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Ricerca clinica, come mantenere le distanze sicure fra medici e industria

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Oncologi ed ematologi andranno a comporre due tavoli di lavoro a supporto della Commissione Tecnico Scientifica (CTS) dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa). Lo ha annunciato Nicola Magrini, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, durante la sessione speciale dal titolo “AIOM incontra AIFA. L’Oncologia moderna: uno slalom tra le regole e le aspettative”, che si è svolta domenica 2 ottobre nell’ambito del Congresso AIOM. Una collaborazione, quella fra Agenzia e specialisti, che va nella direzione della valorizzazione della ricerca clinica, elemento fondamentale  per la cura dei pazienti e per poter garantire un miglior servizio sanitario. Per questo, secondo Magrini, non può essere lasciata nelle sole mani dell’industria. Tanto più dopo gli ultimi due anni, nei quali il Covid ha reso evidente quanto sia importante costruire e finanziare network e piattaforme per condurre studi clinici che mettono a confronto le terapie che sono di maggiore interesse per il servizio sanitario e per i pazienti. 

La questione della ricerca clinica porta con sé quella dei conflitti d’interesse, che secondo il direttore di Aifa possono essere governati in trasparenza, con la necessaria progressività, ponendo più attenzione ai pochi conflitti maggiori, e separando quelli istituzionali da quelli individuali, che vanno verificati caso per caso. Nonché mantenendo e valutando periodicamente la relazione fra ricerca profit e non profit. Come? Magrini ha messo sul piatto tre proposte concrete. Per primo stanziare maggiori fondi per la ricerca indipendente: 100 milioni all’anno per cinque anni. Quindi  considerare la possibilità che il servizio sanitario nazionale contribuisca a sostenere gli studi clinici randomizzati, pagando per esempio il braccio rappresentato dallo standard treatment. Questo avrebbe delle implicazioni importanti per supportare la ricerca clinica e ridurre i costi di ricerca e sviluppo. Terzo: stabilire un monitoraggio degli studi di fase 1 condotti in Italia.

“Negli ultimi anni abbiamo avuto studi di fase 2 che hanno prodotto risultati apparentemente straordinari ma che poi sono stati smentiti da quelli di fase 3. Ma per nostra fortuna abbiamo uno strumento fondamentale che ci deve guidare nelle nostre scelte: le linee guida. La produzione e l’aggiornamento di questi documenti è il fulcro dell’attività della nostra Società Scientifica. AIOM nel medio periodo deve diventare il più possibile autonoma e indipendente in ambito metodologico nella produzione delle Linee”, ha sottolineato durante la sessione il presidente di Fondazione AIOM, Giordano Beretta. “Queste ultime sono sempre più importanti anche da un punto di vista medico-legale, dopo la legge Gelli del 2017. All’interno del sistema nazionale linee guida, ben il 40% è prodotto da AIOM che risulta così la prima società scientifica nazionale”. 

E’ stata poi la volta di Rosanna D’Antona, presidente di Europa Donna Italia, che ha tenuto un intervento sull’innovazione e l’accesso alle cure. “Come rappresentanti dei pazienti vogliamo essere per i clinici e le istituzioni il ‘segnalibro’ dei vostri volumi scientifici – ha sottolineato D’Antona -. Non pretendiamo di essere al centro del dialogo tra specialisti e istituzioni sanitarie ma dobbiamo essere ascoltati. Chiediamo inoltre di contribuire al lavoro delle commissioni che deliberano sui farmaci destinati ai pazienti”. “Anche la comunicazione con i pazienti gioca un ruolo importante – ha concluso Saverio Cinieri -. Come ha giustamente ricordato il direttore Magrini non dobbiamo più chiamarle ‘sperimentazioni’ ma ‘studi’ clinici. Anche in questo modo possiamo favorire la ricerca clinica nel nostro Paese. Accogliamo infine con favore la creazione dei due sottogruppi del CTS di AIFA e siamo pronti a dare il nostro contributo”. 



www.repubblica.it 2022-10-04 08:47:00

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