Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Fibrillazione atriale, cos’è e perché è importante lo screening per proteggersi dall’…

35

- Advertisement -


Può quintuplicare il rischio di ictus cerebrale. E spesso non è riconosciuta. È la fibrillazione atriale. Arrivare presto con la diagnosi della più comune aritmia cardiaca, significa ridurre il rischio di andare incontro ad un’ischemia cerebrale perché con le cure mediche si rende il sangue più fluido e si abbassano le probabilità che all’interno del cuore si formino coaguli destinati ad ostruire le arterie che irrorano il cervello.

Ma non basta. Se si effettua uno screening mirato, su specifiche coorti di popolazione, si può anche fare il bene della sanità. Perché individuare – e ovviamente trattare – le perturbazioni circolatorie indotte dal disturbo del ritmo significa anche risparmiare denaro per il sistema sanitario e la società. A dirlo è una ricerca apparsa su European Heart Journal, condotta da esperti svedesi dell’Università di Linköping e dell’Istituto Karolinska.

Dati raccolti sui 75enni

L’analisi si basa sui risultati dello studio StrokeStop, apparso su The Lancet nel 2021. La ricerca è stata coordinata dagli esperti dell’Istituto Karolinska e rappresenta il maggior osservatorio clinico sull’aritmia, con 30.000 soggetti tra i 75 i 76 anni di età analizzati.

Nello studio, nei soggetti di un gruppo è stata offerta l’opportunità di partecipare allo screening, mentre l’altro gruppo ha agito come gruppo di controllo. I casi di fibrillazione atriale rilevati durante lo screening sono stati trattati con anticoagulanti.

A spingere su questa opportunità c’è anche la relativa facilità del controllo su ampie popolazioni. Come ricorda Emma Svenberg dell’Istituto Karolinska, “lo screening è un intervento molto semplice. In linea di principio, si tratta di posizionare i pollici su una macchina ECG portatile, che misura l’attività cardiaca, due volte al giorno per due settimane”.

Perché conviene arrivare presto

“Il più grande vantaggio dello screening è che si ricevono informazioni che potrebbero essere utilizzate per ridurre il rischio di ictus di un individuo e quindi aiutarlo a vivere più a lungo con una buona qualità della vita – segnala la studiosa”.

Va detto che al momento non sono attivi nel mondo screening per la fibrillazione atriale su ampie popolazioni. Per questo la ricerca svedese aggiunge un tassello importante alle conoscenze sollecitando il ricorso a strategie di emersione dell’aritmia cardiaca di questo tipo.

“La nostra analisi economica sanitaria mostra che lo screening è un intervento che consente anche di risparmiare denaro – è il commento di Lars-Åke Levin, dell’Università di Linköping”. Il tutto, va detto, anche considerando una variabile sociale importante: in genere chi accetta di entrare in un percorso di screening è più attento al proprio benessere rispetto a chi invece non intende sottoporsi a controlli per la diagnosi precoce di specifiche patologie.

Cosa succede in chi soffre di fibrillazione atriale

Se è presente l’aritmia la frequenza ventricolare (quella che percepiamo al polso) può variare ampiamente, rallentando nettamente o accelerando di molto. Il disturbo soggettivo è maggiore se il numero dei battiti al minuto è molto basso oppure molto alto. In questi casi il paziente può avvertire affaticamento, mancanza di respiro durante gli sforzi e, in casi eccezionali, può perdere conoscenza.

Ci sono persone che non hanno questi disturbi, ma hanno solo una sensazione soggettiva di palpitazione: avvertono in modo fastidioso la pulsazione cardiaca, come un battito d’ali nel petto. Se invece i battiti cardiaci non sono troppo lenti né troppo veloci, è possibile che non si avverta alcun fastidio. In questi casi, il medico o lo stesso paziente possono rendersi conto della fibrillazione atriale solo per caso, avvertendo l’irregolarità dei battiti al polso.

Perché è pericolosa per il cervello

La più diffusa forma di aritmia spesso non dà segni della sua presenza se non fastidi come stanchezza o temporanee palpitazioni. Lo screening potrebbe essere molto importante perché quasi in un caso su tre questa condizione non viene riconosciuta per tempo e mette il cuore, ma soprattutto il cervello, a rischio.

All’interno dell’atrio, la camera superiore del cuore di sinistra, i battiti alterati possono creare infatti disturbi nella normale circolazione del sangue, che quindi tende a formare piccoli coaguli. Se questi si spostano poi attraverso le arterie verso i vasi che irrorano il cervello, possono determinare uno stop della circolazione in un’area cerebrale.

Risultato: chi soffre di fibrillazione atriale vede aumentare fino a cinque volte il rischio di andare incontro ad un ictus cerebrale. Come se non bastasse, le lesioni al cervello in presenza di aritmia sono mediamente più gravi e quindi potenzialmente mortali.

Grazie allo screening si potrà in futuro riconoscere chi presenta l’aritmia e mettere in atto, oltre a trattamenti specifici mirati al disturbo del ritmo, terapie per fluidificare il sangue riducendo il rischio che si formino coaguli e quindi potenziali emboli destinati alle arterie che irrorano il cervello.



www.repubblica.it 2022-11-18 09:27:19

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More