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Covid: Sebastiani (Cnr), 75 province in fase di crescita – Sanità

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L’epidemia di Covid-19 in Italia registra una crescita in 75 province, rispetto alle 36 del 10 novembre scorso; in 13, inoltre, si rileva una fase di crescita accelerata. Lo indica l’analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell’istituto per le Applicazioni del Calcolo ‘M.Picone’, del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr).
    “L’analisi delle differenze settimanali della sequenza dell’incidenza giornaliera dei positivi totali a entrambi i tipi di test per rilevare il virus SarsCoV2 nelle 107 province italiane indica che sale da 36 a 75 il numero di province in fase di crescita e 13 di queste sono in fase di crescita accelerata. Inoltre, 4 delle province che al 10 novembre risultavano in crescita, ora sono in fase di stasi”, osserva Sebastiani riferendosi ai dati aggiornati al 17 novembre, ultimo giorno in cui il Governo li ha resi disponibili.
    L’analisi indica inoltre che “le 13 province in crescita accelerata sono confinanti tra loro e formano un cluster; appartengono a Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. “Otto di esse – prosegue l’esperto – appartenevano al cluster più grande di province in aumento al 10 novembre”, ossia Brescia, Lodi, Cremona, Mantova, Forlì-Cesena, Rovigo, Treviso e Vicenza. A queste si sono aggiunte le province di Ferrara, Ravenna, Rimini, Padova e Verona. “Osserviamo che tutte e 10 le province con incidenza negli ultimi sette giorni fino al 17 scorso più alta appartengono a questo cluster”, aggiunge Sebastiani.
    Per il matematico “è interessante osservare che 4 province che al 10 novembre risultavano in crescita, ora sono in fase di stasi: si tratta di Caltanissetta, Enna, Catania e Prato”. Nelle prime tre l’incidenza negli ultimi sette giorni fino al 10 scorso era aumentata più del 50% rispetto ai sette giorni precedenti. “Questo è importante – osserva – perchè in Sicilia la fase di espansione attuale è avvenuta prima e quindi, quanto sta avvenendo lì ora potrebbe avvenire nelle prossime settimane anche altrove. Rimane comunque incertezza – osserva – perché diversi sono i fattori in gioco, ma i dati potranno confermare o meno questa ipotesi”..
   

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