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Anziani, così possiamo aumentare le coperture vaccinali

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Una lettera a casa, una telefonata, magari un sms o un messaggio su whatsapp, o ancora l’invito ad aprire il proprio fascicolo sanitario. Potrà avere diverse forme: l’importante è che la chiamata attiva arrivi e che l’invito a non mancare l’appuntamento con le vaccinazioni raccomandate sia personalizzato, chiaro e semplice. Ma anche che i luoghi dove ricevere i vaccini siano facili da raggiungere. Sono questi i capisaldi di un nuovo modello di chiamata attiva rivolto alle regioni per migliorare le coperture per i vaccini raccomandati negli over 65, quelli che ancora faticano a raggiungere le coperture vaccinali desiderate. Regioni che potranno scegliere la formula più congeniale. Ad elaborarlo è stata HappyAgeing – Alleanza Italiana per l’Invecchiamento Attivo, che ha realizzato un position paper prendendo spunto da buone pratiche già sperimentate con successo.

Piano vaccinale: dobbiamo renderlo attuativo

La premessa infatti, ha spiegato Michele Conversano, Presidente del Comitato Tecnico Scientifico di HappyAgeing, non è che manchino le indicazioni: il problema, piuttosto, è rendere attuativo il nuovo piano vaccinale, approvato con fatica alla fine della scorsa estate. Il piano 2023-2025, infatti, almeno scientificamente è stato accolto con entusiasmo dagli addetti ai lavori. Apprezzabile è stata la scelta di un calendario separato dal piano, così come l’obiettivo di potenziare l’offerta vaccinale, aumentando sia i punti per la somministrazione dei vaccini sia le attività di promozione. Il problema, come spesso accade, è passare dalla teoria alla pratica, e trovare il modo di agire sulla parte più dolente delle coperture vaccinali, quelle negli anziani, troppo lontane dagli obiettivi.

“Se siamo abbastanza bravi per quel che riguarda le vaccinazioni nei bambini, lo siamo meno, molto meno, per fragili e anziani”, ha ricordato Conversano. Qui le coperture per i vaccini raccomandati – parliamo soprattutto di vaccinazioni contro lo pneumococco e l’herpes zoster, ma dovremmo aggiungere ormai anche Covid – sono lontane dagli obiettivi raccomandati, dice Alessandro Rossi, Presidente Nazionale SIMG. Eppure, hanno ricordato gli esperti, abbiamo già strumenti che potrebbero aiutarci ad affrontare il problema: la chiamata attiva da un lato (prevista nei Lea e nello stesso piano vaccinale, ma ancora poco applicata) e gli strumenti digitali dall’altro: dal fascicolo sanitario alle app con cui i medici di medicina generale sono sempre più in contatto con gli assistiti. Combinando questi due strumenti – prendendo spunto anche dall’esperienza del Covid – è possibile così immaginare un nuovo modello di chiamata attiva. Ed è quanto fatto dagli esperti riuniti da HappyAgeing.

Chiamata attiva: i modelli di successo

Gli esempi serviti come ispirazione arrivano da Calabria, Emilia Romagna, Veneto e Friuli Venezia Giulia, dove i diversi modelli di chiamata attiva hanno mostrato di poter funzionare, aumentando l’adesione ai vaccini raccomandati, in alcuni casi arrivando a sfiorare coperture del 60% per i vaccini contro lo pneumococco. Ma le esperienze hanno mostrato anche che, per funzionare, devono essere presenti e facilmente raggiungibili i servizi e i centri vaccinali – magari con gli stessi medici di medicina generale come erogatori. Anche i sistemi digitali integrati, così come attività di comunicazione e passaparola, contribuiscono ad aumentare le coperture. Questo al netto di alcune difficoltà che ancora esistono, come i limiti della privacy che impediscono la chiamata attiva a soggetti fragili per patologia, e per le cui vaccinazioni ci si affida all’invio da parte degli specialisti, hanno ricordato gli specialisti durante il convegno.

Chiamata attiva: chi e come fare

“Ogni territorio è diverso, e pertanto non può esistere un modello di chiamata attiva universale che funzioni per ogni regione – ha spiegato Carmela Russo, Dirigente Medico, Dipartimento di Prevenzione, ASL Taranto illustrando il position paper – pertanto quello che proponiamo è un modello flessibile, adattabile a seconda delle proprie esigenze”. Il sistema proposto mostra chi dovrebbe essere il principale interlocutore per le vaccinazioni nell’anziano, come effettuare la chiamata attiva, quando e dove eseguire le vaccinazioni.

Il Medico di medicina generale appare come la figura più adeguata per individuare la popolazione da vaccinare, in collaborazione con i dipartimenti di prevenzione e i distretti sociosanitari. Sul come effettuare la chiamata attiva, la proposta è di andare oltre alle classiche lettere e chiamate agli utenti, immaginando di sfruttare (dove attivo) anche il fascicolo sanitario elettronico. Ma largo anche a email, sms, whatsapp con inviti che rimandino a informazioni sulle vaccinazioni. “E’ importante personalizzare la chiamata attiva, con contenuti chiari e semplici e che indichino già il giorno e il luogo della vaccinazione, così come un sistema per disdire l’appuntamento e un recall un paio di giorni prima”, ha sottolineato Russo.

Dove e quando vaccinare

Importante superare anche il concetto di stagionalità delle vaccinazioni, ovvero promuovere i vaccini solo in concomitanza con quello anti-influenzale: “La chiamata attiva va fatta sempre, con una programmazione per coorti di nascita, al compimento dei 65 anni idealmente presso lo studio dei medici di medicina generale, o ambulatori vaccinali – ha proseguito Russo – Ma è anche importante trovare nuovi luoghi per vaccinare in maniera capillare, magari con la collaborazione delle farmacie”. Che sono essenziali, chiude Russo: “La comunicazione deve coinvolgere tutti gli attori: non solo i medici, le farmacie o le società scientifiche, ma è necessario coinvolgere anche i sindacati dei pensionati e le associazioni di pazienti”.



www.repubblica.it 2024-01-26 10:07:09

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