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Telemedicina e Pnrr: si parte con Puglia e Lombardia

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Verrà investito un miliardo di euro a partire dai finanziamenti per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Obiettivo: trasformare la telemedicina da sperimentale, come è stata finora, a parte integrante del sistema sanitario regionale e nazionale, contribuendo così a ridurre i divari geografici nell’assistenza sanitaria, migliorandone l’efficacia e promuovendo sia maggiori servizi a domicilio per gli assistiti, che l’effettiva messa in funzione di protocolli di monitoraggio da remoto. Puglia e Lombardia faranno da apripista nell’attuazione di questi protocolli e saranno chiamate a pubblicare bandi di gara tramite i quali le altre Regioni e Province autonome potranno a loro volta accedere a finanziamenti per la messa in pratica di servizi di telemedicina, previa approvazione dei propri piani operativi da parte di una Commissione Tecnica di Valutazione.

 
Integrare la telemedicina nel sistema sanitario

Di telemedicina, in realtà, si parla da tempo e tanto se ne è parlato durante la pandemia, quando medici e pazienti, tenuti fuori da ospedali o ambulatori, hanno trovato modi alternativi di confrontarsi, a distanza. La telemedicina, infatti, per citare il documento ministeriale contenente le linee guida di indirizzo è: “una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria, tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle Information and Communication Technologies (ICT), in situazioni in cui il professionista della salute e il paziente (o due professionisti) non si trovano nella stessa località. La Telemedicina comporta la trasmissione sicura di informazioni e dati di carattere medico nella forma di testi, suoni, immagini o altre forme necessarie per la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il successivo controllo dei pazienti.”

Ma i molti percorsi avviati a macchia di leopardo sul territorio nazionale negli ultimi anni – la maggior parte con attività di teleconsulto, telerefertazione e telemonitoraggio – sono per lo più frutto di iniziative locali, non organizzate. L’obiettivo ora è invece quello di uniformare questo tipo di prestazioni e renderle capillarmente accessibili a tutti i cittadini italiani. Con la speranza che questo aiuti a ridurre le disuguaglianze geografiche e legate all’organizzazione territoriale locale che caratterizzano i sistemi sanitari nelle diverse regioni. Le prestazioni di cui si parla sono soprattutto teleconsulenza, teleassistenza, telemonitoraggio, telecontrollo. Questi ultimi con esplicito riferimento a pazienti diabetici, oncologici e neurologici o che soffrono di patologie respiratorie o cardiologiche.

 

Lombardia e Puglia selezionate come regioni pilota

Agenas, che opera come organo tecnico-scientifico del sistema sanitario nazionale e che svolge attività di supporto in tema di assistenza sanitaria nei confronti del ministero della Salute, delle Regioni e delle Province autonome, ha stipulato convenzioni con Puglia e Lombardia, individuate come Regioni capofila e alle quali viene richiesto di avviare per prime l’acquisizione di procedure di telemedicina conformi alle Linee Guida emanate. A queste due Regioni viene inoltre richiesto di pubblicare bandi di gara tramite i quali le altre Regioni e Province autonome potranno a loro volta accedere a finanziamenti per la messa in pratica di servizi di telemedicina.

 Prima di poter accedere ai bandi di gara emessi dalle due Regioni capofila, le restanti Regioni e Province autonome dovranno stilare un Piano Operativo ufficiale nel quale indicare il fabbisogno totale previsto per l’attuazione dei servizi di telemedicina. Dovranno inoltre distinguere quale componente del suddetto fabbisogno potrà essere eventualmente garantita con soluzioni di telemedicina già esistenti e quale invece hanno necessità di acquisire ex-novo. Le regioni che hanno già implementato soluzioni di telemedicina in modo relativamente diffuso, infatti, avrebbero la facoltà di non avvalersi delle nuove soluzioni proposte, a patto che quelle già in uso rispettino le linee guida. Una Commissione Tecnica, sarà poi chiamata a valutare i singoli Piani Operativi regionali.



www.repubblica.it 2022-11-08 09:01:01

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