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Ovaio policistico, c’è un nesso con problemi di memoria e di ragionamento?

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La sindrome dell’ovaio policistico è un disturbo che colpisce circa il 5-10% delle donne in età fertile. È causata da uno scompenso ormonale che causa alterazioni nell’ovulazione, sintomi come irsutismo, acne e infertilità, e anche complicazioni metaboliche che sono state collegate a patologie come diabete, obesità e problemi cardiovascolari. Ora un nuovo studio pubblicato dai ricercatori dell’Università della California di San Francisco su Neurology ha analizzato la possibilità che la sindrome dell’ovaio policistico rappresenti anche un fattore di rischio sul piano della salute cognitiva, portando effettivamente alla luce un possibile legame tra il disturbo, problemi di memoria e difficoltà di ragionamento nella mezza età.

Lo studio

La ricerca ha coinvolto 907 donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che i ricercatori hanno seguito per un periodo di 30 anni. Al termine di questo periodo, 66 partecipanti avevano sviluppato la sindrome dell’ovaio policistico e, insieme alle altre, sono state sottoposte a una serie di test per misurare le capacità di memoria, la produzione verbale, la velocità di elaborazione delle informazione e l’attenzione.

Per fare un esempio, nel test per misurare l’attenzione alle donne è stato chiesto di osservare una lista di parole scritte in colori differenti, e di pronunciare il nome del colore in cui queste erano scritte, invece di leggere la parola. Se la parola “blu” era scritta in rosso, quindi, la risposta corretta sarebbe stata “rosso”. In questo test, le partecipanti affette da sindrome dell’ovaio policistico hanno ottenuto in media un punteggio inferiore dell’11% rispetto alle partecipanti sane. Più in generale, tenendo conto di tutti gli ambiti analizzati, le partecipanti affette dalla sindrome hanno ottenuto punteggi peggiori in ben tre test su cinque: memoria, attenzione e capacità verbali.

Uno sguardo al cervello

Alcune delle partecipanti sono state inoltre sottoposte a scansioni cerebrali, effettuate al 25esimo e al 30esimo anno dall’inizio dello studio. 25 di loro erano tra quelle che avevano sviluppato la sindrome dell’ovaio policistico, e così i ricercatori hanno potuto confrontare la morfologia e l’attività della loro sostanza bianca (il fascio di fibre nervose che connette l’encefalo al midollo spinale), e confrontarla con quella delle partecipanti che non soffrivano del disturbo. Le analisi hanno rivelato una minore integrità della sostanza bianca, caratteristica che i ricercatori hanno interpretato come un indizio di un invecchiamento precoce del sistema nervoso.

“Serviranno ulteriori ricerche per confermare questi risultati, determinare in che modo i cambiamenti osservati occorrano e per sperimentare come ridurre le chance di sviluppare questi problemi di memoria e di ragionamento”, spiega Heather Huddleston, ricercatrice dell’Università della California di San Francisco che ha partecipato allo studio. “Apportare cambiamenti alle proprie abitudini, dedicando più tempo all’esercizio cardiovascolare o a promuovere la propria salute mentale, potrebbero ad esempio aiutare a migliorare l’invecchiamento cerebrale in questa popolazione di pazienti”.



www.repubblica.it 2024-02-01 07:23:04

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