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In Gazzetta il riparto delle risorse per la prosecuzione del Programma straordinario …

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di Ettore Jorio

Leggendo il provvedimento, che ha racimolato la solita acritica Intesa in Conferenza permanente Stato-Regioni e province autonome, con il voto masochistico delle Regioni a più rischio al riguardo, si rimane a bocca aperta (si veda QS del 30 giugno). Una assurdità vera e propria, dal momento che le Regioni ad altissimo rischio sismico (Abruzzo, Umbria, Molise, Campania, Calabria e Sicilia) e quelle ad alto rischio sismico (Marche e Basilicata) sono quelle che percepiranno di meno pro capite, ancorché rappresentative della metà della popolazione nazionale

19 OTT

Dalla pubblicazione tardiva in G.U., avvenuta il 17 ottobre scorso dopo il parere della Corte dei conti perfezionato il  25 agosto, del DM Salute assunto il 20 luglio, di concerto con il Mef, emerge il riparto delle risorse del programma straordinario di investimenti in sanità. Più esattamente, per la parte che riguarda l’odierna considerazione, dei fondi statali ex art 20 L. 67/88 garanti del recupero edilizio dal rischio sismico e d’incendio.

Ebbene, leggendo il provvedimento, che ha racimolato la solita acritica Intesa in Conferenza permanente Stato-Regioni e province autonome, con il voto masochistico delle Regioni a più rischio al riguardo, si rimane a bocca aperta (si veda QS del 30 giugno). Una assurdità vera e propria, dal momento che le Regioni ad altissimo rischio sismico (Abruzzo, Umbria, Molise, Campania, Calabria e Sicilia) e quelle ad alto rischio sismico (Marche e Basilicata) sono quelle che percepiranno di meno pro capite, ancorché rappresentative della metà della popolazione nazionale.

Due i motivi
Il primo riguarda il non avere tenuto affatto conto – pur riferentisi ad un general generico “fabbisogno sanitario regionale corrente per l’anno 2021” – delle maggiori ineludibili esigenze reali delle realtà regionali esposte ai sismi quasi come il Giappone. Il tutto con l’aggravante della età media delle strutture e della fatiscenza delle medesime da ricordare manufatti ridotti spesso in condizioni appena post-belliche.

Non solo. Spesso neppure accreditate (es. la Calabria), nonostante l’obbligo per il loro utilizzo, perché addirittura non in possesso dei requisiti strutturali minimi (oltre a quelli organizzativi, attesa la carenza di personale) richiesti per l’autorizzazione all’esercizio (art. 8 ter d. lgs. 502/92). Immaginiamo, di quelli ulteriori previsti per l’accreditamento istituzionale (art. 8 quater d.lgs. 502/92).

Il secondo afferisce al criterio di innaturale premialità, cui si è fatto ricorso per assegnare i valori alle singole Regioni.

Una premialità che pare essere quella di un taylorismo così spinto da fare arrossire persino Frederick Taylor. Di certo, ben lontana dal dovere solidaristico redistributivo e perequativo che la Costituzione pretende nel garantire l’erogazione dei Lea, a partire dall’efficienza delle strutture erogatrici delle prestazioni sociosanitarie essenziali. Si premia, dunque, chi è stato più veloce a spendere e non già chI è più bisognoso nel dovere superare il proprio disagio strutturale. Una vecchia storia, che ha ridotto la sanità del Mezzogiorno nelle condizioni in cui si trova: penosa.

È appena il caso di ricordare l’attenzione che la Carta pone a soluzione delle inadempienze da parte degli organi regionali sostituendoli con appositi commissari di governo ad hoc. Uno strumento surrogatorio non solo utile a fare sì che la tutela alla salute venga garantita a prescindere, ovunque a chiunque, ma a che – nell’occasione commissariale – le istituzioni regionali, sino a ieri inadempienti, si acculturino e divengano efficienti nell’effettuare gli investimenti funzionali al progetto.

Dunque, premialità da una parte e una condanna dal sapore di severa e cinica punizione per quella parte della nazione (quella delle regioni incapaci sino a ieri di spendere), da sempre penalizzata nell’esigere i diritti fondamentali.

Se questo era quanto scritto nell’agenda Draghi, capisco il successo di chi si è opposto ad essa.

È da sperare che la nuova Premier metta nella sua agenda l’interesse per far sì che chi è ultimo in graduatoria risalga nella classifica dei diritti alla persona.

Ettore Jorio
Università della Calabria

 

19 ottobre 2022
© Riproduzione riservata


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