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Melanoma dopo un tumore al seno, c’è una relazione?

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La scorsa estate aveva scoperto un tumore al seno durante una normale mammografia di screening. E ora, a distanza di appena sei mesi, arriva la diagnosi di melanoma. È quello che è accaduto alla Duchessa di York Sarah Ferguson, 63 anni: secondo quanto riporta il Guardian, il portavoce della duchessa ha fatto sapere che diversi nei sono stati asportati e analizzati durante l’intervento di chirurgia ricostruttiva post-mastectomia, e che uno di questi è risultato essere un melanoma. Può esserci un nesso tra i due tumori?

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La correlazione tra tumore al seno e melanoma (e non solo)

“Ovviamente non possiamo dire nulla sul caso specifico della Duchessa di York, se non che il suo fenotipo, e cioè la cute molto chiara e i capelli rossi, comporta una maggiore predisposizione allo sviluppo dei tumori della pelle. È quindi probabile che non ci sia un nesso tra i due tumori. Ma, parlando in generale, tra carcinoma della mammella e melanoma può esserci una correlazione”, spiega a Salute Laura Cortesi, Responsabile della Struttura Semplice di Genetica Oncologica al Dipartimento di Oncologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.

Già nel 2009, Cortesi e colleghi avevano condotto uno studio nella provincia di Modena per stabilire quale fosse la probabilità di sviluppare un secondo tumore primario, e di che tipo, dopo il cancro al seno. Su un totale di oltre 7.500 pazienti, 499 avevano sviluppato un altro tumore e il melanoma era tra i più frequenti. “Sappiamo che chi si ammala di tumore al seno ha un rischio maggiore della media di sviluppare un altro tumore, in particolare melanoma, all’utero, all’ovaio e all’altro seno – riprende l’esperta – In quello studio, la frequenza di melanoma era risultata doppia rispetto a quella attesa: si tratta di un aumento statisticamente significativo, quindi c’è sicuramente una correlazione”.

I fattori di rischio

Ma quali possono essere i motivi di questa correlazione? “Ci possono essere diversi fattori di rischio comuni: alcuni tumori del seno (quelli definiti luminali, HR+), dell’ovaio dell’utero e il melanoma, per esempio, sono legati all’espressione ormonale – risponde Cortesi -. Partendo dalla genetica, ci sono mutazioni in geni che possono predisporre sia al tumore della mammella sia al melanoma. I geni maggiormente coinvolti sono BRCA2 e CDKN2A, sebbene ce ne siano anche altri. CDKN2A, in particolare, è un gene che aumenta soprattutto la predisposizione al melanoma multiplo ed è poi associato secondariamente anche al cancro del pancreas e della mammella, in maniera minore”.

Il sospetto della componente genetica

Per sospettare la presenza di una mutazione genetica, però, ci sono degli indizi molto precisi che emergono facendo un’indagine approfondita della storia della paziente e della sua famiglia, come la presenza di più casi di tumori, l’insorgenza in giovane età, lo sviluppo di forme di tumore al seno bilaterali (cioè in entrambe le mammelle). Un altro gene, meno conosciuto, è BAP1, che però è correlato soprattutto alle forme di melanoma uveale, più rare.

Non abbassare la guardia

“Tra gli altri fattori che possono spiegare la correlazione – conclude Cortesi – c’è anche un rischio associato ai trattamenti per il carcinoma mammario, sia alla radioterapia (per la zona irradiata) sia alla terapia sistemica”. Queste evidenze non devono allarmare le pazienti, ma renderle solo più consapevoli, così come i medici, dell’importanza di non trascurare i controlli dopo le cure, sia per il tumore al seno, sia per altri tumori, e di non abbassare la guardia sulla prevenzione. Nel caso del melanoma e di altri tumori della pelle, per esempio, lo screening effettuato dal dermatologo permette di scoprire facilmente una lesione sospetta.



www.repubblica.it 2024-01-26 11:03:47

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