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Pazienti fragili: serve un piano per rilanciare le vaccinazioni

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È un appello rivolto soprattutto ai medici specialisti quello che arriva oggi dal Ministero della Salute, dove si è tenuta la presentazione del documento “Proposte operative per la vaccinazione dei soggetti adulti fragili/immunocompromessi”, perché siano loro a intercettare e indirizzare alle vaccinazioni chi più può beneficiarne. Perché, malgrado le categorie di pazienti fragili e con patologie siano già incluse in quelle preferenziali identificate nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale, le vaccinazioni languono. Le coperture contro pneumococco, herpes zoster o meningococco sono bassissime, esponendo questi pazienti a rischi elevati sia a causa delle malattie infettive che delle loro complicazioni. Ecco allora che una soluzione per cercare di colmare il gap potrebbe essere quella di offrire la vaccinazione lì dove i pazienti si recano più spesso per seguire le proprie malattie e ricevere i trattamenti, come gli ambulatori specialistici.

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Creare le condizioni per le “vaccinazioni opportunistiche”

Le parole che sono risuonate più volte – alla presenza del ministro della Salute Orazio Schillaci – sono state, infatti, “vaccinazione opportunistiche”, a identificare appunto l’opportunità offerta dalle visite dagli specialisti dei pazienti fragili e immunocompromessi per ricevere counseling e avviamento alle vaccinazioni. “Sarebbe un enorme passo avanti, per recuperare le basse coperture in questa fascia di popolazione, fare in modo che gli specialisti che seguono i pazienti fragili possano identificare una fase in cui prevedere le vaccinazione dei loro assistiti”, commenta Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali). “Il Covid ci ha insegnato che possiamo vaccinare attraverso una prioritizzazione del rischio, che possiamo creare dei percorsi dedicati per i pazienti fragili negli ospedali”. E perché la lezione della pandemia non vada sprecata, serve oggi fare tutto il possibile per rendere le indicazioni già contenute nel piano vaccinale operative. Il documento, promosso dalla Simit insieme alla Società italiana di igiene medicina preventiva e sanità pubblica (SITI), e avallato da diverse società di malati e pazienti cronici, gerontologi e medici di medicina generale, mira esattamente a questo: fornire linee di indirizzo per aumentare, concretamente, le coperture vaccinali nei pazienti fragili e immunocompromessi.

Le proposte operative per aumentare le coperture vaccinali

Così, per esempio, tra le iniziative proposte figura quella di favorire la vaccinazione presso i medici di famiglia, sopratutto per i pazienti con malattie croniche, ampliando gli accordi in modo che prevedano non solo la somministrazione del vaccino anti-influenzale, ma una sorta di pacchetto vaccinale, come ha ricordato Roberto Messina, presidente di Federanziani. O ancora presso gli ambulatori, o direttamente presso i luoghi di cura, gli ospedali, sia assicurando l’approvvigionamento dei vaccini che, magari, la presenza di un centro di riferimento per le vaccinazioni, che lavori a fianco degli specialisti, come si augura Roberto Gerli, Presidente della Società italiana di reumatologia (Sir), garantendo la collaborazione necessaria per gestire pazienti complessi. Perché le problematiche, quando si parla di pazienti fragili, sono diverse: nel caso di quelli reumatologici e di altri che seguono trattamenti con farmaci che deprimono il sistema immunitario, per esempio, fattori critici sono sia garantire la disponibilità dei vaccini sia coordinarne la somministrazione con quella dei trattamenti, come ha spiegato Gerli: “È fondamentale identificare la finestra temporale corretta per la somministrazione dei vaccini nei pazienti in terapia con immunosoppressori, per non rischiare che la vaccinazione non abbia effetto”. Al di là delle soluzioni auspicate, la logica che deve guidare le diverse azioni deve essere quella di fare in modo che vaccinarsi possa diventare semplice, accessibile, hanno ripetuto più volte gli esperti. “Vaccinare nei centri in cui il paziente si reca per le normali visite di controllo serve proprio a questo, e permetterebbe anche a specialista e vaccinatore, chiunque questo sia, di interagire, di confrontarsi”, aggiunge Andreoni. “Il concetto è quello di cogliere tutte le occasioni per aumentare le coperture, perché spesso non è il cittadino che non vuole vaccinarsi, ma non sa che deve farlo”.

Rendere operativa l’anagrafe vaccinale nazionale

Le proposte per le vaccinazioni degli adulti fragili e immunocompromessi, però, dovranno essere organizzate e articolate dalle diverse regioni e dalle singole Asl per diventare davvero operative. Auspicabilmente rendendo efficienti progetti rimasti troppo a lungo sulla carta: “E’ scandaloso che ancora oggi non esista un’anagrafe vaccinale nazionale efficace che funzioni ovunque il paziente si trovi, soprattutto considerando quanto sarebbe facile implementarla”, riprende Andreoni, “Con l’anagrafe vaccinale il cittadino e il medico possono verificare se sono state eseguite tutte le vaccinazioni. Se ne parla da tempo, esiste per i bambini, ma non per adulti e pazienti fragili. Fare tutto il possibile per evitare una malattia paga abbondantemente tutte le vaccinazioni che andiamo a fare: non parliamo di investimenti ma di risparmio”.



www.repubblica.it 2022-11-15 16:24:39

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