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“L’autonomia differenziata aumenterà le disequità nelle cure”. L’allarme degli oncolo…

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Il disegno di legge sull’autonomia differenziata approvato al Senato segna un punto di non ritorno per il Servizio Sanitario Nazionale. L’allarme arriva dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) che esprime forti preoccupazioni e prospetta uno scenario tutt’altro che roseo: assistenza dei pazienti oncologici ridotta a semplice prestazione, confini alla ricerca scientifica più debole e a diverse velocità, aumento delle disequità territoriali nell’accesso alle cure, progressiva privatizzazione della sanità in alcune Regioni, concorrenza anche tra le strutture pubbliche, a danno sia dei malati che degli operatori sanitari.

Il possibile inasprimento del regionalismo

Nel 2001, con la riforma del Titolo V della Costituzione, sono stati demandati alle Regioni molti poteri nella gestione della sanità, con l’obiettivo di ridurre le differenze territoriali nei risultati di salute e migliorare il livello dell’assistenza. “L’obiettivo, lo dicono molte fonti, non è stato raggiunto – ricorda Francesco Perrone, Presidente Aiom – Al contrario, l’istituzione di 21 diversi sistemi sanitari regionali ha peggiorato le disparità nelle cure. Ora l’autonomia differenziata costituisce, di fatto, un’intensificazione del regionalismo sanitario introdotto nel 2001, che ha già causato troppi danni ai pazienti oncologici. E temiamo che possa peggiorare le diseguaglianze invece che diminuirle”. La lezione arriva proprio dal mondo dell’oncologia: “Se un trattamento contro il cancro non funziona – esemplifica Perrone – è regola della pratica clinica cambiare terapia: insistere, intensificando le dosi, aumenta gli effetti collaterali senza alcun beneficio”.

Le perplessità sui Livelli Essenziali delle Prestazioni

Oltre venti anni fa, ricorda la società scientifica, furono introdotti i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) proprio per definire quali cure garantire a tutti. “I LEA avrebbero dovuto rappresentare un parametro per capire dove investire più risorse, ma sono diventati criteri per giudicare l’efficienza dei servizi sanitari regionali e per stabilire provvedimenti sanzionatori. In questo modo, sono stati trasformati in uno strumento volto a quantificare la distribuzione del Fondo Sanitario Nazionale – spiega il Presidente AIOM -. Le Regioni in difficoltà nel raggiungere i ‘criteri soglia’ definiti dai LEA, invece di essere supportate, sono state danneggiate con l’ulteriore riduzione dei finanziamenti, determinando così un circolo vizioso, perché senza risorse è difficile garantire una buona assistenza”.

Se il sistema dei LEA non ha funzionato, i Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP), che verrebbero introdotti con la legge sull’autonomia differenziata, non possono essere la soluzione del problema secondo l’Aiom: “I LEP costituiscono uno svilimento e un’eccessiva semplificazione dei LEA. Dal concetto di assistenza si passa a quello della singola prestazione. Ma la cura dei pazienti oncologici è a 360 gradi e non si riduce a una somma di prestazioni: alla sola somministrazione dei farmaci o alla possibilità di accedere tempestivamente a un intervento chirurgico. È un insieme complesso di elementi, che concorrono a risultati importanti, come la sopravvivenza e la qualità di vita dei pazienti”, sottolinea il presidente.

I timori per la ricerca scientifica

A preoccupare sono anche le possibili difficoltà per la ricerca scientifica come conseguenza del regionalismo: “Nella ricerca scientifica – continua Perrone – non devono esistere barriere: solo la collaborazione e la coesione senza ostacoli consentono di migliorare la qualità delle cure. Questo è un principio cardine della nostra etica professionale, sia nell’assistenza che nella ricerca”.

Il rischio di competizioni pericolose tra ospedali

La posizione dell’Aiom è chiara: per troppo tempo la gestione del Servizio sanitario a livello centrale ha perso capacità propulsiva e competenze di gestione, che non sono state tempestivamente sostituite. Dall’altro lato, si sono distinte molte figure professionali in alcune Regioni che hanno quindi richiesto maggiore autonomia. Ma, in questo modo si sono acuite le disparità territoriali. “L’autonomia differenziata aumenterebbe il divario già esistente – spiega Perrone – Oggi è già forte la concorrenza fra sistema pubblico e privato, ma, con la realizzazione del regionalismo differenziato, è concreto il rischio che le stesse strutture pubbliche entrino in competizione fra loro e che le Regioni più ricche offrano ai professionisti migliori contratti e remunerazioni più elevate”.

Centralizzazione e reti oncologiche regionali

In Italia, nel 2023, sono stati stimati 395.000 nuovi casi di tumore. Circa il 60% dei pazienti è vivo a 5 anni dalla diagnosi. “Il Servizio Sanitario Nazionale è uno dei migliori al mondo, ma ha bisogno di ‘manutenzione’ e di essere difeso nella sua principale caratteristica, cioè l’universalismo delle cure – afferma il Presidente Aiom -. Il progresso scientifico perde buona parte della sua ‘bellezza’ se non arriva a tutti. Anzi, assume le sembianze sgradevoli delle occasioni sprecate, dei diritti raccontati ma non garantiti. La via da seguire non va verso un regionalismo sanitario ancora più forte, ma nella direzione di un potenziamento del sistema a livello centrale, a cui servono più competenze e risorse. Dall’altro lato, vanno realizzate le Reti oncologiche regionali su tutto il territorio. Come reso noto nel recente rapporto di Agenas, esistono ancora disparità sullo stato di avanzamento e sull’efficienza delle reti regionali e quelle ancora lontane dalla realizzazione degli obiettivi organizzativi vanno supportate, più di quanto non sia stato fatto fino ad ora. Aiom – conclude – è a completa disposizione delle Istituzioni per ridurre le disparità ancora esistenti e continuare a garantire ai pazienti l’universalismo delle cure”.



www.repubblica.it 2024-01-24 14:29:48

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