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Ictus, meno di 2 persone su 10 accedono ai trattamenti per la riabilitazione

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185mila persone in Italia ogni anno vengono colpite da ictus e 45mila sopravvivono con esiti fortemente invalidanti, con 1 paziente su 4 che lamenta una scarsa qualità della vita nel post-riabilitazione. Perché, sebbene, nel  nostro Paese ci siano circa 200 Stroke Unit tra le più efficienti al mondo, c’è un gap nella riabilitazione. A denunciarlo è ISA | AII Italian Stroke Association – Associazione Italiana Ictus, alla  vigilia del 29 ottobre, giornata mondiale contro l’ictus, che rilancia il progetto “Strike on stroke”.

Mancano i Pdta per la riabilitazione e il Drg per la spasticità

Di Stroke Unit ne servirebbero circa un centinaio in più sul nostro territorio, dice il Presidente di ISA | AII Mauro Silvestrini, ma non è solo questo il problema: “Solo il 18% dei malati viene sottoposto a un trattamento di recupero – sottolinea – mentre la spasticità, presente in circa il 19% dei casi 3 mesi dopo l’ictus e dal 17% al 38% a un anno dall’evento acuto, vede meno del 10% dei pazienti trattati rispetto a coloro che sarebbero candidabili alla terapia: solo 5.000 su 55.000”. E proprio la spasticità post-ictus, caratterizzata da un’alterazione patologica del tono muscolare, non ha ancora un suo DRG che consenta di inserirla all’interno di percorsi dedicati, nonostante la tossina botulinica, utilizzata per il suo trattamento, sia nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). “In 2 casi su 3 – prosegue Silvestrini – mancano i Percorsi Diagnostico-terapeutici Assistenziali (PDTA) e i protocolli regionali per l’invio ai reparti di riabilitazione dedicati”. La difficoltà di accesso alle cure e questa disomogeneità nelle procedure causa enormi ritardi, quando invece il tempo è “il” fattore determinante per l’ictus, sia nella fase acuta che nei giorni successivi alla diagnosi.

Il progetto Strike on Stroke

La campagna “Strike on Stroke” ha proprio lo scopo di sensibilizzare i clinici e i pazienti stessi sulla malattia e sulla necessità di somministrare e ricevere, rispettivamente, le giuste terapie. “Il progetto è nato nel 2021 che abbiamo deciso di rilanciarlo quest’anno – dice Paola Santalucia, Presidente Eletto di ISA | AII: “Verranno effettuate interviste agli specialisti che ruotano intorno all’Unità Neurovascolare, come neurologi, neuroradiologi, fisiatri, infermieri, logopedisti, nutrizionisti clinici, cardiologi e, in una visione più allargata e di governance, a responsabili delle Direzioni Sanitarie Ospedaliere e degli Enti Regolatori Regionali, e ovviamente saranno coinvolti i pazienti. L’obiettivo è stilare proposte per il superamento delle attuali criticità, che verranno raccolte e rilanciate attraverso i canali social di ISA”.

Ostacoli, difficoltà, barriere

Le persone con ictus hanno spesso una disabilità sensomotoria e una moltitudine di conseguenze cognitive, emotive e relazionali. “Ma oltre agli ostacoli che incontrano rispetto a terapie e trattamenti, in Europa sono costrette a confrontarsi ogni giorno con barriere visibili come quelle architettoniche e invisibili come lo stigma che intorno alla malattia persiste”, dice Francesca Romana Pezzella Segretario ISA-AII e co-chair Action Plan in Europe di ESO | European Stroke Organization: “Chiediamo agli Stati membri di sviluppare piani nazionali coordinati per l’ictus, di finanziarli, implementarli e monitorarli”.

 

Il ruolo della telemedicina

La campagna “Strike on stroke” ha dunque l’obiettivo di richiedere azioni urgenti per aumentare la consapevolezza della malattia a livello sociale e migliorare i servizi sanitari a disposizione dei pazienti, sia per la fase acuta che durante il periodo di riabilitazione. “In entrambi gli scenari – continua Pezzella – un grande aiuto può arrivare dalla telemedicina, che permette di condividere i dati dei pazienti in tempo reale. Nel Lazio, per esempio, utilizziamo una piattaforma attraverso la quale i centri spoke sul territorio possono inviare immagini al centro Hub, e che permette di dare consulenze che vengono registrate sulla cartella clinica del paziente o dare indicazione per il suo trasferimento”.

I sintomi e l’importanza del fattore tempo

Fondamentale resta tenere alta l’attenzione sui sintomi, per poter intervenire il prima possibile. Minutes can save lives è, infatti, anche quest’anno il tema del World Stroke Day. “Per ogni secondo che passa dopo l’attacco, vengono bruciati 32mila neuroni e per ogni minuto ben 1,9 milioni”, ricorda Nicoletta Reale, past president di A.L.I.Ce., Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale: “L’80% di tutti i casi può essere evitato curando le patologie che possono portare all’ictus e modificando il proprio stile di vita”. Quali sono quindi i segnali che dovrebbero metterci in allarme? “Bocca storta, difficoltà a parlare e comprendere, perdita di equilibrio, riduzione o perdita di forza degli arti di una metà del corpo, alterazione della vista – risponde Danilo Toni, Past President ISA | AII – sono tutti sintomi altamente evocativi di un ictus in corso. In tal caso occorre chiamare subito il 118 che porterà il paziente nelle Unità Neurovascolari, centri attrezzati provvisti di équipe specializzate”.

La nuova campagna di sensibilizzazione “Strike on Stroke” è realizzata grazie al contributo incondizionato di Ipsen S.p.A: “Siamo orgogliosi di supportare “Strike on Stroke” – commenta Patrizia Olivari, Presidente e Amministratore Delegato di Ipsen S.p.A: Il nostro obiettivo come azienda è di continuare a collaborare con i principali stakeholders per sostenere lo sviluppo e l’aggiornamento di politiche che possano migliorare e semplificare il percorso vitale di riabilitazione”.



www.repubblica.it 2022-10-27 15:29:12

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