Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Anticorpi monoclonali, cosa sono e come funzionano

27

- Advertisement -


Da un paio di anni a questa parte abbiamo spesso sentito parlare di anticorpi monoclonali come possibili agenti terapeutici per il trattamento o la prevenzione del Covid-19, specialmente per i soggetti ad elevato rischio di sviluppare la forma grave della malattia. Diversi sono infatti stati approvati dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) per questo tipo di utilizzo. Ma l’impiego degli anticorpi monoclonali in terapia, come sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è in realtà molto ampio e variegato. Vediamo nel dettaglio che cosa sono, come si ottengono e con quali scopi vengono utilizzati.

Come vengono prodotti gli anticorpi monoclonali

In generale, gli anticorpi vengono prodotti dai linfociti B in risposta al contatto con un certo antigene, ossia con una molecola che il nostro sistema immunitario riconosce come “estranea”. In questo caso il nostro corpo produce una risposta immunitaria definita “policlonale”. Ovvero, i linfociti B danno vita ad un esercito di anticorpi tutti diretti contro l’antigene, ognuno dei quali, però, ne riconosce una porzione diversa.

Gli anticorpi monoclonali, invece, vengono ottenuti in laboratorio a partire da un singolo linfocita B. O, per meglio dire, da un singolo clone di quel linfocita, da cui l’aggettivo “monoclonale”. Questo assicura che ogni anticorpo così ottenuto riconosca una sola, specifica porzione dell’antigene in questione.

Entrando ulteriormente nel dettaglio, questo tipo di anticorpi viene ottenuto iniettando un certo antigene in animali da laboratorio, solitamente topi o ratti. Una volta che un animale inoculato ha iniziato a produrre gli anticorpi diretti contro l’antigene, i linfociti B immagazzinati all’interno della sua milza vengono fusi con cellule estremamente resistenti, a formare quelli che vengono chiamati ibridomi. Questo passaggio assicura la sopravvivenza e la capacità dei linfociti di replicarsi praticamente all’infinito. Si tratta di una tecnica che ha rivoluzionato il modo in cui gli anticorpi monoclonali vengono prodotti, tanto da essere valsa l’assegnazione, nel 1984, del premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia ai suoi ideatori Niels Jerne, Georges Köhler e César Milstein.

Gli ibridomi vengono poi tenuti in coltura “singolarmente”, in modo che ognuno dei linfociti B possa replicarsi dando origine a una popolazione di cellule fra loro identiche, in grado di produrre, come anticipato, uno specifico anticorpo monoclonale. Questo verrà poi estratto dalla cellula e purificato.

In realtà, grazie a moderne tecniche di biologia molecolare, è anche possibile produrre anticorpi monoclonali cosiddetti “chimerici”, nei quali alcune parti degli anticorpi ottenuti dai topi sono state sostituite con una porzione corrispondente di origine umana. Ad oggi è inoltre possibile generare anticorpi monoclonali “umanizzati” (derivati principalmente da cellule umane, ad eccezione della porzione che riconosce l’antigene), oppure interamente prodotti a partire da cellule umane. I nomi di quelli ottenuti da cellule di topo prendono il suffisso -omab, mentre gli altri tre prendono rispettivamente i suffissi -ximab, -zumab e -umab. “Mab” sta per monoclonal antibody.

 

Anticorpi monoclonali e tumori

Fra le possibili applicazioni terapeutiche degli anticorpi monoclonali vi è anche l’oncologia. I target sono naturalmente diversi a seconda del tipo di tumore da trattare, ma anche della strategia che viene scelta per curarlo. Può trattarsi, per esempio, di anticorpi che riconoscono e si legano a una specifica proteina che promuove la proliferazione del tumore, inibendola. Alcuni esempi di questo tipo sono il trastuzumab, per il cancro al seno, il panitumumab, per il tumore del colon-retto, o il cetuximab, utilizzato sia per trattare il cancro del colon che i tumori che colpiscono la testa e il collo. Le immunoterapie (come ipilimumab e pembrolizumab) utilizzate in in diversi tumori, agiscono in modo simile: si legano a delle proteine che bloccano la risposta del sistema immunitario al tumore e, in buona sostanza, tolgono questo freno.

l’obiettivo può essere anche quello di limitare il processo di angiogenesi, attraverso il quale il tumore promuove la formazione di nuovi vasi sanguigni per crescere. O ancora, gli anticorpi monoclonali possono essere utilizzati per veicolare un certo farmaco antitumorale specificamente all’interno delle cellule cancerose, in modo da massimizzarne l’effetto, riducendone gli effetti collaterali: è il caso degli anticorpi-farmaco coniugati.

 

Altre applicazioni terapeutiche e diagnostiche

Oltre a quelli impiegati in ambito oncologico, esistono altre due classi di anticorpi monoclonali utilizzati a scopo terapeutico: quelli ad attività antinfiammatoria e quelli ad attività immunosoppressiva. I primi vengono utilizzati per il trattamento di malattie infiammatorie di origine autoimmune, come ad esempio l’artrite reumatoide. In questo caso il meccanismo è quello di riconoscere e “colpire” specifiche proteine coinvolte nei processi infiammatori, come per esempio il TNF-α, una citochina proinfiammatoria. Due esempi di questo tipo sono infliximab e adalimumab.

Anche gli anticorpi monoclonali ad attività immunosoppressiva possono essere utilizzati per il trattamento di malattie autoimmuni, e trovano inoltre impiego come farmaci anti-rigetto a seguito di trapianti. In questo caso la strategia è quella di colpire il sistema immunitario prevenendo, ad esempio, la differenziazione delle cellule che lo costituiscono, come i linfociti T e B. Alcuni esempi sono il rituximab (utilizzato anche in ambito oncologico), il basiliximab e l’omalizumab, indicato in particolare per la cura dell’asma allergico.

Infine, gli anticorpi monoclonali trovano impiego nell’ambito diagnostico, e possono essere utilizzati ad esempio per individuare alcuni marcatori tumorali, oppure proteine specifiche presenti in virus o batteri.



www.repubblica.it 2023-12-15 11:11:23

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More