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Il trekking in quota danneggia gli spermatozoi. Ma in 90 giorni tutto torna nella nor…

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Lo sanno tutti che l’ambiente esterno influenza l’assetto ormonale femminile: tutti sappiamo, per dire, che un forte stress fisico o anche mentale può anticipare, posticipare o anche interrompere il ciclo mestruale. Molto meno si sa di quanto e perché un forte stress, più o meno prolungato, modifichi il processo di produzione dei gameti maschili, gli spermatozoi.

Ecco, un trekking in alta quota, che è un po’ una summa di molti stress: stress fisico (pensiamo alla stanchezza dell’ascesa), psicologico (pensiamo al peso mentale dell’idea di un imprevisto), termico (fa freddo, in alta montagna), ipossico (ad altitudini elevate l’ossigeno rarefatto), può essere parecchio utile a comprendere i fenomeni che influenzano la spermatogenesi e di conseguenza la fertilità maschile.

La spedizione scientifica

Ebbene un trekking in alta quota, così utile, c’è stato. È l’impresa legata a Lobuje Peak-Pyramid: Exploration & Physiology 2022, il progetto scientifico internazionale che ha arruolato 22 italiani, uomini e donne tra i 20 e i 60 anni che hanno affrontato un cammino di 18 giorni (dal 20 ottobre all’8 novembre) sull’Himalaya, come racconta l’agenzia Dire che ha seguito l’evento.

Tutti i partecipanti sportivi ma non agonisti alla fine della spedizione verranno monitorati nel Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide, una base scientifica localizzata a Lobuche sul versante meridionale del monte Everest a 5000 metri di altitudine. Al progetto partecipano medici e psicologi di 12 università italiane e straniere e 7 centri di ricerca internazionali per studiare i parametri fisiologici, clinici, psicologici dei 22 trekker prima, durante e dopo la spedizione, e le loro risposte adattative all’alta quota.

Uno degli obiettivi della spedizione scientifica (ce ne sono diversi: dallo studio degli effetti del cammino sull’apparato muscolo-scheletrico a quelli sul Dna delle cellule sessuali, passando per gli aspetti psicologici) è indagare la spermatogenesi, appunto.

“Attraverso test sui partecipanti prima, durante e dopo la spedizione capiremo presto se uno stress fisico così intenso è in grado di ridurre il numero degli spermatozoi e influenzarne la capacità ‘fertilizzante’, cioè quella di penetrare  nell’ovulo femminile e fecondarlo. Potremo anche comprendere se, come e perché altitudine, temperatura, sforzo fisico, psichico e l’ipossia influenzino il processo di produzione dei gameti maschili”, dice Andrea Garolla, endocrinologo e andrologo e professore associato di Endocrinologia all’Università di Padova e uno degli esperti che partecipano al ‘Lobuje Peak-Pyramid: Exploration & Physiology 2022’.

“Noi ci aspettiamo che questo impatto ci sia, perché il nostro organismo in condizioni di difficoltà si concentra sulle funzioni vitali come quelle cardiaca e respiratoria, a svantaggio di altre funzioni meno fondamentali, come fertilità e riproduzione” aggiunge Garolla. Garolla è uno degli autori di uno studio pilota, italiano, pubblicato sull’International Journal of Molecular Science che aveva già indagato sulla relazione tra alta quota e spermatogenesi.

Cosa sappiamo già su trekking e spermatozoi

Il lavoro pubblicato da Garolla e dai suoi colleghi è stato condotto nel 2021 su 5 uomini che hanno fatto trekking per 19 giorni anche loro sulla catena dell’Himalaya. “Era uno studio pilota realizzato su pochi partecipanti, inoltre in quel caso il follow up (il periodo in cui le persone sono state tenute sotto controllo e monitorate con esami e test clinici, ndr) è stato di 50 giorni a partire dal ritorno della missione”, dice l’endocrinologo.

Nel caso dello studio in corso invece, non soltanto il campione è più ampio, ma è anche più lungo il follow up. “Esattamente – conferma l’esperto – I partecipanti a questa spedizione scientifica verranno monitorati per molti parametri, per esempio anche per la produzione degli ormoni sessuali, e soprattutto per più di tre mesi: un dato molto importante, perché 90 giorni è proprio il tempo necessario per completare un intero ciclo della spermatogenesi”.

Meno spermatozoi e meno protetti

Come sono andate le cose al ritorno della spedizione del 2021? “Il numero degli spermatozoi era solo lievemente diminuito rispetto a prima della partenza, si era invece sostanzialmente ridotto il volume del liquido seminale”, dice l’andrologo. Il liquido seminale è quello in cui nuotano gli spermatozoi, è prodotto dalla prostata e dalle vescicole seminali e contiene diversi fattori di protezione dei gameti.

“Oltre a questo – riprende l’esperto – lo stress del trekking aveva anche profondamente alterato i meccanismi antiossidanti, ovvero quel fenomeno che protegge le cellule e gli organi, quindi anche gli spermatozoi e prostata e testicoli, dallo stress ossidativo provocato da una eccessiva produzione di radicali liberi dell’ossigeno. Abbiamo anche visto che dopo la spedizione era cambiata la membrana delle cellule sessuali maschili, una struttura che gioca un ruolo importante nel processo di fertilizzazione dell’ovulo”. Circa 50 giorni dopo il ritorno dalla spedizione il numero di spermatozoi era aumentato ma non era tornato ai livelli di prima del trekking, lo stress ossidativo era migliorato ma le membrane cellulari erano rimaste alterate e il liquido seminale era ancora al di sotto dei valori di volume normali.

L’ipotesi: dopo 90 giorni tutto come prima

L’ipotesi dei ricercatori è che le alterazioni siano reversibili “ci aspettiamo – dice l’endocrinologo – di confermare i risultati ottenuti con lo studio pilota e che dopo 90 giorni dal rientro dalla spedizione tutti i parametri seminali tornino nella norma in tutti gli uomini partecipanti allo studio”.

La spermatogenesi e la fertilità maschile sono processi delicati, di cui si parla ancora troppo poco e da poco tempo “è così – conclude Garolla – e non dovrebbe. Mentre le madri portano le figlie dal ginecologo per controllo, i padri non vanno con i figli maschi da uno specialista. Farlo, anche solo al compimento dello sviluppo sessuale, intorno a 18 anni, sarebbe già una buona cosa”.



www.repubblica.it 2022-11-11 09:18:58

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