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Tumore al seno, approvato in Italia un nuovo farmaco per la fase avanzata

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C’è un’importante novità nel trattamento del tumore al seno metastatico: un nuovo farmaco mirato, da poco approvato per il tumore al seno Her2 positivo, potrà ora essere impiegato in molte più pazienti. L’Agenzia italiana del farmaco ha infatti esteso l’utilizzo di trastuzumab deruxtecan anche per quei tumori mammari che presentano una bassa espressione del marcatore Her2, chiamati – appunto – Her2-low. Si tratta del primo trattamento approvato in Italia per questi carcinomi, che rappresentano oltre la metà di tutte le diagnosi.

 

L’approvazione riguarda la seconda linea di trattamento (ossia dopo una precedente chemioterapia) e segue l’approvazione da parte della Commissione europea in questa indicazione, arrivata esattamente un anno fa sulla base dei risultati dello studio DESTINY-Breast04, pubblicati sul New England Journal of Medicine. Questi dati hanno infatti dimostrato come trastuzumab deruxtecan migliori sia la sopravvivenza libera da progressione sia la sopravvivenza globale, che ha raggiunto 23,4 mesi rispetto ai 16,8 mesi di chi ha ricevuto la chemioterapia. Significa che la metà delle pazienti trattate con il nuovo farmaco sopravvive più di circa 24 mesi. Non solo: dopo questo periodo una donna su sette non ha ancora avuto progressione, mentre nel braccio trattato con la chemioterapia hanno tutte avuto progressione.

Il tumore del seno viene classificato in tre principali sottotipi, fondamentali per definire il percorso di cura e la prognosi: i tumori con recettori ormonali positivi, estrogeni e/o progesterone (HR+, chiamati luminali), quelli con con recettore 2 del fattore di crescita epidermico umano positivo (Her2+) e quelli triplo-negativo (TNBC, negativo per tutti e tre i recettori). Ad oggi l’espressione di Her2 era definita solo come positiva o negativa, misurando i livelli di proteina Her2 in una cellula tumorale (i risultati del test sono riportati come 0, 1+, 2+ o 3+4), e con un test che conta le copie del gene HER2 nelle cellule tumorali. Oggi con il termine Her2-low vengono identificati tutti i carcinomi mammari con livelli di espressione 1+ o 2+, considerati finora come Her2 negativi. “È importante sottolineare che non si tratta di una nuova categoria di tumori – spiega Giampaolo Bianchini, professore associato e responsabile del Gruppo mammella dell’IRCSS Ospedale San Raffaele, Università Vita-Salute San Raffaele di Milano -. Si tratta, piuttosto, di stabilire i livelli di Her2 a cui nuovi farmaci anti-Her2 si dimostrano efficaci”.

I tumori al seno Her2-low

“Fino al 55% di tutti i tumori al seno esprime livelli bassi di Her2 ed è, pertanto, classificabile come Her2 low. Fino ad oggi questi tumori erano classificati semplicemente come Her2 negativi (cioè, con Her2 non iperespresso) e ricadevano, pertanto, tra i tumori luminali o tra i triplo-negativi, a seconda della presenza o meno dei recettori ormonali – continua Michelino De Laurentiis, Direttore del Dipartimento di Oncologia Senologica e Toraco-Polmonare, Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli -. Oggi, invece, visto che i tumori Her2 low possono avvalersi di questa nuova opportunità terapeutica data dal trastuzumab deruxtecan, diventa fondamentale identificare esattamente il livello di questa proteina, non solo dichiarare un risultato positivo o negativo, proprio per identificare i tumori Her2 low (Her2 1+ o 2+) rispetto a quelli con assenza completa della proteina Her2 (Her2 0)”. Da qui l’importanza del team multidisciplinare nella valutazione dei pazienti e, in particolare, una collaborazione stretta tra oncologo e patologo che effettua i test diagnostici.

“Una bassa espressione di Her2 può verificarsi sia nella malattia ormono-positiva che negativa – sottolinea Alessandra Fabi, Responsabile Medicina di Precisione in Senologia, Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli IRCCS di Roma -. Fino ad oggi la chemioterapia era l’unica opzione disponibile per le pazienti con tumore del seno avanzato o metastatico a bassa espressione di Her2, sia positivo che negativo per i recettori ormonali, dopo aver ricevuto almeno una linea di chemioterapia. Trastuzumab deruxtecan è quindi un’innovazione scientifica importante. Eravamo molto insoddisfatti di come le pazienti con livelli di Her2 bassi andassero in progressione dopo il trattamento standard, e ora abbiamo un trattamento biologico che permette di raddoppiare la sopravvivenza con una tossicità presente, ma maneggevole. La seconda innovazione riguarda l’approccio diagnostico: se abbiamo una paziente con un tumore che nasce come Her2 negativo, dovremmo effettuare una nuova biopsia e nuovi analisi, dove possibile, perché potremmo cambiare la storia di quella paziente se troviamo livelli Her2 1+ o 2+”.

Il nuovo farmaco

Trastuzumab deruxtecan appartiene alla categoria degli anticorpi farmaco-coniugati, cioè è costituito da un anticorpo diretto contro il recettore Her2, espresso sulle cellule tumorali, e da un potentissimo chemioterapico legato a questo anticorpo: il risultato è che il farmaco riesce a traghettare all’interno delle cellule questo chemioterapico che porta a morte cellulare, limitando l’esposizione dei tessuti normali. Nello studio DESTINY-Breast04, che ha coinvolto 557 pazienti, trastuzumab deruxtecan ha ridotto del 50% il rischio di progressione rispetto alla chemioterapia e aumentato significativamente la sopravvivenza globale. “L’impatto di questi risultati – riprende Bianchini – è tale da aver meritato da parte della comunità scientifica la ‘standing ovation’ in sessione plenaria al Congresso della Società Americana di Oncologia. Questo rappresenta un ulteriore importante passo avanti per aumentare tempo e qualità della vita per un numero sempre maggiore di pazienti con malattia metastatica”.

L’accesso ai farmaci innovativi

Nel 2023, in Italia, sono stati stimati 55.900 nuovi casi di carcinoma mammario e si stima che circa 52mila persone vivono con la malattia metastatica, un numero in costante aumento. “Dal 2012 ascoltiamo le necessità delle donne con tumore al seno metastatico e portiamo avanti la nostra azione di advocacy affinché queste pazienti possano avere un accesso facilitato ai trial clinici e alle cure innovative, così come indicato nel nostro Manifesto sul Tumore al Seno Metastatico – dice Rosanna D’Antona, presidente Europa Donna Italia -. La notizia che AIFA, agenzia con la quale collaboriamo e dialoghiamo, ha approvato la rimborsabilità della molecola, anche nei casi HER2 low, ci rende molto felici perché rappresenta una nuova possibilità di cura e risponde a una necessità ad oggi non colmata. Questo, unitamente a una presa in carico dedicata all’interno dei Centri di senologia e al lavoro congiunto del team multidisciplinare, potrà non solo aumentare la sopravvivenza di queste donne, ma anche la loro qualità di vita nel percorso di cura che le attende”.

“La possibilità di candidare a un trattamento anti-HER2 anche pazienti che esprimano bassi livelli di questa proteina rivoluziona l’attuale paradigma di diagnosi e cura del carcinoma della mammella metastatico – afferma Mauro Vitali, Head of Oncology di Daiichi Sankyo Italia -. L’efficacia è indipendente dallo stato del recettore ormonale, pertanto sia le pazienti con tumore al seno ormono-positivo che quelle con tumore triplo negativo sono candidabili al trattamento con trastuzumab deruxtecan. L’approvazione della rimborsabilità da parte di AIFA supporta il nostro obiettivo di espandere anche a questa popolazione il beneficio che la terapia con trastuzumab deruxtecan può offrire loro”.

“Trastuzumab deruxtecan ha aperto la strada al trattamento di nuovi segmenti clinicamente significativi di pazienti oncologici la cui malattia non prevedeva opzioni terapeutiche mirate – conclude Alessandra Dorigo, Head of Oncology di AstraZeneca Italia -. Questi risultati sono il frutto della sinergia tra la competenza medico-scientifica e tecnologica di Daiichi Sankyo e la grande esperienza in oncologia e le risorse globali di AstraZeneca. Siamo orgogliosi di questa approvazione, un ulteriore tassello che ci avvicina all’obiettivo di cronicizzare il cancro e all’ambizione di eliminarlo, un giorno, come causa di morte. Il nostro impegno è sviluppare terapie innovative in grado di migliorare non solo la sopravvivenza ma anche la qualità di vita dei pazienti”.



www.repubblica.it 2024-01-09 12:47:52

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