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Dermatiche atopica, terapie adeguate – la Repubblica

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Pelle secca e arrossata. Prurito intenso e costante: con periodi critici e altri in cui la malattia sembra essersi fatta da parte. La dermatite atopica è la più comune problematica infiammatoria che può colpire la cute. In Italia riguarda all’incirca cinquantamila persone, tra adulti e bambini. E la quasi totalità di loro, nonostante le diverse opportunità disponibili, non è soddisfatta dell’assistenza che riceve negli ospedali. Un problema che deriva con ogni probabilità dalla scarsa consapevolezza della malattia tra i pazienti, che porta molti di loro a non essere trattati in maniera adeguata.

Dermatite atopica: pochi i pazienti italiani trattati in maniera adeguata

È questa l’istantanea che emerge da un’indagine condotta dalla Società Italiana di Dermatologia e Venereologia (SIDeMaST) su quasi 650 connazionali affidati alle cure di 27 strutture pubbliche di dermatologia diffuse su tutto il territorio nazionale. Quasi la metà di loro era affetta da dermatite atopica, gli altri da altre malattie cutanee caratterizzate dalla condivisione di alcuni sintomi.

Dalla ricerca è emerso che, fino a quel momento, quasi un terzo dei pazienti non aveva ricevuto alcun trattamento. Mentre tra coloro che avevano iniziato un percorso terapeutico, in pochissimi si sono dichiarati soddisfatti: meno di 3 su 100. In quasi un caso su due (44,3 per cento) uomini e donne hanno dichiarato di aver utilizzato creme antinfiammatorie ad applicazione locale: cortisone e inibitori della calcineurina, ovvero lo standard terapeutico per le forme più lievi. Mentre soltanto il 7 per cento di loro ha ricevuto una terapia sistemica: un’opportunità per curare le forme di entità moderata o grave, assieme alla fototerapia.

La novità rappresentata dalle terapie sistemiche

Un dato che denota difficoltà nel trasferimento delle più recenti evidenze scientifiche nella pratica clinica. “La dermatite atopica non è sempre uguale nelle varie fasi della vita e spesso può essere sottovalutata o non sottoposta a una diagnosi corretta – spiega Gabriella Fabbrocini, direttrice dell’unità operativa complessa di dermatologia clinica dell’Università Federico II di Napoli, tra le autrici dell’articolo pubblicato sul Journal of Clinical Medicine -. Per la gestione della malattia è importante intervenire non soltanto all’apparire delle manifestazioni acute, come spesso si tende a fare. Ma controllando l’infiammazione sottostante attraverso il ricorso a farmaci da assumere per via orale che hanno un’azione sistemica. I farmaci biologici e i JAK-inibitori offrono opportunità da valutare con grande attenzione perché consentono di alleviare da subito i sintomi modificando il decorso della malattia in maniera duratura”.

Per una corretta diagnosi meglio rivolgersi ai centri di riferimento

Lo scarso grado di conoscenza della dermatite atopica spiega le difficoltà che incontra chi cerca di arrivare a una risposta ai propri sintomi, come dimostrato dall’ultimo lavoro. Oltre un paziente su quattro tra coloro che hanno partecipato allo studio aveva infatti ricevuto un’altra diagnosi, prima di rivolgersi a uno dei 27 centri di riferimento coinvolti nell’indagine. E, al contrario, più di uno su tre di coloro che aveva un’altra malattia della pelle aveva ricevuto una diagnosi di dermatite atopica non appropriata.

Dati incontrovertibili, che dimostrano “la necessità di condurre campagne informative rivolte alla popolazione generale e attività scientifica che puntino a sviluppare la conoscenza della malattia anche all’interno della classe medica”, è quanto messo nero su bianco dagli specialisti coordinati da Ketty Peris, direttore dell’unità operativa complessa di dermatologia del policlinico Gemelli e ordinario all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Conseguenze anche sulle tasche dei pazienti

Fin qui i problemi legati alle diagnosi. Ma molto da fare c’è anche per quel che riguarda le terapie. “Quelle più moderne intervengono in modo mirato sulla produzione e sull’attività di alcune citochine come la interleuchina 4 e/o la 13 o farmaci che bloccano l’attività di enzimi chiamati Janus chinasi – afferma Peris -. Grazie a questi farmaci si riesce al momento a tenere sotto controllo la malattia con notevole efficacia e buona tolleranza”.

Il problema, come svelato dall’indagine, è che una minima quota dei pazienti avrebbe accesso a queste molecole. Con un danno triplice: cure meno appropriate, maggiori spese e minore aderenza alle terapie. Un’altra delle difficoltà incontrate da chi soffre di dermatite atopica è infatti il suo mancato inserimento nei Livelli Essenziali di Assistenza. E, di conseguenza, la sua assenza dal Piano nazionale delle cronicità. Tradotto: non sono previste esenzioni per chi ne soffre, né nel corso dell’iter diagnostico né per l’acquisto dei farmaci topici.

Problemi non soltanto per la pelle

L’importanza di una corretta diagnosi è fondamentale anche per evitare la comparsa di alcuni disturbi associati alla malattia: su tutti quelli del sonno, che nei diversi studi sono stati registrati in una quota di pazienti compresa tra il 33 e l’87 per cento. E che, secondo gli specialisti italiani, rappresentano uno dei principali fattori di rischio per lo sviluppo di ulteriori problematiche che risultano più frequenti (rispetto alla popolazione generale) tra coloro che soffrono di dermatite atopica: dall’ansia alla depressione, dall’ipertensione alle malattie coronariche.

Twitter @fabioditodaro



www.repubblica.it 2022-11-04 14:57:35

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