passivo (per esempio quello del partner se fumatore), al radon, all’amianto, a inquinanti atmosferici come le polveri sottili, che promuovono l’infiammazione negli alveoli anche dei non fumatori. Diversi studi hanno poi dimostrato che le donne tendono ad essere più giovani al momento della diagnosi, con una migliore sopravvivenza indipendentemente dallo stadio iniziale di malattia, e una più efficace risposta alla chemioterapia.



www.repubblica.it 2022-09-26 15:47:17

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