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L’alimentazione dei primi due anni predice l’obesità da adulti

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La salute degli adulti dipende da cosa hanno mangiato nei primi due anni di vita. E anche dal tipo di svezzamento. Perché è proprio vero che siamo quello che mangiamo, ma anche quello che abbiamo mangiato quando siamo passati dal latte come alimento esclusivo ai cibi diversi dal latte, cioè quando siamo stati svezzati. E la nostra salute sarebbe legata proprio a cosa abbiamo mangiato da piccoli.

Troppe differenze, anche economiche

Lo svezzamento, o divezzamento o ancora meglio l’alimentazione complementare, come lo definisce l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità), è il periodo della vita – dai 4-5 mesi fino a circa un anno di età – in cui il latte materno o formulato smette di essere l’alimento esclusivo della dieta, e il bambino gradualmente approda all’alimentazione del resto della famiglia. Ma le famiglie non sono tutte uguali, non lo sono per disponibilità economica, per istruzione e per accesso all’informazione. Non fanno la stessa spesa e non mangiano le stesse cose.

“Il punto – ha detto infatti Antonio D’Avino presidente di Fimp, la Federazione dei medici di famiglia a congresso dal 12 al 15 ottobre – è che come ci si nutre, in termini di qualità e quantità, all’interno del nucleo familiare nei primi 1000 giorni di vita, cioè dal concepimento ai due anni di età, incide drammaticamente sul futuro stato di salute della persona”.

L’80% dei bambini obesi lo è da adulto

In Italia si contano 100mila casi di obesità e sovrappeso in età pediatrica concentrati soprattutto nel Meridione del paese. Secondo l’ultimo report di OKkio alla Salute, il sistema di sorveglianza del Ministero della Salute sul sovrappeso-obesità e sui fattori di rischio correlati nei bambini delle scuole primarie, su un campione di 50mila bambini di terza elementare il 20,4% è in sovrappeso e il 9,4% è obeso.

Ma il dato più interessante è che circa l’80% dei bambini obesi resta tale da adulti: cioè uomini e donne esposti a un rischio più alto di ammalarsi di malattie cardiovascolari (in particolare infarto e ictus), ipertensione, diabete di tipo 2, sindrome metabolica. E di alcune forme di cancro: per esempio alla mammella, alla tiroide, alle ovaie, al fegato, al pancreas.

“L’obesità è una condizione multifattoriale, con lo status socioeconomico basso tra i fattori di rischio – riprende D’Avino, che è pediatra di famiglia a Napoli -. L’allattamento al seno invece è un fattore protettivo dell’obesità. Diverse ricerche indicano che i bambini allattati esclusivamente al seno tendono ad assumere meno peso nei primi anni di vita. Ma ci sono studi che suggeriscono anche che le madri più giovani e meno istruite, quelle con un lavoro manuale che devono tornare presto a lavorare dopo la maternità, hanno un rischio maggiore di interrompere precocemente l’allattamento esclusivo al seno. Tendono a passare prima a quello misto con latti formulati, e anche a inserire prima i cibi so­lidi nella dieta dei bambini. E sono le stesse donne che forse cedono più facilmente alle pressioni del marketing, alle pressioni sociali e che approdano ai suggerimenti inappropriati che circolano sul web o nei blog”.

La qualità dei cibi

Anche la qualità degli alimenti offerti ai bambini è differente: le famiglie meno avvantaggiate tendono a usare più cibi pronti, ad aggiungere zucchero e sale ai cibi preparati in casa, si avvalgono più spesso del fast food anche per l’alimentazione del figlio piccolo: paradossalmente mentre all’inizio dello svezzamento nelle famiglie meno abbienti si introduce un numero maggiore di cibi, quando il bambino ha un anno, quando lo svezzamento è completato, succede il contrario: la varietà degli alimenti è inferiore rispet­to a quella delle famiglie che hanno maggiori possibilità.

La classe alimentare

Tutti i classismi sono odiosi, quello alimentare anche più degli altri, perché riguarda i bambini molto piccoli, e può lasciare segni sulla loro salute per molto tempo: un po’ come un destino. “Per questo è molto importante intervenire il prima possibile già durante la gravidan­za, inserendo la figura del pediatra nei corsi pre parto, per prevenire l’instaurarsi di comportamenti scorretti. Come pediatri di famiglia – riprende il presidente Fimp – ci impegniamo a formare e informare i genitori sulle potenzialità protettive di ciò che mangiamo da piccoli, su quanto le scelte compiute nei primi due anni di vita e anche prima della gravidanza pesino sull’adulto che verrà. Nel corso dei bilanci di salute, cioè delle visite programmate dalla nascita fino ai 14 anni, noi facciamo educazione sanitaria ed educazione alimentare, che è importante per tutte le famiglie, ma soprattutto per quelle che hanno meno accesso alle informazioni corrette. Attraverso quegli incontri possiamo cambiare le abitudini alimentari dei nostri piccoli pazienti e dell’intera famiglia, spingendo tutti verso una dieta più sana”.

Lo svezzamento corretto

Nel corso del congresso è stato anche presentato  il documento realizzato da 4 società pediatriche (oltre a Fimp, da Sipps, Società italiana di pediatria preventiva e sociale, Sinupe, Società italiana di nutrizione pediatrica e SIDOHaD, Società italiana per lo sviluppo e le origini della salute e delle malattie). “Un documento – spiega Giuseppe Di Mauro, presidente Sipps – pensato per offrire a tutti i pediatri di famiglia gli strumenti per indicare i passaggi corretti ai genitori, con indicazioni redatte su una solida base di evi­denza scientifica”.

Per esempio?   “Ci sono evidenze indiscusse in tre casi molto specifici: non assumere latte vaccino nel primo anno di vita per il rischio di anemia carenziale, non introdurre anticipatamente o troppo oltre il glutine per prevenire l’insorgenza di malattia celiaca, introdurlo invece all’inizio della alimentazione complementare insieme agli altri alimenti”, conclude Di Mauro.

Cosa è cambiato

A proposito di prima e dopo, parliamo di passato e di presente. Qualcosa è cambiato nelle indicazioni per lo svezzamento. “Sì, qualcosa è cambiato. In passato ritenevamo che gli alimenti allergizzanti, come kiwi, frutta secca, uovo, andassero introdotti tardivamente, perché si riteneva che anticiparne l’inserimento favorisse il rischio di allergie. Oggi sappiamo su basi scientifiche che è il contrario: che offrendo questi alimenti con gli stessi tempi degli altri il rischio di sviluppare allergie si riduce”, dice Raffaella De Franchis, referente Area Alimentazione e Nutrizione della Fimp. “Sappiamo inoltre – riprende l’esperta, pediatra di famiglia a Napoli – che prima dell’anno d’età ai bambini non andrebbero offerte tisane e succhi di frutta e in genere bibite zuccherate, e che quelli allattati esclusivamente al seno farebbero a bene prendere solo latte materno fino al sesto mese, e dopo, durante lo svezzamento, prolungare l’allattamento al seno il più possibile”.

Le proteine sono obesogene

“Sappiamo per certo che un eccessivo apporto proteico nella fase dell’alimentazione complementare predispone all’obesità futura: i genitori devono attenersi alle quantità di proteine consigliate dalle tabelle nutrizionali: 25-30 grammi fino ai 12 mesi”, aggiunge De Franchis. Inoltre l’obesità, mettendo l’organismo in uno stato infiammatorio costante “facilita la comparsa in età adulta e avanzata di malattie correlate con l’infiammazione, come il Chron e la colite ulcerosa, per esempio – aggiunge De Franchis –  e poi di malattie autoimmuni, di demenza”.

Lo svezzamento mediterraneo

Tra i tanti modelli di alimentazione complementare quello mediterraneo la fa da padrone. “Noi pediatri di Fimp di Napoli – continua l’esperta – abbiamo pubblicato su Nutrients una ricerca che ha valutato l’efficacia di uno svezzamento di tipo mediterraneo, basato solo su cibi freschi, di stagione e prepararti in modo gustoso con spezie ed erbe aromatiche”. Il risultato? “Estremamente interessante: i bambini dello studio a 3 anni mangiavano più mediterraneo degli altri, e le loro madri avevano stili alimentari migliori. Inoltre, abbiamo dati preliminari che indicano un effetto benefico sul microbiota intestinale, in termini di varietà e quantità di microrganismi buoni”.



www.repubblica.it 2022-10-14 09:00:00

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