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Tumore al seno, l’asimmetria di Tai

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Il racconto di un’esperienza personale di malattia non è medicina narrativa. Ma il linguaggio dei pazienti è importante: svela le motivazioni dietro alle scelte personali, l’approccio al corpo, al dolore e la cura di cui si avrebbe realmente bisogno. Per la newsletter di questa settimana proponiamo lo scritto vincitore del primo premio per la sezione “Racconti Brevi” del concorso “Donna sopra le righe” di Iosempredonna.

Con un linguaggio veloce e un'”acutezza clinica” (citazione presa in prestito dalla motivazione che ha accompagnato la consegna del Premio Nobel per la Letteratura alla scrittrice francese Annie Ernaux, e che ben si adatta a questo testo), l’autrice protagonista ci mostra uno spaccato della sua storia, della sua famiglia, dell’ambiente medico. Pennellate vivide e, a tratti, flusso di coscienza. Così il percorso di malattia e di vita si rivelano per quello che sono: un tutt’uno, unico.

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Asimmetria monolaterale

di Tai Fautrero

Dal 3 novembre 2017 ho un seno Unico, cioè ho un Unico seno. È il mio seno destro, che, tra l’altro, non era neanche il mio preferito. Il sinistro era più reattivo e sensibile, aveva interruttori oscuri che accendevano il mio desiderio e la mia passione. Il capezzolo sinistro, poi, era dinamite, sempre pronto a infiammarsi. Era lui che si era ingorgato bloccando dolorosamente l’allattamento al mio Unico figlio. Il mio seno sinistro era un vulcano in piena attività e infatti un paio di anni di tensioni e ansie esistenziali crescenti si sono andate ad aggrumare e condensare lì, sul capezzolo sinistro, e da lì hanno varcato il confine, si sono infiltrati, irraggiati sul seno, infilati sotto l’ascella, questi dispiaceri, queste meschinità mie e del mondo… io li chiamo così. La medicina li chiama cancro al seno, tumore alla mammella lobulare misto infiltrante con linfonodi metastatici.

Cerchiamo di risparmiare le ovvietà: il cancro se non ti uccide, ti cambia la vita, il che quasi sempre è un male, ma può anche essere un bene. È un bene se tu applichi le regole del marketing al cancro e trasformi il “problema in opportunità”. Qui mi tocca ringraziare quel gran genio e maître à penser del mio ex, padre di mio figlio e manager di altissimo livello. Qualsiasi problema nasconde una grande opportunità.

Mia madre, da tiepida cattolica, ha minimizzato: il Signore non ti farà soffrire un dolore che non puoi sopportare. Il mio amante storico ha suggerito che fosse l’occasione per avere un paio di tette nuove (la sinistra e la destra!) che tanto non erano mai state un granché.
Il mio amico Dante Alighieri ha suggerito che quando sul più bello della tua vita ti capita di perderti, devi ricominciare tutto da capo e subirti qualcosa come cento cantiche di esami, terapie, agobiopsie, interventi… devi toccare il fondo, sognare Satana e risalire al contrario fino a un Paradiso, che nel mio immaginario si colloca a Caprera, in Sardegna.

Con tante idee buone dalla mia parte, potevo io consultare internet come una qualunque povera tapina di mezza tacca? Certo che potevo. Potevo e l’ho fatto. E ho scoperto un mondo Nuovo, gli Stati Uniti d’America, per esempio (ma non solo). Qui nessuno propone la ricostruzione perché la mastectomia ha già un costo talmente alto che nessuna assicurazione paga per impiantare una protesi di gomma su una paziente che è un’incognita a prescindere, per varie ragioni noiose che qui non sto ad elencare ma sul web si possono trovare tutte.

Quindi, di fatto, ho visto e capito che il mondo è pieno di donne senza tette. Perché sono state eliminate, per salvare loro la vita. Allora sono andata dalla mia chirurga, la dottoressa Donata, e le ho chiesto se ci fosse la possibilità di fare una mastectomia bilaterale, dal momento che anche il seno destro era attenzionato e sospetto… tanto valeva togliersi il problema.

La Donata mi ha guardato come se fossi Marina Abramovic in persona e mi ha detto eh no, stia calma, non funziona così. Perché se no lei poi non mi guarisce bene dall’intervento e io ho fretta di farle fare la chemio e la radio. Una cosa per volta. Il capezzolo e tutto il seno sinistro glielo devo togliere, poi mettiamo un espansore sotto, poi, se tutto va bene, facciamo chemio e radio e tra due anni (se è ancora viva, non l’ha detto ma l’ho pensato io) le facciamo una bella ricostruzione e sistemiamo anche il seno destro che è piccino picciò.

Sicuramente non si sarà espressa così la Donata, perché a metà del suo discorso io avevo già la vista offuscata e le gambe tremolanti, nessun Virgilio vicino e nella mia testa qualcosa che mi ripeteva: “per me si va nella città dolente, per me si va nell’eterno dolore”. Con questa nenia fastidiosa nelle orecchie, forte delle mie ricerche on-line e in barba a quel noioso del mio amante che mi avrebbe voluta con le tette rifatte, ho esclamato.
“Io la ricostruzione la balzo”
Testuali. Anacoluto incluso.
La Donata non ha capito un accidenti, ma le giovani dottoresse Fragola e Vigna, che erano lì, reverenziali e mute tirocinanti, si sono d’un tratto rianimate in un’accorata preghiera. Non dica così, lei è una bella donna, può ancora avere una vita davanti. Se ne pentirà sicuramente. Guardi che in questo momento la sua scelta potrebbe non essere la più giusta.
Chiamate il marito.
Non è mio marito, ma chiamiamolo pure, è fuori che aspetta.
Che succede?
Niente di che, la dottoressa Donata mi stava dicendo che c’è da fare una mastectomia con linfonodi e a seguire non si sa quante chemio (dipenderà dall’istologico) e un po’ di radio. Mi toglierà anche il capezzolo e il pettorale. E al posto di tutta questa roba vorrebbe mettere un sacchettino di plastica.
Ah ah
Ma io non voglio mettere l’espansore, una bella cicatrice e via. Tu sei d’accordo, vero?
Ah sì, beh se è questo quello che vuoi.
Fragola e Vigna lo guardavano supplici, la Donata era un po’ seccata. Avevamo tutti fame, quella visita poi era avvenuta dopo due ore di attesa estenuante.
Prendete i documenti.
Deve firmare.
Firmo, firmo.

Tai Fautrero durante la premiazione

Tai Fautrero durante la premiazione 

E fu così che firmai fior di documenti che attestavano che nel pieno delle mie facoltà rifiutavo la ricostruzione.
Poi sono andata a casa. C’era il mio Unico figlio di quindici che mi aspettava un po’ in ansia con la mia Unica cana.
Come è andata?
Benissimo adesso ti racconto.
Ci siamo sdraiati tutti e tre sul tappeto della sua camera e abbiamo incominciato ad accarezzare la cana.
Conosci qualcuno dei tuoi amici che ha una mamma con una tetta sola?
No perché?
Mi sono informata e penso che la cosa più intelligente sia fare una Unica operazione, togliere questo seno, che ha il cancro, non fare la ricostruzione e rimanere con Unico seno.
Cioè il destro non te lo tolgono?
No
E rimarresti con un Unico seno PER SEMPRE?
Sì a meno che non tolgano anche il destro ma il piano è di tenerlo. La dottoressa Donata tiene molto al seno destro.
E poi non dovrai fare altre operazioni?
No, se tutto va bene.
E guarirai?
Non posso garantirlo ma per il tuo compleanno (a marzo) ti prometto che sarò super punk, con un seno Unico e senza un capello, che ne dici?
Mamma, mi prendi per un cretino? La fai sembrare una cosa figa ma sarà bruttissimo. Ti metterai la parrucca?
Boh, non credo. Secondo te non voglio il seno finto, mi metto la parrucca? io sono come sono. Andrà tutto benissimo, alla fine ci faremo un sacco di tatuaggi.
Anche io?
Se lo vorrai.
Ma perché?
Perché fino adesso sono stata in un modo e poi sarò diversa, cambierò. E all’inizio andrà tutto malissimo, le cose peggioreranno ancora ma poi si vedrà, sarò comunque sempre la tua mamma come la cana, che invecchia ma è sempre lei. O una persona che perde un dito, ma non cambia, in realtà.
Sarò sempre io.
Con un seno Unico.
E con un figlio Unico.



www.repubblica.it 2022-10-21 09:17:06

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