Tutte le notizie qui
Backaout
Backaout

Così il veleno di un ragno ci aiuterà a limitare i danni dopo un infarto

34

- Advertisement -


Hi1: dietro questa sigla potrebbe nascondersi una soluzione per ridurre il rischio di danni cronici legati all’infarto, specie dopo la riperfusione. Questo processo definisce i potenziali problemi che caratterizzano la ripresa dell’afflusso di sangue dopo una fase di ischemia che ha leso cellule miocardiche o neuroni, in seguito ad un infarto o a un ictus cerebrale.

La molecola, studiata da un’equipe dell’Università del Queensland, è stata individuata nel veleno di un particolare ragno della tela a imbuto, che fa parte di una famiglia di aracnidi di diverse specie. Al momento, siamo solo all’inizio delle sperimentazioni e ci vorrà tempo per giungere all’utilizzo di questa strategia di cura sull’uomo.

Ma, come riporta una ricerca condotta su animali dagli esperti dell’Università del Queensland e presentata su European Heart Journal (primo nome Meredith A. Redd), si aprono comunque importanti prospettive per poter preservare il tessuto cardiaco e i neuroni che si trovano ad affrontare le fasi immediatamente successive alla ripresa della circolazione del sangue nella zona colpita da ischemia. Sempre ricordando che la precocità dei soccorsi e delle cure è fondamentale per proteggere il cuore dopo un’ischemia cardiaca. Arrivare presto può salvare la vita!

Possibile effetto cardioprotettivo

Al momento, va detto, proteggere il cuore dopo un infarto è una delle sfide più complesse per la medicina. Gli esperti, su un modello animale, hanno testato l’azione della proteina del veleno del ragno su uno specifico target, il canale ionico 1a sensibile all’acido (ASIC1a). Inibendone l’azione si potrebbe infatti proteggere il cervello ed il cuore dal danno legato all’ischemia, anche se il meccanismo attraverso cui avviene questo processo non è noto.

Gli studiosi, testando appunto l’effetto dell’azione di Hi1a, hanno visto che nei modelli trattati con questa sostanza derivante dal veleno del ragno si sono ridotte le dimensioni della lesione infartuale dopo 24 ore dall’ischemia indotta sperimentalmente. Soprattutto, nel tempo, questo trattamento ha consentito di limitare il rischio di comparsa di disfunzione del miocardio che in qualche modo apre la strada allo scompenso cardiaco.

La ricerca, in qualche modo, conferma quanto già osservato da uno studio coordinato da Nathan Palpant e Glenn King dell’Istituto di bioscienze molecolari dell’ateneo australiano (tra gli autori anche della ricerca di cui si parla), che aveva mostrato come Hi1a potesse proteggere le cellule dai danni causati da infarto e ictus.

Il trattamento appare sicuro

Come riporta una nota della stessa Università del Queensland, la ricerca appare davvero interessante per i possibili sviluppi futuri, peraltro tutti da valutare. Siamo ancora nella fase dei test preclinici, infatti. Ma secondo Palpant, “questi test rappresentano un passo importante per aiutarci a capire come l’Hi1a potrebbe funzionare in terapia, in quale fase dell’infarto potrebbe essere utilizzato e a quali dosaggi”.

Ma non basta. La ricerca, sul fronte dell’efficacia, pare dimostrare la possibilità di andare a colmare un “vuoto” di cure per la protezione cardiovascolare nelle prime fasi dopo l’infarto, visto che un unico farmaco impiegato in questo senso, dopo aver quasi terminato gli studi clinici, è stato abbandonato per gli effetti collaterali.

Gli esperti australiani peraltro segnalano un aspetto interessante su questo fronte: Hi1a interagirebbe solo con le cellule nella zona colpita da ischemia e quindi lesa, senza avere alcuna azione (almeno fino a questo punto delle sperimentazioni) sulle aree sane del miocardio. Il che ridurrebbe la possibilità di effetti collaterali. Va detto che non è certo la prima volta che si ricercano soluzioni efficaci per la cura delle malattie umane partendo dal veleno potenzialmente letale di un animale. Il veleno della vipera, ad esempio, è stato una delle basi dei trattamenti che qualche decennio fa hanno permesso di arrivare alla trombolisi, ovvero lo “scioglimento” del coagulo di sangue che blocca la circolazione in un’arteria coronarica, consentendo di curare meglio l’infarto e l’ictus in urgenza.



www.repubblica.it 2024-01-17 15:09:23

This website uses cookies to improve your experience. We'll assume you're ok with this, but you can opt-out if you wish. Accept Read More