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Ictus, la cura è più veloce con l’intelligenza artificiale

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Vista sdoppiata, mal di testa, bocca storta, difficoltà a parlare, gambe o braccia che diventano deboli da un lato del corpo, vertigini, formicolii. Succede tutto in fretta, ma gli effetti di un ictus possono durare tutta la vita, lasciando chi ne è colpito a fare i conti con paralisi, problemi di memoria, difficoltà a parlare. Tuttavia il tempo può fare la differenza: tanto nell’accorgersi dei sintomi che nel trattare la patologia una volta arrivati in ospedale. Grazie magari anche all’aiuto dell’intelligenza artificiale.

Ogni minuto conta

A ricordare quanto il tempo, quando si parla di ictus, sia tutto, è il motto della campagna lanciata in occasione della Giornata mondiale contro l’ictus cerebrale, il 29 ottobre: “Minutes can save lives”. Ma oltre a salvare la vita il tempo salva anche dalle sequele dell’ictus e dal costo – umano e sociale – della disabilità correlata. Secondo quanto ricorda l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.Ce. Italia Odv), infatti, ogni secondo di ritardo significa la perdita di 32 mila neuroni, due milioni ogni minuto. L’equivalente si stima di 4 giorni di vita in salute persi ogni minuto. E la morte dei neuroni significa la perdita di funzioni, quanto maggiore tanto più lento è il tempo di intervento. Così quest’anno l’appello per arginare quella che gli esperti non esitano a chiamare un’epidemia – si stima che 1 persona su 4 avrà un ictus nel corso della propria vita, oltre 12 milioni solo quest’anno, 150 mila italiani, con oltre 6 milioni di vittime – è quello a prestare attenzione ai sintomi, allertando precocemente i soccorsi.

Velocizzare le cure

Il problema della tempestività però non riguarda solo l’individuazione dei sintomi e l’accesso in ospedale. Il tempo continua a essere prezioso anche una volta varcata la soglia dei centri, dove la diagnosi e il trattamento possono essere accorciati grazie all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.

“L’idea non è quella di sostituire i medici, quanto piuttosto di velocizzare il percorso di cura”, spiega David Golan, esperto di machine learning e cofounder insieme al neurochirurgo Chris Mans di Viz.ai, la startup israeliana che per prima ha ricevuto l’approvazione (da parte dell’americana Fda) per il proprio sistema di intelligenza artificiale per la rivelazione precoce di ictus.

Un aiuto dall’intelligenza artificiale

Viz.ai in realtà è più che un software a sostegno della diagnosi precoce di ictus: è un sistema di intelligenza artificiale per coordinare l’assistenza sanitaria, accorciando i tempi di intervento, migliorando l’accesso ai trattamenti e così riducendo il rischio di disabilità. Il principio alla base della tecnologia è quello di comprimere le diverse fasi relative agli esami e alle consulenze mediche intorno a un caso sospetto di ictus, con una nuova logica. Se infatti il modello tradizionale prevede, dopo l’arrivo del paziente in ospedale, l’esecuzione degli esami di imaging, con intervento prima del tecnico, poi del radiologo e quindi l’invio degli esiti al reparto di medicina di urgenza, e quindi la consulenza, dopo gli esami clinici, con neurologi e chirurghi, in sequenza, il modello di Viz.ai agisce in parallelo.

Team multidisciplinare in real time

Una volta infatti che il paziente è stato sottoposto agli esami di imaging, le immagini sono condivise all’interno di un cloud e analizzate automaticamente grazie a un sistema di deep learning per identificare la presenza di segni potenzialmente riconducibili a un ictus. Se questo accade, spiega Golan, vengono emesse delle notifiche che raggiungono un team multidisciplinare che in real time e in parallelo, può visualizzare le immagini sul proprio smartphone, condividendo impressioni e pareri, confrontandosi. In questo modo un percorso che in genere richiede ore può svolgersi nel giro di qualche minuto, risparmiando tempo e ottimizzando gli esiti dei trattamenti.



www.repubblica.it 2022-10-28 05:40:08

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