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Farmaci, è nel Dna la ‘chiave’ per evitare eventi avversi – Medicina

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(ANSA) – ROMA, 16 NOV – Si trova nel Dna la ‘chiave’ per
evitare gli eventi avversi dei farmaci. La farmacogenetica è
infatti uno strumento in grado di dare un significativo
contributo in questa direzione. È ciò che sostiene il prof.
   
Giuseppe Toffoli, esperto della Società Italiana di Farmacologia
(Sif) e direttore della struttura operativa complessa di
Farmacologia Sperimentale e Clinica del Centro di Riferimento
Oncologico di Aviano, in occasione del 41/mo Congresso Nazionale
della Società Italiana di Farmacologia, che si apre oggi a Roma.
   
“Conoscere la persona affetta dalla malattia è molto più
importante che conoscere la malattia stessa”, ha sottolineato
Toffoli ricordando il concetto espresso da Ippocrate nel IV
secolo a.C. che “vale anche per i farmaci dei nostri giorni.
   
Soprattutto se si considera che le reazioni avverse ai
medicinali – Adverse Drug Reactions (ADRs), ovvero gli effetti
indesiderati al trattamento – rappresentano uno dei maggiori
problemi delle attuali terapie farmacologiche”.
   
“Oggi l’attenzione – ha rilevato – è particolarmente rivolta
alle modificazioni (polimorfismi) nella struttura dei geni
coinvolti nel metabolismo e nell’eliminazione dei farmaci. Lo
studio di queste varianti genetiche, ovvero la farmacogenetica,
rappresenta una delle più importanti strategie per evitare le
ADRs. L’obiettivo della farmacogenetica è infatti quello di
personalizzare la terapia, fornendo a ogni paziente il farmaco
più appropriato e con un dosaggio corretto”. Negli ultimi anni
la farmacogenetica ha permesso di identificare numerosi farmaci
che possono indurre risposte molto diverse fra le persone a
seconda del loro Dna. “Oggi i test di farmacogenetica sono
entrati nella pratica clinica e costituiscono un prerequisito
per trattare i pazienti”, spiega Toffoli. “È il caso, per
esempio, delle terapie oncologiche con farmaci come il
5-fluorouracile per il quale si raccomanda di fare
preventivamente un test specifico, al fine di escludere varianti
genetiche responsabili di gravi tossicità”. (ANSA).
   

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