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Tumore del pancreas, perdita di peso e iperglicemia: due ‘spie’ per una diagnosi prec…

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Perdita di peso, iperglicemia e diabete potrebbero aiutare ad identificare il cancro al pancreas fino a tre anni prima rispetto alle diagnosi attuali. Una notizia che arriva a pochi giorni dalla Giornata mondiale per la sensibilizzazione del tumore al pancreas (17 novembre) e che potrebbe cambiare i tassi di sopravvivenza che purtroppo per questo tipo di tumore sono ancora molto bassi. A suggerirlo, sono i ricercatori dell’Università del Surrey, in collaborazione con Pancreatic Cancer Action e l’Università di Oxford che hanno condotto uno studio su oltre 8mila pazienti con diagnosi di cancro al pancreas e li hanno confrontati con un gruppo di controllo di 34.979. Lo studio è stato pubblicato di recente sulla rivista Plos One.

Un tumore silenzioso

Insidioso, spesso silenzioso e con un trend di casi in aumento che lo classifica tra le patologie emergenti. È il tumore al pancreas, una delle malattie oncologiche più temute. Attualmente, quasi il 90% delle persone con cancro al pancreas viene diagnosticato troppo tardi.

Il pancreas è un organo vitale con due funzioni chiave: produrre insulina ed enzimi digestivi. Il cancro può influenzare una o entrambe queste funzioni portando ai sintomi come la perdita di peso e l’aumento dei livelli di glucosio nel sangue, due indicatori precoci di tumore al pancreas ancora troppo poco valutati e che potrebbero consentire una diagnosi più tempestiva.

“A causa della difficoltà nel rilevare il cancro al pancreas, i tassi di sopravvivenza sono estremamente bassi rispetto ad altri tumori, con meno del 10% delle persone che sopravvivono cinque anni o più dopo la diagnosi”, dichiara Agnieszka Lemanska, docente di Data Science presso l’Università del Surrey e principale autrice dello studio.

Il momento in cui compaiono i sintomi

La perdita di peso e l’aumento della glicemia sono sintomi riconosciuti del cancro del pancreas, ma fino ad ora non si conosceva l’entità di questi sintomi e soprattutto quando iniziano a manifestarsi. Sapere quando si sviluppano potrebbe aiutare i medici a diagnosticare questo tumore precocemente e quindi poter iniziare prima le terapie.

La ricerca

Utilizzando l’Oxford-Royal College of General Practitioners Clinical Informatics Digital Hub (ORCHID), i ricercatori hanno analizzato i dati di 8.777 pazienti con diagnosi di cancro al pancreas e li hanno confrontati con un gruppo di controllo di 34.979. Dall’analisi dei dati sono emersi due possibili indicatori associati alla futura diagnosi di cancro: un forte calo di peso due anni prima della diagnosi e un aumento dell’emoglobina glicata fin dai 3 anni precedenti.

Tramite ulteriori test, i ricercatori hanno osservato che la perdita di peso nelle persone con diabete era associata a una probabilità più alta di cancro al pancreas rispetto ai soggetti senza diabete. Tra questi ultimi, invece, l’iperglicemia sarebbe associata a un rischio più elevato di cancro al pancreas rispetto alle persone con diabete.

Due indicatori da valutare

Alla luce di questi risultati, i ricercatori ritengono che sia possibile migliorare almeno in parte la diagnosi: “La nostra ricerca – ha dichiarato Simon de Lusignan dell’Università di Oxford – suggerisce che una forte e improvvisa perdita di peso principalmente nelle persone con diabete, così come un’iperglicemia, dovrebbero essere trattate con alti livelli di sospetto”. I risultati dello studio hanno portato i ricercatori a chiedere ai medici di valutare l’Indice di Massa Corporea e i livelli di emoglobina glicata nel sangue con più regolarità nei pazienti con e senza diabete per identificare prima quelli con un cancro al pancreas.

I tumori gastrointestinali in Italia

Secondo gli ultimi dati Aiom, i principali tumori del tratto gastro-intestinale colpiscono ogni anno 78mila uomini e donne nel nostro Paese. Nello specifico si registrano 43.700 casi di tumore del colon-retto; 14.500 allo stomaco; 14.300 al pancreas e 5.400 colangiocarcinomi. Sono tutte malattie che ancora troppo spesso vengono diagnosticate tardivamente. Questo costringe i medici specialisti a dover trattare le neoplasie in fase avanzata, in cui sono disponibili poche terapie efficaci e rispettose della qualità della vita dei pazienti.



www.repubblica.it 2022-11-04 08:52:35

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