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Tumore vescica, squadra di 21 esperti per nuovo modello cura – Medicina

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(ANSA) – ROMA, 14 NOV – Una task-force di 21 esperti tra
clinici, pazienti e istituzioni analizzerà l’attuale modello di
cura per il tumore della vescica – il quarto tipo di neoplasia
più diffuso per incidenza dopo i 50 anni – con l’obiettivo di
identificarne le criticità e disegnare un futuro modello di
cura. E’ il progetto U-Change, ideato e realizzato da Nume Plus
e presentato in occasione del 5/o congresso dell’associazione
Palinuro. “Nell’ambito del progetto U-CHANGE – dichiara Sergio
Bracarda, direttore Dipartimento di Oncologia e S.C. Oncologia
Medica e Traslazionale Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni
e Presidente SIUrO, Società Italiana di Uro-Oncologia – abbiamo
dato vita ad una Consensus multidimensionale, con l’ambizioso
obiettivo, per la prima volta, di mettere sullo stesso piano i
diversi attori che intercettano il paziente colpito da carcinoma
avanzato della vescica nelle varie tappe del suo viaggio:
clinici, associazioni dei pazienti, caregivers, fisioterapisti,
infermieri, giornalisti di settore, farmacisti ospedalieri,
direttori di ASL e di strutture ospedaliere, economisti della
sanità nazionale, regionale e locale. In questo modo, tutto il
panel degli esperti ha esplorato le diverse dimensioni,
discutendo e concordando sia le attuali limitazioni dei modelli
di cura e sia le proposte di miglioramento per la costruzione di
un futuro modello di cura ancora più efficace”. Quello della
vescica è il quarto tumore per incidenza dopo i 50 anni. In
Italia nel 2021 questa neoplasia è stata diagnosticata in 25.500
persone e ha causato oltre 6.000 decessi. “Questo tumore –
spiega il dottor Bracarda – si sviluppa inizialmente nel
rivestimento interno della vescica (urotelio), ma può
diffondersi alla parete muscolare che la circonda e raggiungere
i linfonodi o altri organi come polmoni, fegato, ossa. Per
questo motivo, una diagnosi tempestiva è fondamentale, perché
influenza la sopravvivenza futura, così come l’approccio
terapeutico che, a seconda dello stadio del tumore, prevede
interventi anche combinati tra chirurgia, chemioterapia,
radioterapia e immunoterapia”. Da un sondaggio condotto da Nume
Plus su 1.000 persone dai 18 anni in su, è emerso che il 61% non
è mai andato dal proprio medico per segnalare segni o sintomi
come sangue nelle urine o bruciore durante la minzione. Il 34%
non sa qual è lo specialista che si occupa di questa patologia,
soltanto il 52% sa che la causa principale è il fumo mentre
quasi il 50% è convinto che il principale fattore di rischio sia
la predisposizione genetica. (ANSA).
   

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