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Il segreto per star bene? Le relazioni sociali (anche solo un sms)

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Il segreto per stare bene? Sono i nostri simili, le relazioni sociali, anche quelle più superficiali come un messaggino inatteso, una mail gentile o due chiacchiere con uno sconosciuto sui mezzi pubblici. Occasioni di incontro i cui effetti positivi sull’umore sono confermati da un numero crescente di studi.

Siamo una specie socievole ma molti di noi, si legge in un articolo sul tema pubblicato dal New York Times, soffrono di quella che lo psicologo Nicholas Epley dell’Università di Chicago definisce “sottosocialità”, una condizione di ansia diffusa che ci porta a evitare interazioni che sarebbero invece piacevoli e gratificanti. Un problema che lo psicologo suggerisce di affrontare dedicandosi a un vero e proprio “allenamento sociale”.

Non sottovalutare email e sms

Pensiamo che scrivere una mail o un sms a qualcuno che non sentiamo da tempo non serva a niente? Una ricerca da poco pubblicata sul Journal of Personality and Social Psychology evidenzia che tendiamo a sottovalutare i benefici di questo tipo di comunicazioni.

I ricercatori dell’Università di Pittsburgh hanno realizzato una serie di tredici esperimenti, coinvolgendo più di 5900 partecipanti, per capire fino a che punto le persone si rendano conto dell’effetto che hanno queste interazioni sul destinatario, si tratti di un amico o di un semplice conoscente, quello che gli psicologi chiamano “legame debole”. Scoprendo che il piacere generato dalla comunicazione è assai maggiore di quanto ipotizzato, soprattutto quando a farsi viva è una conoscenza superficiale.

Le ragioni di chi non si fa sentire

Perché allora esitiamo a farci sentire? In molti casi, spiegano i ricercatori, il problema può dipendere dal fatto che spesso non ci rendiamo conto di piacere agli altri, oltre a sottovalutare l’importanza delle relazioni sociali per il nostro benessere. “C’è da sperare che questi risultati incoraggino le persone a essere più presenti con i propri conoscenti”, osserva l’autrice dello studio Peggy Liu.

Virtuale va bene ma reale è meglio

“WhatsApp e messaggistica fanno ormai parte del nostro modo quotidiano comunicare, e ci permettono di mantenerci in contatto anche a distanza, con effetti sicuramente positivi”, ricorda la psicoterapeuta Sara Zamperlin, “oltretutto, in qualche modo la distanza ci fa sentire al sicuro permettendoci di aprirci in modo più profondo”. Anche se c’è il rischio di perdere l’abitudine alle interazioni non virtuali, “al contatto faccia a faccia, all’attenzione per i tempi dell’altro richiesta da un dialogo in presenza”, prosegue la psicoterapeuta. “E qualche volta si rischia di perdere il contesto, dato dal tono di voce e dalle espressioni facciali: le emoticon risolvono solo fino a un certo punto”.

Parlare con gli sconosciuti

Altre ricerche, infatti, mostrano i vantaggi di comportamenti ormai desueti come parlare con gli sconosciuti quando viaggiamo su un mezzo pubblico. Lo facciamo sempre meno, soprattutto, spiegano i ricercatori, perché non ci rendiamo conto di quanto possa essere piacevole conversare con un estraneo: un’indagine di qualche anno fa mostra che meno di una persona su quattro prende in considerazione l’idea di rivolgere la parola a uno sconosciuto incontrato in treno o metropolitana, ma le ricerche più recenti mostrano che chi lo fa scopre un’esperienza più gratificante del previsto.

Piace anche agli introversi

Chiacchierare con il vicino di posto, ad esempio, rende più gradevole un tragitto sui mezzi, e altri studi mostrano che anche conversazioni più lunghe e approfondite sono apprezzate: un incontro con uno sconosciuto, secondo uno studio dell’Università della Virginia, è anche un’occasione per ottenere informazioni utili o comunque imparare qualcosa. E i dati raccolti mostrano che le persone introverse che fanno più fatica a rivolgersi a un estraneo apprezzano l’esperienza quanto i più socievoli.

“Chiacchierare con estranei ci aiuta a uscire dalla nostra bolla, confrontandoci con opinioni e stili di vita lontani dai nostro”, sottolinea Zamperlin. “Allo stesso tempo, un interlocutore sconosciuto non conosce le nostre caratteristiche, positive o negative, e ci permette di esporci un po’ di più e di godere della conversazione esprimendoci liberamente senza sentirci legati a un ruolo”.

L’importanza della gentilezza

Ma socializzare non vuol dire solo parlare con estranei: un altro studio mostra che tendiamo a sottovalutare anche gli effetti di un gesto gentile, come regalare a qualcuno un buono per una tazza di cioccolata calda (l’espediente usato dai ricercatori). I partecipanti all’esperimento erano in grado di anticipare che il gesto sarebbe stato accolto favorevolmente, ma non fino a che punto. ” Senza contare”, ricorda Zamperlin, ” che un gesto di gentilezza, se è autentico, ci permette di entrare in contatto con emozioni positive”.

Il problema, spiegano i ricercatori americani è che spesso esitiamo a fare gesti di questo tipo perché ci sentiamo a disagio e non all’altezza: mentre dovremmo considerare che i nostri interlocutori prestano attenzione alla gentilezza e al calore più che alla nostra competenza.



www.repubblica.it 2022-10-01 05:30:24

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