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Tumore del testicolo, in un romanzo la storia del campione di pallavolo Luca Sirri

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Invincibile e con tutta la vita davanti per conquistare medaglie e vittorie. È così che si sente la maggior parte dei giovani atleti, salvo dover fare i conti con un destino che non tiene conto di nulla e può presentarsi senza preavviso con una diagnosi di cancro. È quello che è accaduto a Luca Sirri, campione di pallavolo, che ad un certo punto della sua carriera sportiva deve iniziare a giocare un campionato sconosciuto: quello contro il cancro in cui impegnarsi con ogni forza per schiacciare, difendere, fare muro. La sua storia è raccontata nel romanzo ‘Schiaccia la paura. La sfida di Luca Sirri’ (Bertoni editore) scritto dalla giornalista Elisabetta Mazzeo, ideatrice e fondatrice del webmagazine Distanti ma Unite.

Passione pallavolo

Luca Sirri, Stella d’Oro del Coni, pallavolista professionista, di ruolo schiacciatore, ha inanellato tanti successi. Vestendo in carriera le maglie, tra le altre, di Carife Ferrara, Robur Ravenna e Tonno Callipo Vibo Valentia e, da giovane, anche quella della Nazionale Italiana. “L’inizio della mia attività pallavolistica è datato 1993”, racconta con orgoglio. “Avevo 10 anni e vestivo la maglia del Porto Ravenna, la squadra della mia città. Mi allenavo, giocavo, mi divertivo. La mia statura era già sviluppata all’epoca. E avevo una forza non comune nelle braccia per un ragazzo della mia età. Sapevo anche battere bene. Per cui nel 1996 ero stato inserito nella squadra dell’Under 14. Un periodo elettrizzante”. E di strada ne fa Luca Sirri fino ad arrivare alla Nazionale italiana. 

Dalla doccia all’urologo

Poi un giorno mentre era sotto la doccia per lavarsi Luca sente una massa strana al testicolo destro. “Non sarà nulla. È da anni che salto, che mi muovo, male che vada avranno sbattuto tra di loro”, pensa il campione. Luca fa un primo controllo ma poi gli vengono prescritti degli esami di approfondimento e una visita dall’urologo che decide all’istante di operarlo dopo qualche giorno. E quando Luca chiede di aspettare per poter concludere la stagione perché la sua squadra sta per affrontare i play off per il passaggio di categoria e lui non vuole mancare, l’urologo è molto diretto e gli dice: “Guarda Luca tu ancora non hai capito la situazione. Io la prossima settimana ti opero, altrimenti rischiamo qualcosa di grosso perché hai un cancro al primo stadio al testicolo destro”.

Schiacciare la paura

Luca di ruolo è stato prima di tutto schiacciatore. “Schiacciata è il colpo o lo schiaffo che si dà alla palla, con una sola mano, cercando generalmente di colpire il più forte possibile affinché l’avversario non riesca a giocarla”. Nel libro vengono date le definizioni di ciascun ruolo del pallavolista a cominciare da chi schiaccia visto che il titolo del romanzo richiama proprio a questo gesto molto efficace per descrivere lo stato emotivo di Luca che quando riceve la diagnosi è sotto shock. “Mai avrei immaginato che un giorno avrei dovuto alzare proprio un ‘muro’, il più importante della mia carriera e della mia vita, per difendermi da una malattia”, racconta attraverso la penna delicata e sensibile di Elisabetta Mazzeo. “Il cancro è un avversario di prima fascia, di quelli che vorresti evitare di incontrare lungo il tuo cammino per la vittoria, di un torneo o di una competizione qualsiasi. Un tumore è capace di farti paura solo a sentirlo nominare. Non sei pronto ad affrontarlo. Io avevo paura, ma dovevo schiacciarla, come se fosse la palla decisiva per la vittoria di un match”.

L’intervento chirurgico

Tra mille dubbi e paure, Luca si sottopone all’intervento chirurgico che va bene: “Mi viene da esultare, come se avessi messo a segno il punto decisivo di questa terribile partita”, ricorda il pallavolista. “Ma non è del tutto finita. Dobbiamo analizzare le percentuali di rischio di una recidiva”. L’oncologo comunica a Luca che c’è un 37% di rischio di recidiva se rinunciava a fare due cicli di chemioterapia. Cosa ha deciso? “Fondamentalmente non volevo cure se potevo evitarle perché avevo paura. Paura di star male. E di mille altre cose perciò decisi di rischiare e non fare nulla”.

Cinque lunghi anni di controlli

Ma l’oncologo continua mese dopo mese a fargli fare dei controlli per assicurarsi che tutto fili liscio. E così è stato. “Esami e visite da ripetere, per almeno cinque lunghi anni. Quando superi quel traguardo vorresti scrollarti di dosso tutto. Mettere un punto. Riavviare la pellicola della tua esistenza dallo stesso fotogramma dove l’avevi lasciata prima che l’incubo avesse inizio. Riavviare. Che non significa dimenticare”, sottolinea Luca che pian piano cerca di mettersi alle spalle quell’esperienza, interiorizzando ciò che di buono gli ha insegnato e chiudendo a chiave in un cassetto i ricordi che fanno più male.

La schiacciata

“Dottore, quando posso rientrare in campo?”. Dopo l’operazione Luca aveva in testa un solo obiettivo: tornare a giocare in tempo per la finale dei play off. Finalmente quel giorno arrivò anche se il ritorno fu in panchina. “L’allenatore – ricorda Luca – mi aveva concesso un turno di battuta. E io mentre prendevo la palla e raggiungevo la linea di fondocampo avevo le gambe molli. La pallavolo è uno sport in cui stabilisci un rapporto molto fisico con i compagni di squadra. Ad ogni punto, messo a segno o perso, segue una stretta di mano, una pacca, un abbraccio. E io quell’abbraccio non l’avevo mai sentito così forte come quella volta. E il pubblico sugli spalti si era lasciato andare ad un lungo e caloroso applauso. Avevo immaginato tante volte quel momento”.

Dal campo di volley all’ambulanza come volontario

Nel 2008 arriva per Luca il momento di lasciare la pallavolo. Dopo un’esperienza come bagnino, arriva l’opportunità di fare volontariato. “La voglia di aiutare il prossimo mi era esplosa dentro dopo la malattia”, racconta. “Cercavo un modo per dare il mio contributo ai più bisognosi. C’era stato chi aveva aiutato me. Ora io volevo ricambiare. Sono così fiero di indossare, oggi, questa divisa arancione. Svolgo il mio servizio su un’autoambulanza della Pubblica Assistenza di Ravenna, struttura di volontariato che ha saputo, nel tempo, radicarsi sul territorio fornendo servizi di grande utilità sociale”.

Finalmente libero dalla paura (o quasi)

“Luca questa è l’ultima volta che ti vedo”. Sono le parole che il pallavolista si sente rivolgere quando dopo cinque anni si sottopone a quella che viene considerata appunto l’ultima visita rimandata tra l’altro più volte a causa del Covid. A quella visita Luca sceglie di andare da solo perché ancora una volta ha tanta paura. Ma lo aspettano buone notizie: il medico gli comunica che a livello clinico è guarito. “Finalmente è tutto finito. Ho vinto la mia partita più importante. Ho segnato il punto decisivo. Ho schiacciato la paura”. Per volontà dell’autrice e del protagonista del libro, la quota dei diritti d’autore sarà devoluta interamente allo Ior – Istituto Oncologico Romagnolo.



www.repubblica.it 2022-11-10 16:42:45

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