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Ridere? Cosa da seri. Scopriamo cosa c’è dietro

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Ridere? Cosa da persone serie. Sembra una contraddizione in termini, ma dietro a una risata c’è veramente una piccola parte dell’evoluzione umana. Lo spiega il professor Carlo Bellieni, nell’articolo che apre le pagine di Medicina del nuovo numero di Salute, in edicola il 24 novembre. Un approfondimento sul perché della risata che porta elementi nuovi alla portata di tutti. Partendo da uno studio che Bellieni ha pubblicato sulla rivista New Ideas in Psychology, e che ha dato una risposta sconcertante: ridere è una cosa da persone serie.

Perché scatta la risata

Un comportamento, quello di ridere, che millenni di evoluzione hanno preservato nell’uomo. Perché ha un’importanza fondamentale: è una sirena di allarme che scatta per avvertire chi ci sta accanto di qualcosa di importante, come un cessato pericolo. Bellieni, nel suo articolo, si addentra nell’argomento spiegando i tre segreti dell’umorismo: “Scoprire un’incoerenza, sentire con sbigottimento che questa incoerenza stride con la vita per rigidità e freddezza, infine scoprire che questa incoerenza è solo apparente, che nessuno si fa male”. Lo stesso processo che vediamo nei cartoni animati.

“Ma se questo è il meccanismo dell’umorismo, perché scatta in risposta quel verso strano e strampalato che chiamiamo risata? Perché un verso animalesco invece di un apprezzamento verbale?” si chiede l’autore. La risposta sorprende: “La risata è un segnale di allarme; anzi di cessato allarme. Quale allarme? Quello di aver trovato nella vita qualcosa di insolitamente freddo, morto, ripetitivo, rigido, come accade nella freddura che riportavo prima o nei cartoni animati. E poi, concludendo, il ridere rientra tra i fenomeni ritmici delnostro organismo, selezionati dalla natura per rilassarci”.

Intervista a Patch Adams

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C’è chi della risata ha fatto una terapia, con l’istituzione della figura dei clown in corsia, che si vedono da anni anche se in questi ultimi tempi più raramente causa Covid. La clownterapia è veramente uno strumento di cura: diminuisce l’ansia dei bambini e dei loro genitori. E infonde un po’ di buonumore e di fiducia a chi, come i pazienti in Terapia intensiva o gli anziani, vivono momenti di angoscia.

La terapia del sorriso è stata introdotta da un geniale medico americano, Hunter “Patch” Adams, e alla sua base sta il concetto che l’ospedale non deve essere il freddo luogo dove i pazienti sono smistati tra ambulatori e specialisti, ma un reale strumento curativo: lo stesso entrare in ospedale deve essere piacevole e accogliente, a partire dalle architetture fino all’incontro con la risata. Salute ha intervistato Patch Adams, con lui ha dialogato interrogandosi su questi concetti. Il video lo potete trovare sul sito salute.eu.

Scambiamoci i geni

Ma la nuova edizione di Salute offre anche altri approfondimenti. Come quello suggerito dalla storia di copertina: “Scambio di geni”, a cui hanno lavorato Valentina Arcovio e Fabio Di Todaro. Il fatto è che le persone che convivono con una malattia rara sanno il loro percorso si scontra con un’evidenza: l’esiguità dei casi, visto che si tratta di malattie meno studiate e di ridotto interesse sociale.

Ma se prima si parlava di assenza di terapie, oggi lo scenario è mutato, tra luci e ombre: per alcuni di questi pazienti le cure sono arrivate, però incombe il rischio che presto non siano più disponibili. Una situazione delicata, che Francesca Pasinelli, direttrice generale di Fondazione Telethon (che da oltre 30 anni sostiene la ricerca scientifica di eccellenza per lo studio e la cura delle malattie genetiche) ha portato all’attenzione al Festival di Salute tenuto a Roma dal 20 al 22 ottobre scorsi. “Non possiamo lasciare indietro questi pazienti solo perché affetti da malattie così poco diffuse”, dice.

Dunque cosa fare?

Vista la situazione, le strade per migliorarla ci sono. Le indica la stessa Pasinelli: “La proposta è che il governo potenzi il ruolo dell’Università nello sviluppo dei farmaci. Gli atenei hanno bisogno di contare su linee produttive analoghe a quelle delle aziende, in grado di garantire standard di qualità con cui svolgere all’interno dell’accademia almeno le prime due fasi di un trial clinico. Quanto agli enti regolatori, è il momento di rivedere i meccanismi di rimborsabilità di questi farmaci”.

Intanto Telethon lavora per farsi carico dei costi di commercializzazione di Strimvelis, una delle terapie geniche disponibili grazie alla ricerca che ha sostenuto in proprio. Inoltre punta a costituire una fondazione ad hoc, dedicata alla distribuzione del farmaco: “Sarà un’entità autonoma – conclude Pasinelli -, che da Telethon riceverà in licenza le terapie da noi sviluppate”.

L’influenza si fa sentire

Infine l’influenza. Letizia Gabaglio ha fatto il punto della situazione, intervistando Michele Conversano, presidente di HappyAgeing, Alleanza Italiana per l’invecchiamento in Salute, e direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto. Il distanziamento sociale, lo smart working, il drastico calo dei viaggi e degli spostamenti ha impedito anche ai virus, che spesso si spostano grazie ai loro ospiti umani, di viaggiare in tutto il mondo.

Così nelle prossime settimane, quando incontreremo i quattro virus influenzali che secondo l’Oms circoleranno maggiormente, saremo più suscettibili. “Si tratta di patogeni che cambiano ogni anno è vero, ma di poco, e quindi l’esposizione degli anni precedenti ci protegge, anche se in parte”, spiega Conversano. Ecco perché, secondo l’esperto, è il caso di continuare a tenere la mascherina nei luoghi affollati, di lavarsi spesso le mani e di rimanere a casa se abbiamo febbre o sintomi influenzali. Precauzioni e comportamenti che valgono soprattutto per le persone fragili, quelle cioè che hanno un sistema immunitario meno robusto. Gli anziani soprattutto.



www.repubblica.it 2022-11-23 14:01:23

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