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La potenza delle parolacce: dirle fa bene (anche al fisico)

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Ci dispiace (si fa per dire) per chi non le dice mai, per chi si riempie la bocca di eleganti sinonimi ed eufemismi, per chi dice acciderba e cribbio. Ma dire parolacce, insomma usare un linguaggio un po’ infarcito di maleparole fa sentire meglio, psicologicamente e fisicamente. E socialmente più coinvolti, e persuasivi, e una serie di altre buone cose ancora.

È la teoria interessata di  un comico parolacciaro? Niente affatto. È quello che dice uno studio recente pubblicato su Lingua, una rivista scientifica di linguistica cognitiva, linguistica funzionale, psicolinguistica e neurolinguistica, retorica e filosofia del linguaggio (l’elenco solo per dire che siamo nel campo delle cose serie, nel caso non si fosse capito).

Il potere delle parolacce

Secondo gli autori della ricerca – un gruppo di psicologi britannici che hanno rivisto la letteratura prodotta nei campi più disparati: dalla biolinguistica, alle neuroscienze, alla sociologia – le parolacce sono potenti. Anzi molto potenti. Nel senso – spiegano – che dirle produce una gamma di effetti psicologici, fisiologici, emotivi, interazionali e retorici unici, specifici. Effetti che altre forme di linguaggio non sono affatto in grado di provocare. “Noi qui ci soffermiamo su questi effetti e lo facciamo in particolare attraverso la lente del potere  – spiegano i ricercatori – cioè l’idea che le parolacce facciano (e possano fare) cose che altre forme linguistiche non fanno. E poi – aggiungono – siamo interessati a quello che (sorprendentemente poco) si sa su come fanno ad avere questo potere”.

L’imprecazione come analgesico

Per uno studio pubblicato un paio di anni fa su Frontieres of Psychology , dire parolacce aumenta la tolleranza al dolore. In quella ricerca gli autori, due psicologi della Keele University e di Oxford university, avevano dimostrato che chi impreca riesce a tenere le mani in un secchio di acqua ghiacciata più a lungo di chi non lo fa.  E che  parole diverse dalle parolacce classiche, non funzionano allo stesso modo.

Sappiamo anche che dire parolacce durante l’esercizio fisico aumenta le prestazioni in termini di potenza e forza (provare per credere, consigliamo mentre si corre sul tapis roulant in casa).

Le maleparole emozionano e aumentano credibilità e capacità di persuasione

Usare parole volgari aumenta la credibilità: i messaggi di testo che contengono parolacce sembra siano più persuasivi di quelli senza. Le parolacce fanno ricordare meglio, stimolano l’attenzione e l’elaborazione cognitiva rispetto ad altri stimoli linguistici e quando negli esperimenti vengono usate come distrattori (elementi per distogliere l’attenzione) producono livelli più alti di interferenza con gli altri stimoli. Il linguaggio volgare è emotivamente molto potente, ha una spiccata capacità di rafforzare relazioni interpersonali sia positive che negative. 

Come funziona l’azione benefica della parolacce

Ma per quali ragioni le parolacce fanno tutto questo? Come fanno insomma ad avere questo potere?  Per gli autori il potere delle maleparole non sta nelle parole stesse: imprecare in una lingua che non è la nostra non produce infatti le stesse reazioni a livello emotivo. Forse la magia delle parolacce sta nei nostri ricordi: come dire che le brutte parole producono emozione (con tutto quello che può derivarne in termini di memoria attenzione coinvolgimento e asserzione) perché da bambini erano associate alla punizione, al rimprovero, insomma a momenti intensi della nostra vita passata.

Forse. Perché prove a sostegno di questa ipotesi non ce ne sono. Forse, il parlare volgare viene elaborato in una zona del cervello diversa da quella coinvolta nei discorsi diciamo più educati. “In particolare – afferma lo studio – potrebbe attivare l’amigdala e i gangli della base, piuttosto che le strutture di elaborazione di ordine superiore”.

Comunque stiano le cose, prima o poi lo capiremo dove risiede e come nasce il superpotere delle parolacce, ma nel frattempo è bene ricordare che *****! e ******!! e **********!!!  hanno (ancora e probabilmente avranno sempre) connotazioni negative e che dirle rivolgendosi direttamente a  qualcuno può essere facilmente (e giustamente) interpretato come una forma evidente di maleducazione, aggressività o disprezzo, e non come un analgesico: la stessa parola detta a mezza bocca sbattendo il mignolo del piede contro un mobile, o gridata al nostro vicino di casa ha significati (ed effetti, soprattutto effetti) molto differenti. Quindi attenzione, a prescindere dalla scienza, il contesto è tutto.



www.repubblica.it 2022-11-04 13:01:28

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